Città del Vaticano – In Francia la Chiesa trema e si prepara ad accusare l'onda d'urto della pubblicazione del mastodontico dossier sulla pedofilia frutto di due anni e mezzo di lavoro da parte di una commissione indipendente (finanziata dall'episcopato).
«È una stima minima» basata sul censimento e sull'analisi degli archivi della Chiesa, della magistratura, della polizia giudiziaria e della stampa, così come sulle testimonianze ricevute dalla commissione, ha aggiunto Sauvè, autorevole magistrato e presidente dell'organismo che ha firmato il dossier di 2500 pagine. La cifra si riferisce a una popolazione totale di 115.000 sacerdoti e religiosi durante gli ultimi 70 anni. La Chiesa francese sotto la spinta dell'opinione pubblica tre anni fa aveva autorizzato l'analisi dei propri archivi dando modo ad un gruppo di esperti (giuristi, sociologi, storici) di ricostruire il quadro completo e aiutare a comparare la violenza sessuale nella Chiesa con quella individuata in altre istituzioni, per esempio le associazioni sportive, le scuole e le violenze maturate nell'ambito famigliare.
Il lavoro della commissione si è spinto anche a formulare una serie di percorsi per arginare questa piaga. «Le vittime non sono facili da ascoltare, le storie che hanno raccontato sono spesso raccapriccianti, durissime, impensabili. Parlano di sesso, di abusi, di sacro, di morte. E' stato davvero un ascolto sconvolgente per noi tutti» ha spiegato Antoine Garapon, uno dei membri della commissione.
La pubblicazione di questo rapporto fa affiorare il progressivo cammino di trasparenza fatto da diverse conferenze episcopali (Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Spagna, Stati Uniti, Canada, Polonia). Il cammino finora fatto dalla Chiesa italiana, se paragonato a quello di altre realtà europee, appare certamente indietro. La Cei è restia ad aprire i propri archivi, a dare ascolto alle associazioni delle vittime, a fare luce sui vescovi che in passato hanno insabbiato casi di abuso e protetto sacerdoti.
La scorsa settimana si è concluso un incontro internazionale in Svizzera tra decine di gruppi di vittime di tutta Europa. Da questa iniziativa partirà a breve una mozione al Consiglio d'Europa affinché i casi di abuso vengano affrontati a livello paneuropeo. L'unico gruppo di vittime italiane presenti (Rete l'Abuso) ha ricordato che in Italia l'argomento resta ancora tabù, persino sotto il profilo politico.
L'unica interrogazione parlamentare che sia mai stata fatta in materia risale al 2017 e ad oggi non ha mai avuto risposte. Venne promossa dal deputato grillino Mantero che chiedeva al Premier, ai ministri dell'Interno, della Giustizia, degli Esteri quali iniziative prendere per prevenire e reprimere il fenomeno. Chiedeva, inoltre, di estendere l'obbligo di richiedere il cosiddetto certificato antipedofilia per tutte le categorie oggi esenti che vengono a contatto con minori, anche per attività di volontariato. Domandava di avere elementi statistici sui procedimenti ancora pendenti nelle procure che vedono indagati o imputati ministri di culto, infine, chiedeva di istituire un fondo per i risarcimenti a favore delle vittime dei reati di molestie e abusi sessuali perpetrati da ministri di culto in Italia.