Imbarazzo in Vaticano, giallo su chi tolse la scomunica al gesuita che violentò diverse suore

Intanto il rapporto tanto atteso su come si sono svolte le vicende di questo colpo di spugna è slittato ancora, e si parla che verrà reso noto solo a fine mese

Venerdì 17 Febbraio 2023 di Franca Giansoldati
Imbarazzo in Vaticano, il giallo di chi tolse la scomunica al gesuita che abusò di tante suore

Città del Vaticano – La presentazione in Vaticano del Messaggio di Quaresima del Papa ha messo a nudo un sistema con le spalle al muro per l'imbarazzante vicenda del gesuita Marko Rupnik, accusato di essere un abusatore seriale di diverse donne, ma poi perdonato inspiegabilmente: chi ordinò di cancellargli la scomunica per il gravissimo reato canonico di assoluzione del complice, un provvedimento eccezionale di competenza della Sede Apostolica ai massimi livelli? Da tempo il giallo resta aperto e nessuno finora ha dato spiegazioni nonostante le domande sconcertate provenienti da tutto il mondo. Stamattina la questione è stata posta al cardinale gesuita Michael Czerny, prefetto del dicastero dello Sviluppo Umano Integrale, che ha glissato. «Non sono preparato. Mi hanno invitato per la presentazione del messaggio del Papa per la Quaresima, uno non parla così». A fine gennaio, il Pontefice, in una intervista alla Ap, aveva osservato: «Per me è stata una sorpresa davvero.

Una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita».

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Intanto il rapporto tanto atteso su come si sono svolte le vicende legate a questo colpo di spugna (che investono in pieno il mondo dei gesuiti, a cominciare dalle vittime che frequentavano gli ambienti spirituali legati alla Compagnia di Gesù) è slittato ancora, probabilmente verrà reso noto solo a fine mese. Chi ha fatto le indagini è stato un gesuita, così come è gesuita il prefetto del dicastero della Dottrina della fede, il cardinale Ladaria che ha tolto la scomunica a Rupnik, in una sequela opaca che allunga ombre persino sul Papa, anch'egli appartenente all'ordine fondato da Sant'Ignazio. 

Per la prima volta padre Daniele Libanori, il vescovo gesuita che si per primo si è battuto per fare emergere la verità e affrontare questa vicenda in totale trasparenza e garanzia per le vittime, ha finalmente rotto il silenzio con una intervista al giornale francese La Croix. «Di questo caso ne sono venuto a conoscenza all'inizio del 2021, grazie al mio ruolo di commissario straordinario della Comunità di Loyola. La visita era stata decisa a causa di vari disturbi riscontrati in alcune sorelle. Il 30 ottobre 2020 sono stato nominato dall'arcivescovo di Lubiana, Slovenia, monsignor Stanislav Zore, per assumere il governo di questo istituto di diritto diocesano».

LIbabori ha raccontato a Loup Besmond che durante il suo incontro «con queste 45 suore, nei colloqui individuali, cominciarono a emergere testimonianze sulle azioni di padre Rupnik prima del 1993, prima in accenni velati, poi in racconti espliciti. Questo era il vero motivo della loro divisione: alcune avevano lasciato l'istituto, altre soffrivano ancora, non avendo mai potuto contare su un aiuto professionale per superare il trauma (…) Chiesi quindi alle persone che mi avevano raccontato le loro storie se fossero state disposte a fornire una testimonianza scritta. Diverse suore, così come donne che avevano lasciato l'istituto, accettarono e io potei consegnarle alla commissione d'inchiesta che era stata istituita e affidata al Procuratore generale dei Domenicani».

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Mentre in America Latina, nella Pontificia Università del Paranà, è stato deciso all'unanimità dal corpo docente di revocare per «indegnità» la laurea honoris causa a Rupnik, visto il suo passato scomodo e imbarazzante di molestie sessuali, in Vaticano continua a resistere un ostinato muro di silenzio. L'assenza di trasparenza in questo brutto caso evidenzia coperture ai massimi vertici della Chiesa: ad oggi nessuno ha sciolto il dilemma se a togliere la scomunica sia stato 'solo' il prefetto della Congregazione della Fede, il cardinale gesuita Ladaria, oppure se la decisione sia stata presa direttamente da Papa Francesco.

Le vicende legate a questo artista di origine slovena famosissimo e con amicizie importanti a ogni livello della Chiesa sono state al centro di una prima indagine all'interno della Compagnia di Gesù, poi il dossier era passato per competenza in Vaticano e il gesuita artista venne infatti condannato dalla Congregazione della Fede per il crimine canonico dell'assoluzione di complice che prevede la scomunica immediata del reo. Per la Chiesa si tratta di un peccato gravissimo. Rupnik però fu misteriosamente graziato poco tempo dopo, nel 2020, quando a suo favore intervenne una misura speciale che, tecnicamente, spetta  solo al pontefice. 

Ma Papa Francesco ha spiegato di essere intervenuto solo proceduralmente e per mantenere la seconda serie di accuse delle nove donne vittime di abusi con lo stesso tribunale perché altrimenti «i percorsi procedurali si sarebbero divisi e poi tutto si sarebbe confuso». Le parole di Francesco hanno finito per far nascere ulteriori interrogativi oltre a quelli già esistenti. Tanto che la stampa americana ha subito evidenziato che i conti non quadrano. Se nel gennaio 2020 i giudici della Congregazione della Dottrina della Fede in modo unanime riconobbero Rupnik colpevole e nel maggio 2020 la scomunica fu cancellata, la domanda che resta sul tappeto è che cosa è accaduto dietro le quinte. Chi è intervenuto per aiutare il gesuita Rupnik? 

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Ad aggravare il quadro è affiorata una altra strana decisione: nel marzo 2020 il Vaticano scelse di affidare gli esercizi spirituali della curia proprio al gesuita che era stato appena scomunicato tanto che  effettivamente fu lui a predicare a cardinali e vescovi prima della quaresima di quell'anno. «Come è stato possibile che il Vaticano ha affidato la predicazione degli esercizi spirituali al gesuita che era appena stato scomunicato dalla Congregazione della Dottrina della Fede?». Rupnik era stato chiamato a sostituire all'ultimo momento il predicatore padre Cantalamessa che era a casa con l'influenza. 

Il sito para vaticano Sismografo annota: «Non si sa chi prese la decisione di chiamare Rupnik. I massimi responsabili della Segreteria di Stato erano ancora ad Ariccia per l'annuale settimana di Esercizi spirituali e il Papa faceva altrettanto a Santa Marta, colpito da raffreddore. Questo tipo di decisione in teoria spetta al Sostituto della Segretaria di stato, il venezuelano Peña Parra. Il Sostituto è una persona molto vicina al Papa ed è possibile che Peña Parra abbia parlato con il Pontefice  della situazione venutasi a creare con l'impedimento di padre Cantalamessa. Il nome del gesuita Rupnik poteva venire fuori in modo spontaneo e immediato non solo per l'esperienza del sacerdote in materia di Esercizi spirituali ma anche per la relazione molto stretta con Papa Bergoglio».In Vaticano è risaputo che Rupnik ha goduto di amicizie e coperture influenti già ai tempi di Wojtyla.

Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA