Papa Francesco al mondo: «Ridisegnamo la nostra vita, siamo tutti sulla stessa barca»

Sabato 28 Marzo 2020 di Franca Giansoldati
Papa Francesco al mondo: «Ridisegnamo la nostra vita, siamo tutti sulla stessa barca»

Città del Vaticano - Il silenzio irreale è rotto di tanto in tanto dai gabbiani in sottofondo, lontani, con il loro gracchiare che arriva dal Tevere e da Castel Santangelo e dall'acqua che scroscia. Le sagome del colonnato scolpite così precise nella sera che avanza sembrano mute sentinelle. Fa freddo e piove. Nei pressi del cancello centrale della basilica vaticana vegliano l'immagine della Salus Populi Romani - l'icona che salvò Roma dai bombardamenti - e il crocifisso miracoloso di San Marcello al quale viene attribuita la fine della grande pestilenza nel XVI secolo.

Il Papa sale sul sagrato da solo. Cammina lento e si bagna ma non vuole nessun ombrello. La piazza è deserta, non c'è nessuno. La coreografia è ridotta all'osso: al centro di questo drammatico momento storico c'è una supplica universale, mai fatta prima d'ora almeno in questa forma - comprensiva di benedizione urbi et orbi e indulgenza plenaria straordinaria per i malati del coronavirus, i loro familiari, i medici, le infermiere e i volontari. Si tratta di una preghiera globale, esattamente come la pandemia in corso che sta decimando migliaia e migliaia di vittime al giorno, mettendo in ginocchio interi continenti, seminando il panico tra la gente.
Anche i musulmani della Grande Moschea di Roma, in unione spirituale, hanno fatto sapere di essere uniti a questo momento.

«Siamo tutti sulla stessa barca», bisbiglia Francesco. Sotto al palco illuminato inizia a pregare e con lui milioni di persone sincronizzate dai social e dalla mondovisione. «Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca... ci siamo tutti». Pausa. «Tutti».

Francesco parla davanti ad un emiciclo desolatamente vuoto, la paura del contagio prevale ormai su tutto e tutti. «Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e citta; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell'aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti».

Anche due giorni fa Francesco ha confessato quanto sia potente la paura, l'emozione primaria che paralizza e atterrisce. La grande preghiera per fermare il coronavirus serve a invocare fiducia, coraggio, speranza, ingredienti che di questi tempi sono rari. «La tempesta smaschera la nostra vulnerabilita e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità».
Il crocifisso di legno cinquecentesco è sotto l'acqua e forse si rovinerà ma pazienza, si va avanti, l'importante è oltrepassare la sera, metaforicamente parlando. Come quei discepoli che nel Vangelo pensavano di essere perduti in mezzo alla bufera ma si salvarono. «Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarieta e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare».

Francesco continua: «Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che enecessario da ciò che non lo è. E' il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita».

Non è un Dio giustiziere ma un Dio benigno.

La preghiera continua nell'atrio della basilica mentre fuori cala il buio.

Ultimo aggiornamento: 13:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA