Il Papa realizza mastodontica rete con i santuari del mondo, primo rosario globale per trovare il vaccino

Mercoledì 27 Maggio 2020 di Franca Giansoldati
Il Papa realizza mastodontica rete con i santuari del mondo, primo rosario globale per trovare il vaccino

Città del Vaticano - Il più piccolino si chiama Jacopo, ha meno di due mesi, ha aperto gli occhi a Roma in pieno lockdown quando il conteggio dei morti aumentava di giorno in giorno e gli ospedali del Nord si saturavano di malati di coronavirus. Jacopo è il simbolo della rinascita ed è stato scelto proprio per rappresentare la vita che va avanti e si dimostra più forte di tutto, anche del dolore, della paura, della malattia, del lutto. Papa Francesco ha voluto Jacopo accanto a sé proprio per questo. Sarà una specie di mascotte per il primo collegamento tra tutti i santuari del mondo, una mastodontica operazione mai testata prima che permetterà di coprire in tutto il globo, nello stesso istante, la recita del rosario tradizionale di fine maggio, il mese della Madonna. Simbolismo e speranza.

Si pregherà tutti nello stesso momento, al di là dei fusi orari: in Vaticano come in Nigeria, in Australia come a Lourdes, a San Giovanni Rotondo come in Corea. Tutti a pregare perché arrivi presto un vaccino, perché gli scienziati possano essere guidati e ispirati fino ad individuare l'antidoto al Covid-19 e fare riprendere a tutti la vita precedente. Guadalupe, in Messico (visitato ogni anni da 20 milioni di persone al giorno e oggi desolatamente vuoto, animato solo grazie alle messe dei sacerdoti ma sempre senza pubblico), Loreto, Fatima, San Giovanni Rotondo, Lourdes, Elele in Nigeria, Pompei, Lujan in Argentina, Notre Dame in Costa d'Avorio, il Divino Amore, l'Irlanda, la Spagna, Nazareth, Malta, la Colombia, l'Australia, la Nuova Zelanda.

Tutto è allegorico, tanto per cominciare la corona del rosario che richiama il virus corona. «Certo, si prega anche per il vaccino, del resto nei santuari si va a chiedere la grazia per la guarigione da una malattia. E, dunque, perchè non farlo per una pandemia terribile come questa?» spiega monsignor Rino Fisichella che dietro impulso del Papa ha messo in piedi questa enorme rete. «Sarà un momento collettivo per essere vicino a chi ha avuto lutti e non ha mai potuto dire una parola, stringere la mano, essere accanto a chi se ne andava. Si pregherà per la speranza e per la guarigione».

Il Papa il 30 maggio alle 17,30 salirà in processione fino a trovarsi davanti alla Grotta di Lourdes, nei Giardini Vaticani, con il piccolo Jacopo e una ventina di persone scelte simbolicamente per ciò che rappresentano con il loro lavoro quotidiano. Ci sarà un medico, un funzionario della Protezione Civile, una giornalista (a rappresentare la categoria sarà Vania De Luca), una infermiera, un paziente guarito dopo un complicato decorso, una farmacista, tra le categorie più contagiate perchè presidio di primo soccorso. E ancora, un cappellano ospedaliero, un volontario. Ognuno testimone dello sforzo fatto in questi tre mesi che hanno segnato il mondo e stravolto la vita della gente.

Anche quella della Chiesa è stata alterata. Per tutto il 2020 Francesco dovrà rinunciare agli incontri con la folla, alle catechesi piene di giovani e bambini, ai viaggi internazionali, alle udienze gremite, alle visite in parrocchia. Il primo appuntamento all'esterno che ha dovuto fare slittare - a data da destinarsi - era a Malta, doveva essere per la fine del mese. Domenica scorsa, invece, avrebbe dovuto essere ad Acerra, la diocesi campana che ospita una delle zone più inquinate d'Italia, la Terra dei Fuochi dove i tassi di leucemia continuano a essere preoccupanti per i veleni che sono stati sversati nei terreni dalla camorra e per i roghi dei rifiuti tossici. «Ci andrò ma non so quando» ha fatto sapere il pontefice.


















 

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