Ernest Simoni, il cardinale eroe anti-comunista al fianco di Papa Francesco: stasera la veglia a San Pietro e domani la benedizione Urbi et Orbi

La sua storia ha commosso il mondo quando è stata diffusa dopo il crollo del regime. Nel 2016 la Chiesa lo ha fatto cardinale. Simoni fu arrestato in Albania dalla polizia nel 1963 e ha potuto godere di nuovo della libertà dopo 27 lunghi anni di persecuzione durissima

Sabato 8 Aprile 2023 di Franca Giansoldati
Il cardinale Ernest Simoni

E' un eroe sopravvissuto alle torture e ai lavori forzati del feroce regime comunista e ateo di Enver Hoxa, rappresenta il simbolo di chi si batte per la libertà religiosa: domani il novantaquattrenne cardinale Ernest Simoni sarà in piazza san Pietro accanto a Papa Francesco a celebrare la Pasqua in mondovisione.

La sua storia ha commosso il mondo quando è stata diffusa dopo il crollo del regime. Nel 2016 la Chiesa lo ha fatto cardinale.  Simoni fu arrestato in Albania dalla polizia nel 1963 e ha potuto godere di nuovo della libertà dopo 27 lunghi anni di persecuzione durissima. Per gli albanesi è un eroe civile prima ancora che religioso.

«I miei carcerieri, al momento dell'arresto mi dissero che sarei stato impiccato come nemico perché avevo detto al popolo che noi cattolici moriremo tutti per Cristo se necessario». Fu accusato per aver osato celebrare una messa di suffragio per l’anima del presidente Kennedy morto da poco. Quando Papa Francesco andò nel 2016 in Albania volle ascoltare la sua testimonianza si commosse. «Io avevo solo celebrato quella messa secondo le indicazioni date da Paolo VI a tutti i sacerdoti del mondo». 

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Il giornalista Mimmo Muolo ha dedicato alla sua vita un volume intitolato: «Dai lavori forzati all’incontro con Francesco» (Edizioni Paoline) in cui racconta le sue origini, la vocazione, la prigionia, la lotta per la verità.

E' nato il 18 ottobre 1928 a Troshani, un paese a pochi chilometri da Scutari, in Albania. Da bambino entrò in un collegio diretto dai francescani e maturò la vocazione di farsi prete. Con l'inizio della guerra fredda anche il regime albanese iniziò a dare filo da torcere alla Chiesa. Tutti i frati del convento in cui viveva Simoni furono fucilati. Lui, che all'epoca aveva 20 anni, fu miracolosamente risparmiato e mandato a fare l'insegnante in alcuni villaggi sulle montagne al confine con la Macedonia. Fu anche costretto a fare il servizio militare: «Mi presero nell’esercito per farmi sparire».

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Nella notte di Natale del 1963 fu arrestato e condotto nel carcere di Scutari, in cella d’isolamento dove alternavano violenze e condizioni di vita in cella terribili. La fame, il dolore, il freddo non lo piegarono e fu condannato a morte, dopo un processo farsa, con l'accusa di cospirare contro lo Stato. La pena venne commutata a 25 anni lavori forzati in una cava di pietra e in una miniera. La Messa l’ha celebrata in condizioni estreme e a rischio della vita. «Mettevo da parte le briciole di pane e spremevo gli acini d’uva e facevo la consacrazione. Le guardie non capivano e pensavano che ero pazzo. La Madonna mi ha protetto». Per quasi vent'anni lavorò in condizioni disumane. Era considerato dai comunisti “nemico del popolo”. Dalle cave fu spedito a lavorare nelle fogne di Scutari. Nel 1990 con il crollo del regime tornò in libertà prodigandosi anche per la riconciliazione di persone e famiglie divise. 

 

Stasera Papa Francesco nella messa della notte di Pasqua battezzerà otto persone adulte: tre provengono dall'Albania e sono arrivate a Roma con il cardinale Simoni, due dagli Stati Uniti, uno dalla Nigeria, uno dal Venezuela e uno dall'Italia. 

Per i Cristiani la Veglia Pasquale, che si svolge nella notte del Sabato Santo, è la veglia più importante dell'anno ed è molto ricca di simboli. La celebrazione comprende quattro momenti: la liturgia della luce, la liturgia della Parola, la liturgia battesimale e la liturgia eucaristica. Nella liturgia della luce sono presenti due simboli: il fuoco e il cero pasquale. 

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Come ogni anno, in occasione della Pasqua, i fiori in Piazza San Pietro sono stati donati dai Paesi Bassi che hanno inviato in Vaticano due tir pieni di tulipani, peonie, rose, margherite. Si tratta di una tradizione che va avanti da quasi 40 anni. In tutto si calcola che vi siano circa 10.000 fiori e 10.000 bulbi oltre a decine di piante verdi. Prima di partire per Roma sono stati benedetti dal vescovo di Rotterdam. A sistemarle sulla piazza un gruppo di fioristi olandesi specializzati in decorazioni artistiche.

Ultimo aggiornamento: 17:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA