Putin, la ricompensa a Kirill per il suo sostegno morale: in dono l'icona miracolosa di Rublev

Martedì 16 Maggio 2023 di Franca Giansoldati
Putin, la ricompensa a Kirill per il suo sostegno morale: in dono l'icona miracolosa di Rublev

La benedizione ai soldati russi in partenza per il fronte, le preghiere per la vittoria, la guerra definita 'santa' per estirpare il male demoniaco che attanaglia l'Occidente e ora, per motivare moralmente il conflitto in corso, la Russia si affida alla più venerata e famosa icona al mondo, la Trinità di Rublev.

Una tavola dipinta nel XV secolo considerata miracolosa che non solo verrà esposta ai fedeli per essere venerata per la durata di un anno, ma è il dono che Putin fatto al Patriarca Kirill, suggellando ancora di più un legame stratetico (e politico) già di per sé inscindibile. Praticamente è l'ultimo atto della incalzante retorica religiosa a sostegno del Cremlino. 

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La consegna dell'opera più famosa di Rublev alla Chiesa ortodossa russa avviene dopo Kirill ha appoggiato la decisione di Putin di invadere l' Ucraina, esortando ogni giorno i fedeli a sostenere l'offensiva. Il Patriarcato di Mosca ha dichiarato in un comunicato che Putin ha deciso di consegnare l'icona «in risposta alle numerose richieste dei fedeli ortodossi». Questo capolavoro è conservato nella Galleria Tretyakov a Mosca dopo la rivoluzione bolscevica del 1917 e da allora solo raramente ha lasciato il museo per essere esposta durante le celebrazioni religiose. In Russia la decisione di farla esporre per un anno intero nella cattedrale di Cristo Salvatore per poi essere collocata nel monastero di San Sergio è stata accolta con il timore degli esperti d'arte, preoccupati per la sua conservazione. In un sermone dello scorso settembre, il Patriarca Kirill aveva detto che morire in Ucraina «lava via tutti i peccati».

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L'icona delle icone raffigura l'episodio biblico dell'incontro di Abramo e Sara con i tre angeli presso la tenda piantata nel querceto di Mamre. Il monaco Rublev, santo per la Chiesa ortodossa, la ha dipinta tra il 1422 e il 1427 e immagina il momento in cui tre angeli tessono una sottile trama di evocazioni simboliche, come il cerchio-comunione: le tre figure sono immerse in un armonioso colloquio che si esprime con sguardi e gesti che convergono sulla mensa, simbolo dell'Incarnazione e dell'Eucarestia.

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Tutti sono d'accordo nell'individuare nei tre angeli la Trinità di Dio, ma alcuni ritengono che il Padre sia al centro, il Figlio alla sua destra e lo Spirito Santo alla sua sinistra, altri vedono il Padre sempre al centro, il Figlio alla sua sinistra e lo Spirito Santo alla sua destra e altri ancora interpretano la figura centrale come quella del Figlio, al sinistra il Padre e a destra lo Spirito (quest'ultimo è l'ordine con cui sono nominati nel Credo). 

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La comune natura divina dei tre è sottolineata da: volti e figure giovanili e indentiche, aureole tutte uguali, dal colore azzurro (colore divino) e dallo scettro (segno della stessa autorità).

Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA