Vaticano, documenti top secret sollevano dubbi sulla porpora del neo cardinale di Como, diede protezione a un prete pedofilo

Lunedì 5 Settembre 2022 di Franca Giansoldati
Vaticano, documenti top secret sollevano dubbi sulla porpora del neo cardinale di Como, diede protezione a un prete pedofilo

Città del Vaticano – Sul web sta girando un imbarazzante documento top secret, fatto uscire dalla Congregazione della Fede, in cui emerge la tendenza di alcuni vescovi a dare copertura ai preti pedofili e cercare di proteggerli per evitare loro la pena massima canonica, la riduzione dallo stato clericale. A rendere ancora più scottante la faccenda è che questi fogli pubblicati interamente su un sito para-vaticano (www.silerenonpossum.it) hanno come protagonista il vescovo di Como, Oscar Cantoni che Papa Francesco ha appena elevato al rango di cardinale all'ultimo concistoro.

Mentre in Belgio il vescovo salesiano Van Looy, inserito in un primo momento nella lista dei futuri cardinali, ha dovuto rinunciare alla porpora perchè si è scoperto che in passato aveva insabbiato casi di abusi, per il vescovo di Como la cerimonia di cardinalizia è filata via liscia come l'olio, nonostante la documentazione giacente negli archivi off-limit della Congregazione della Fede.

Alcuni anni prima il tribunale interno si era dovuto occupare del caso scabroso di un prete lombardo, Mauro Inzoli condannato nel 2016 dal tribunale civile di Cremona a 4 anni e 9 mesi per violenze commesse su cinque ragazzini (il più piccolo aveva 12 anni e il più grande 16). Sentenza poi confermata anche in Cassazione. In Vaticano, si aprì parallelo il processo canonico, e il vescovo Cantoni veniva interpellato perchè si trattava di uno dei preti della sua diocesi e di cui era il diretto responsabile. Nell'istruttoria vaticana furono raccolte denunce per 11 minori maschi e due ragazzine. 

Inzoli davanti al tribunale vaticano ha ammesso i delitti ma Cantoni pochi mesi dopo firmava un decreto che pur condannando Inzoli, si limitava ad una pena di soli 5 anni, invocando presso i suoi fedeli uno spirito ecclesiale per «accompagnare maternamente i suoi figli anche quando sbagliano, piuttosto che far prevalere giudizi di condanna». Di dimissioni dallo stato clericale nemmeno l'ombra.  

Una posizione che la Congregazione della Fede ritenne insufficente tanto da chiedere al vescovo di riformulare il decreto inserendo la dimissione dallo stato clericale. Cosa che Cantoni fece ma don Mauro Inzoli fece appello anche se il tribunale interno del riesame (alla Congregazione) rigettò la richiesta a larghissima maggioranza. A questo punto, dietro le quinte, don Inzoli e Cantoni andarono a perorare la causa direttamente a Papa Francesco che avocò a sé l'incartamento stabilendo che quel prete «in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo» aveva solo l'obbligo di seguire «una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza» escludendo però la pena più grave. Don Inzoli sarebbe rimasto prete.

Così nel giugno 2014 il Papa dava mandato alla Congregazione per la Dottrina della Fede di emettere un decreto con il quale di fatto “salvava” don Inzoli e gli imponeva solo pene temporali. Purtroppo questa decisione in futuro si rivelò un disastro perchè produsse altro male. A causa del provvedimento concesso da Papa Francesco Inzoli potè continuare ad abusare di alcuni minori, come successivamente arrivò alla Congregazione della Fede.

E' sarà solo a questo punto che Papa Francesco è costretto ad intervenire nuovamente per dimettere finalmente dallo stato clericale don Inzoli. La sequenza dei fatti, certificata all'interno di un dossier di documenti alto così, non ha impedito al pontefice a dare la berretta cardinalizia a Oscar Cantoni, un vescovo intevenuto per proteggere inizialmente un abusatore assai chiacchierato, chiamato anche 'don Mercedes' per la passione per le auto di lusso e per anni direttore del Banco Alimentare. 

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