Il Papa: «Troppi poveri: basta ritardi nella consegna dei vaccini, vanno condivisi»

Domenica 4 Aprile 2021 di Franca Giansoldati
Il Papa: «Troppi poveri: basta ritardi nella consegna dei vaccini, vanno condivisi»

Città del Vaticano – La voce di Francesco sembra quasi sofferente. «L’annuncio di Pasqua non mostra un miraggio, non rivela una formula magica, non indica una via di fuga di fronte alla difficile situazione che stiamo attraversando». Per la seconda Pasqua consecutiva il rito più importante dell'anno resta lo specchio del disagio diffuso, stratificato, multiforme dell'umanità. Nel messaggio Urbi et Orbi, rivolto al mondo, viene offerta in sintesi la potenza della speranza cristiana alla quale affidarsi per ricostruire. Sono parole non scontate, meditate e scelte con cura. Per prima cosa il Papa pensa alla prospettiva di uscire al più presto da questo pantano e così lancia un appello drammatico ai paesi detentori dei brevetti per i vaccini – da Pfizer a Moderna, da Johson e Johnson ad Astra Zeneca a Sputnik – nessuno escluso. «Nello spirito di un “internazionalismo dei vaccini”, esorto pertanto l’intera Comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri». Tra le righe di questa frase è condensata la struttura della sua ultima enciclica Fratelli Tutti in cui si affronta il grande tema del superamento delle divisioni nazionali.

Da soli non ci si salva. «I vaccini sono uno strumento essenziale contro questa lotta». A suo parere è un «autentico scandalo» vedere che aumentano gli arsenali militari proprio in questo momento.

 

Il pensiero poi va a chi ha perso il lavoro o sta attraversando gravi difficoltà economiche e si trova privo di adeguate tutele sociali. Un destino sommerso, stratificato e potenzialmente esplosivo.

«Servono aiuti per i disoccupati, gli artigiani e gli imprenditori rimasti impigliati nelle conseguenze della pandemia» : le famiglie del ceto medio che fino a un anno fa riuscivano a fare quadrare i conti ma che ora sono costrette con grande dignità bussare alla Caritas per avere il pacco di sussistenza, il pagamento delle bollette o, ancora, dei buoni per comprare i tablet ai figli e consentire loro di seguire la didattica a distanza. E' il dramma nascosto di ogni giorno di milioni di famiglie.

«Il Crocifisso Risorto è conforto per quanti hanno perso il lavoro o attraversano gravi difficoltà economiche e sono privi di adeguate tutele sociali. Il Signore ispiri l’agire delle autorità pubbliche perché a tutti, specialmente alle famiglie più bisognose, siano offerti gli aiuti necessari a un adeguato sostentamento. La pandemia ha purtroppo aumentato drammaticamente il numero dei poveri e la disperazione di migliaia di persone» scandisce Papa Francesco. 

Il messaggio viene letto lentamente, spesso il Papa si sofferma sulle parole. Il volto di Francesco stamattina appare più stanco del solito. Probabilmente incide anche la sciatica di cui soffre che lo porta a zoppicare vistosamente. Dopo la messa in basilica celebrata con una quarantina tra vescovi e cardinali e un centinaio di fedeli all'altare della Cattedra, il suo programma pasquale prevedeva il messaggio al mondo che anche quest'anno non è stato letto dalla Loggia delle Bededizioni. Tutt'attorno a San Pietro non ci sono più pellegrini, né la folla delle grandi occasioni, i negozi e i ristoranti serrati alcuni dei quali – nei pressi di Borgo Pio – esibiscono cartelli che comunicano la chiusura definitiva. 

«La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo – ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari» aggiunge il Papa.

La seconda parte del messaggio di Pasqua è dedicata ad una panoramica internazionale segnata da conflitti più o meno striscianti, tra cui quello in Nagorno Karabakh dove, nonostante la guerra sia stata da poco vinta dagli Azeri, continuano le tensioni con l'Armenia, per la distruzione sistematica del patrimonio culturale e artistico cristiano. Il Papa si associa così alla richiesta internazionale per la liberazione dei soldati armeni che sono ancora nelle mani dell'Azerbajan. «Conceda a quanti sono prigionieri nei conflitti, specialmente nell’Ucraina orientale e nel Nagorno-Karabakh, di ritornare sani e salvi alle proprie famiglie, e ispiri i governanti di tutto il mondo a frenare la corsa a nuovi armamenti».

Francesco non dimentica nemmeno il dramma di Haiti («vi sono vicino»), del Libano, dello Yemen, il conflitto endemico e irrisolto tra israeliani e palestinesi, il caos della Libia, la ricostruzione difficile in Iraq. Poi cita il Saehl, la Nigeria, la Siria e il colpo di stato in Myanmar («Sono vicino ai giovani di tutto il mondo e, in quest’ora, specialmente a quelli del Myanmar, che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore»).

Infine il Papa torna a chiedere ai giovani – proprio come ha fatto con la Via Crucis affidata ai bambini - di non abbandonare la speranza in questo anno durissimo. «Tanti sono stati costretti a trascorrere lunghi periodi senza frequentare la scuola o l’università e condividere il tempo con gli amici. Tutti abbiamo bisogno di vivere relazioni umane reali e non solamente virtuali, specialmente nell’età in cui si forma il carattere e la personalità». 

Per ultimo si sofferma sulle ondate migratorie sempre più incalzanti ovunque e in attesa di una presa di coscienza maggiore. Infine le persecuzioni contro i cristiani. «Cari fratelli e sorelle, anche quest’anno, in diversi luoghi, molti cristiani hanno celebrato la Pasqua con forti limitazioni e, talvolta, senza nemmeno poter accedere alle celebrazioni liturgiche. Preghiamo che tali limitazioni, come ogni limitazione alla libertà di culto e di religione nel mondo, possano essere rimosse e a ciascuno sia consentito di pregare e lodare Dio liberamente». 

Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 08:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA