Di nuovo visitabile la città archeologica
nei sotterranei della cattedrale

Domenica 11 Gennaio 2015 di Filippo Lovato
L'area archeologica sotto la cattedrale: tracce antiche
VICENZA - Di «testimonianza delle prime radici della fede cristiana» parla il vescovo Beniamino Pizziol. Gli fanno eco il sindaco Achille Variati e Silvano Spiller, vicepresidente della Fondazione Cariverona. «Un sito archeologico di importanza nazionale», per Vincenzo Tiné, soprintendente per i beni archeologici del Veneto.



Si tratta dei sotterranei della cattedrale, l'area archeologica sotto il pavimento del duomo di cui è stato completato il restauro. Sono stati riaperti al pubblico dal 7 gennaio, esito di un lungo lavoro iniziato nel '46. I bombardamenti anglo-americani avevano distrutto il pavimento della cattedrale, evidenziando l'area archeologica. I lavori di restauro della chiesa procedettero di pari passo con gli studi sul sito archeologico. Studi condotti non sempre con la cura che le moderne indagini stratigrafiche impongono (nei primi anni Settanta a scavare vennero anche gli studenti del Fusinieri).



Dagli anni Ottanta il sito venne chiuso in stato di degrado: «Era una foresta di muffe, muschi e licheni», ricorda Marisa Rigoni, ispettrice della soprintendenza cui si deve la ripresa e il felice esito dei lavori. L'umidità derivava dal riscaldamento a pavimento del duomo. Nel 2001 la dottoressa Rigoni e l'architetto Loretta Zega presentano un progetto di risanamento, restauro e valorizzazione del sito. I primi finanziamenti pubblici deriveranno dagli incassi del gioco del lotto. Al resto provvederà la Fondazione Cariverona. Poi c'è l'intervento fondamentale di monsignor Pietro Nonis, allora vescovo di Vicenza, che fa rinnovare l'impianto di riscaldamento, si priva dell'utilizzo della cattedrale per circa un anno e consente così che le indagini e i lavori approdino a buon fine.Dopo dodici anni di fatiche il sito è visitabile.



Cosa si può vedere nei 750 metri quadri dell'area? Procedendo a ritroso: resti della chiesa gotica della fine del tredicesimo secolo, di quella romanica dell'inizio del dodicesimo, della chiesa longobardo carolingia dell'ottavo e nono secolo che ha inglobato l'area cimiteriale prospiciente la chiesa paleocristiana del quinto secolo (di cui facevano parte i mosaici), a sua volta un ampliamento di quella del quarto. Si ritrovano anche tracce dell'antica domus ecclesiae: due stanze di una casa trasformate in un unico ambiente adibito al culto cristiano clandestino, prima dell'editto di Costantino del 313 d.C. E si vedono anche i resti di una grande casa romana (tra I a.C. e I d.C.) che insistono sulle vestigia della Vicenza paleoveneta, queste invisibili. Oltre duemila anni di storia. Quando si parla di radici.
Ultimo aggiornamento: 20:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA