Si viaggia lontano non tanto evadere dalla vita ma perché la vita non deve sfuggire.
Una corrispondenza fittissima, durata parecchio tempo, corredata da lettere capaci di penetrare le vibrazioni dell'anima. Quel viaggio avrebbero dovuto farlo assieme ma il regista, per una serie di ragioni, è stato trattenuto a Venezia, nella sua casa sulla Laguna, dove viveva ugualmente l'esperienza tibetana di Marcus che nel frattempo si trovava all'altro capo del mondo.
E' il sentiero di una amicizia segnata da un viaggio mancato sull'Himalaya, quasi alla ricerca di Shambala, la mitica e misteriosa città tibetana dove si dice che vi regnino solo pace, quiete e felicità. Il film è al centro di un gioco di specchi tra chi è restato e chi è partito, filtrato da occhi diversi su orizzonti comuni.
Andrea De Fusco ha spiegato di avere montato materiali girati da “qualcun altro”, restando a distanza per riflettere meglio sulle trasformazioni che opera la vita. «E' come se avessi viaggiato per procura» ha detto, aggiungendo poi che le emozioni provate davanti ai panorami del Tibet, le nevi immacolate, le vette inaccessibili, il fruscio del vento tra le bandiere, l'eleganza dei templi buddisti erano una sorta di viaggio nella memoria altrui. «Filmare è come ricordare, si selezionano solo le parti migliori».
Regista, fotografo e artista visivo, Andrea De Fusco è nato a Roma. Nel 2017 ha presentato al RIFF Awards 2017 “In Aquis Fundata”, un documentario ambientato a Venezia, città dove è cresciuto e dove vive. Ha lavorato quasi due anni a fianco di Andrej Konchalowski alla realizzaione di «Il Peccato, il furore di Michelangelo», film italo-russo su Michelangelo Buonarroti.
La proiezione avverrà da SCENA, nella retrospettiva Fuorinorma di Adriano Aprà, venerdi 9 dicembre, ore 17 (Via degli Orti d'Alibert, 1)