Sinodo dei Sinodi, domani il debutto: sul tappeto ruolo donne e gay ma il Papa avverte. non sarà un parlamento

Sabato 9 Ottobre 2021 di Franca Giansoldati
Sinodo dei Sinodi, domani il debutto: sul tappeto ruolo donne e gay ma il Papa avverte. non sarà un parlamento

Città del Vaticano – Non sarà un evento di facciata segnato da immobilismo il Sinodo dei Sinodi che il Papa aprirà domani per cambiare la Chiesa e aggiornarla su varie questioni che da tempo affiorano prepotenti in tante parti del mondo, dal ruolo delle donne, al tema della morale, dall'inclusione delle persone Lgbt, al rapporto con il potere centrale e la rappresentatività tra fedeli e pastori. Papa Francesco stamattina ha rivolto ai partecipanti e ai delegati che da domani inizieranno i lavori, dopo una messa solenne a San Pietro, una serie di raccomandazioni.

Tanto per cominciare ha chiesto di mettere al bando i formalismi, ascoltare lo spirito per evitare che la Chiesa diventi un «museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire».

Ha ricordato che i sinodi non sono un parlamento ma che i preti non sono i padroni della baracca. «Delle volte c'è qualche elitismo nell'ordine presbiterale che lo fa staccare dai laici e il prete diventa alla fine il padrone della baracca». Così papa Francesco aprendo con una mattinata di riflessione il «sinodo pluriennale dei vescovi sulla sinodalità». 

Il cardinale Mario Grech, segretario del sinodo dei vescovi, ha proposto di sottoporre al voto dei fedeli di tutto il mondo il documento finale che emergerà, nel 2023. Una consultazione che, partendo dal basso, coinvolgerà le diocesi di tutto il mondo (avvio della discussione fissata il fine settimana prossimo, domenica 17 ottobre), sfocerà in una prima sintesi di lavoro (l'instrumentum laboris pubblicato entro il settembre 2022) e poi, dopo ulteriori consultazioni che vedranno coinvolte dapprima le conferenze episcopali nazionali e poi inediti raccordi continentali, in un secondo "instrumentum laboris" (giugno 2023) che sarà la base di discussione dell'assemblea che verrà finalmente celebrata a Roma appunto nell'ottobre del 2023. Se solitamente un sinodo si conclude consegnando il documento finale al Pontefice regnante, che sovranamente può farne ciò che vuole. 

Francesco però mette in chiaro che «il sinodo non è un Parlamento, non è un'indagine sulle opinioni, il sinodo un momento ecclesiale e il protagonista del sinodo è lo Spirito Santo: se non c'è lo Spirito non ci sarà sinodo». Parole importanti ma che forse non verranno ascoltate dalla base di tante conferenze episcopali da tempo sul piede di guerra per chiedere a Roma importanti riforme. In Germania, per esempio, i vescovi hanno iniziato in autonomia un processo riformatore già da due anni che ha fatto affiorare richieste ben precise, come il sacerdozio femminile e l'abolizione del celibato dei preti. 

Sulla impostazione fornita da Papa Francesco sono piovute diverse critiche da parte di teologi e vescovi che in questa maxi operazione 'democratica' partendo dal basso per arrivare a Roma ravvedono pericoli per indebolire la comunione gerarchica sulla quale da sempre si è basata la Chiesa. Secondo la dottrina i vescovi sono le figure di diritto divino insieme al Papa che di fatto governano. Altri studiosi, invece ravvedono una evoluzione conciliare, se con Paolo VI si parlava di una chiesa tutta ministeriale, oggi il rischio è la concentrazione su una Chiesa tutta sinodale. 
 

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