Il cardinale Bassetti incoraggia i cattolici a fare la terza dose: «Serve un surplus di responsabilità»

Martedì 23 Novembre 2021 di Franca Giansoldati
Il cardinale Bassetti incoraggia i cattolici a fare la terza dose: «Serve un surplus di responsabilità»

Città del Vaticano – «Serve un surpus di responsabilità». I vescovi riuniti all'Ergife hanno diffuso un messaggio ai cattolici italiani a favore della terza vaccinazione anche se - esplicitamente - il termine “vaccinazione” non è mai stato inserito nella relazione del cardinale presidente, Gualtiero Bassetti, probabilmente per non sollevare ulteriori polemiche all'interno della Chiesa dove resistono sacche di no-vax irriducibili.

Il passaggio chiave del discorso letto stamattina davanti all'episcopato riunito per la sessione autunnale è comunque molto chiaro.

«Penso poi – e in modo particolare in queste giornate – alle difficoltà causate ancora dalla pandemia. Le notizie che giungono dai Paesi vicini sono tutt’altro che confortanti. Di fronte all’aumento dei contagi, che registriamo anche in Italia, serve un surplus di responsabilità da parte di tutti: proprio adesso è necessario fare quello sforzo ulteriore che ci aiuterà a superare il secondo inverno difficile nel nostro Paese e in tutto il mondo. La divisione in fronti contrapposti indebolisce sia la tenuta della società sia il cordone sanitario che ci ha permesso di salvaguardare i più fragili e di contenere significativamente il numero delle vittime».

Bassetti ha chiesto di non restare indifferenti davanti alla situazione dei bambini che potrebbero essere costretti di nuovo alla DAD, oppure alle persone anziane di nuovo isolate nelle strutture di ricovero. «Guardiamo ai più piccoli che non possono godere della socialità a scuola o della libertà nel gioco comunitario; pensiamo agli anziani, spesso costretti a un maggiore isolamento e alla piaga della solitudine; siamo vicini a chi provvede con fatica al sostentamento della propria famiglia. Sono le stesse preoccupazioni espresse più volte dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, cui va la nostra gratitudine per il servizio reso al Paese in questi sette anni». 

Nel discorso di apertura il cardinale ha toccato, ma di sfuggita, anche il grande tema degli abusi sessuali sui minori. Un tema tabù (in Italia) affrontato anche dal Papa - ieri -  durante il colloquio a porte chiuse all'Ergife, durato oltre un'ora, dopo la relazione del vescovo Lorenzo Ghizzoni sui passi finora fatti dalla Cei per contrastare il fenomeno della pedofilia nel nostro paese. Bassetti, anche su questo argomento, non ha mai usato l'aggettivo 'sessuale' per definire la natura degli abusi e delle violenze a volte riscontrate all'ombra delle parrocchie e degli oratori.

«Tra i più fragili, penso infine alle persone che sono state vittime di abusi fisici e psicologici, anche nei nostri ambienti. Sono persone segnate da ferite che richiedono molto tempo e fatica per guarire. La Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, istituita dal Consiglio Episcopale Permanente, che abbiamo celebrato pochi giorni fa, è un ulteriore segno concreto dell’attenzione e della vicinanza della nostra Chiesa: noi siamo accanto ai più deboli!»

Infine non poteva mancare un cenno relativo al cammino sinodale intrapreso dopo l'apertura del sinodo dei sinodi voluto da Papa Francesco in tutto il mondo per avviare le riforme. «Sappiamo bene che il Cammino sinodale che abbiamo intrapreso nelle nostre diocesi è plasmato dall’ascolto. Quante volte abbiamo ascoltato le persone che ci hanno raggiunto e quante volte siamo stati ascoltati da persone a cui avevamo qualcosa da dire! Questa è una dinamica antropologica basilare: senza ascolto non c’è vita. Ed è anche una dinamica ecclesiale fondamentale, come ci ha ricordato Papa Francesco, quando ha detto che dobbiamo invocare dallo Spirito Santo il «dono dell’ascolto».

Il pontefice anche ieri si è raccomandato con i vescovi di allargare lo sguardo alle periferie esistenziali. Non si tratta tanto di un gesto strategico, ha fatto capire, ma di un nuovo modo di agire, meno ingabbiato dalla rigidità della dottrina.

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