Ucraina, il dilemma morale della Chiesa che si spacca se è giusto armare gli ucraini per la resistenza

Giovedì 24 Marzo 2022 di Franca Giansoldati
Ucraina, il dilemma morale della Chiesa che si spacca se è giusto armare gli ucraini per la resistenza

Città del Vaticano – Assodato che per la Chiesa non esiste più nessuna guerra “giusta” la domanda di carattere morale che si affaccia sempre più forte tra i fedeli è se sia lecito o meno difendersi da un aggressore, proprio come stanno facendo ora gli ucraini e, inoltre, se sia moralmente etico aiutarli a resistere fornendo loro delle armi.

Proprio stamattina Papa Francesco ha tuonato affermando che è una pazzia l'aumento della spesa per le armi al 2%: «mi sono vergnognato» ha detto.

Un grande teologo morale, monsignor Mauro Cozzoli, da molti anni docente al Laterano ha però analizzato nel dettaglio la posizione del Magistero e partendo dalla Gaudium et Spes, documento pilastro del Concilio approdando al Catechismo e alla enciclica Fratelli Tutti non ha dubbi: «Una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento nel caso di un'aggressione non si può negare ai governi il diritto di una legittima difesa. E, di conseguenza, la responsabilità' di tale legittima difesa puo' indurre anche altre nazioni a sostenere e aiutare la resistenza del popolo aggredito». Tradotto significa che si può considerare moralmente giusto che gli stati, compreso l'Italia, gli Usa o la Nato, possano inviare strumenti di difesa a Kiev. 

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L'argomento che è a dir poco scottante l'altro giorno è stato affrontato anche dal cardinale Parolin: «il diritto a difendere la propria vita, il proprio popolo e il proprio paese comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi»; e pure il cardinale Gianfranco Ravasi che ha preso a prestito le riflessioni del grande teologo tedesco Boenhofer (teologo luterano, strenuo oppositore del nazismo e morto nel 1945) ha ben pochi dubbi in merito: «se un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso come pastore contentarmi di seppellire i morti, cantare in gregoriano e consolare i parenti. Io devo afferrare il conducente al suo volante e bloccarlo».

Naturalmente il dilemma morale sull'uso delle armi in caso di aggressione e legittima difesa ha aperto un acceso dibattito nella Chiesa, dove il fronte dei pacifisti e dei non violenti a oltranza si ancora ad alcuni passi evangelici chiave, per esempio il Vangelo («Allora Gesù disse, rimetti la tua spada al suo posto perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno», oppure: «Avete inteso che fu detto: occhio per occhio e dente per dente. Io invece vi dico di non resistere al male, anzi, se uno ti colpisce alla guancia destra, volgigli anche la sinistra»).

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In questi giorni Papa Francesco ha denunciato (e anche stamattina) lo scandalo dell'aumento delle spese delle armi con parole durissime: «una scelta che riporta tutto e tutti indietro. Certe scelte, ha detto, non sono neutrali, destinar gran parte della spesa alle armi vuol dire toglierla ad altro. Quanto si spende per le armi è terribile. Continuare a spendere in armi sporca l'anima. Sporca il cuore, sporca l'umanità. A che serve impegnarci tutti insieme solennemente a livello internazionale nelle campagne contro la povertà, la fame, il degrado e poi ricadiamo nel vecchio vizio della guerra della vecchia strategia della potenza degli armamenti che riporta tutto e tutti all'indietro?»

 Tuttavia durante il colloquio avuto con il presidente ucraino Zelensky, Papa Francesco, secondo quanto riportato dallo stesso Zelensky, avrebbe detto di comprendere che gli ucraini si devono difendere, «i militari difendono, le persone civili difendono la propria patria, ognuno la difende.»

In queste ore sale l'attesa per quello che dirà il Papa domani a San Pietro alla consacrazione del Cuore Immacolato di Maria e sono in molti ad aspettarsi parole di chiarezza.

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Ultimo aggiornamento: 15:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA