Il Patriarcato di Mosca perde pezzi, con la guerra i preti ortodossi migrano verso la chiesa di Kiev

Mercoledì 30 Marzo 2022 di Franca Giansoldati
Il Patriarcato di Mosca perde pezzi, con la guerra esodo dei preti ortodossi che passano alla chiesa di Kiev

Città del Vaticano – La consolidata compattezza della Chiesa ortodossa di Mosca inizia a scricchiolare e a dare i primi segnali di cedimento. L'inizio della guerra in Ucraina e la vistosa benedizione al conflitto fratricida che il Patriarca Kirill ha dato all'esercito di Putin alla vigilia dell'attacco è stata l'inizio di una catena di defezioni, di prese di distanza, di allontanamenti progressivi da parte di diverse comunità ortodosse, letteralmente sconvolte nel vedere tanta violenza abbattersi su un intero popolo.

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Le prime crepe

Già i primi giorni del conflitto, con i primi bombardamenti a tappeto a Karkiv, praticamente rasa al suolo, sono cominciate ad arrivare alla spicciolata le prime prese di distanza da parte di tante comunità ortodosse nazionali: a Cipro, in Grecia, in Gran Bretagna, in Olanda, in Francia.

Uno smottamento continuo che è andato avanti fino all'annuncio (clamoroso) da parte del metropolita Epifanio, leader della chiesa ortodossa ucraina (nata sullo scisma del 2018); attraverso Twitter egli ha annunciato urbi et orbi che ben 28 comunità in nove diocesi della Chiesa ortodossa ucraina (legata al Patriarcato di Mosca) erano passate armi e bagagli alla Chiesa ortodossa indipendente dell'Ucraina. Per il Patriarcato moscovita perdere ulteriori pezzi in Ucraina equivale a un autentico smacco, visto che ha sempre considerato quel territorio di sua stretta competenza canonica.

 

Le due fazioni

Il fatto è che Russia e Ucraina si fronteggiano - da anni – non solo sul piano geopolitico, ma anche sul piano religioso, e i due aspetti si intrecciano in modo inscindibile con le vicende politiche. Da una parte il patriarcato di Mosca, con a capo il Patriarca Kirill, legato a doppio filo con Putin e con il Cremlino; dall'altra parte la chiesa ortodossa del metropolita Epifanio, legata al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e con lo sguardo perennemente rivolto verso l'Occidente e gli Stati Uniti. 

In una intervista del 2018 affidata al Messaggero, il metropolita Hilarion – numero due del Patriarcato di Mosca – a proposito dello scisma ucraino che si era appena consumato puntava il dito direttamente contro Washington. «Da quello che possiamo vedere, e mi riferisco alle azioni dei politici americani l'America è chiaramente interessata non solo a un indebolimento della Russia ma anche a un indebolimento della Chiesa ortodossa russa. Perciò non dubitiamo che dietro l'azione svolta dal Patriarcato di Costantinopoli ci siano gli Stati Uniti». Lo scisma del 2018 si era consumato dopo che il Patriarca Bartolomeo aveva concesso l'indipendenza nazionale alle chiese ortodosse ucraine. Nel frattempo alcuni organi di stampa russi riferirono anche di un pagamento di 25 milioni di dollari al Patriarca di Costantinopoli per consumare lo scisma. Un particolare che Hilarion non ha mai smentito. Anzi.

Così il Tomos, il decreto di concessione dell'autocefalia, era stato consegnato al Primate della nuova Chiesa ucraina il 6 gennaio 2019 dal Patriarca Bartolomeo in quello che era stato il primo riconoscimento ufficiale all'autocefala Chiesa ortodossa ucraina. Il nazionalismo aveva segnato il passaggio e a seguire avevano dato la approvazione allo scisma di Kiev anche gli ortodossi greci, di Alessandria d'Egitto e quelli ciprioti, seguiti dai georgiani e dai bulgari.

Da allora ad oggi le vicende legate alle questioni interne ortodosse sono andate avanti sbriciolando ancora più la compattezza del patriarcato di Mosca, fino alle ultime battute legate ai disastri bellici ormai sotto gli occhi di tutti. Quella che doveva essere una operazione militare si è trasformata in una guerra devastante che ha prodotto milioni di profughi, città rase al suolo, centinaia di bambini morti, migliaia di civili, una economia azzerata, un paese in ginocchio. Gli appelli che sono stati fatti in queste settimane dalle comunità ortodosse al Patriarca Kirill a farsi mediatore da Putin per fermare il massacro in Ucraina sono finiti nel nulla. Kirill non ha ascoltato. La guerra tra cristiani è così risultata sempre più insopportabile e sempre più ingiusta, e per tante comunità ortodosse si è trattato di dover decidere di allentare un legame diventato ormai imbarazzante. 

Ultimo aggiornamento: 18:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA