Papa Francesco mediatore per la liberazione di soldati ucraini prigionieri degli ucraini: la rivelazione dell'ambasciatore Advedev

La Russia per il tramite dell'ambasciatore russo in Vaticano, Alexander Advedeev ringrazia l'impegno fornito «a livello personale» dal Pontefice

Martedì 8 Novembre 2022 di Franca Giansoldati
Papa Francesco mediatore per la liberazione di soldati russi prigionieri degli ucraini: la rivelazione dell'ambasciatore Advedev

Città del Vaticano – Papa Francesco mediatore dietro le quinte, in questi mesi, per la liberazione di soldati ucraini, «oppure gli scambi», dei prigionieri dei due paesi in conflitto. La Russia per il tramite dell'ambasciatore russo in Vaticano, Alexander Advedeev ringrazia l'impegno fornito «a livello personale» dal Pontefice per aver fatto da tramite contribuendo alla liberazione di molti militari (anche russi) catturati dagli ucraini durante questi otto mesi di guerra.

Il diplomatico ha affidato una dichiarazione ad Orietta Moscatelli, caporedattrice dell'agenzia Askanews ed autrice di un documentatissimo libro sulla guerra di Putin (pubblicato da Salerno Editrice). Il diplomatico, già ex ministro della Cultura di Putin, ha spiegato che gli elenchi di guerra regolarmente forniti dal Pontefice vengono considerati sia gli ucraini e che i russi.

«La liberazione dei prigionieri ucraini da parte russa, oppure gli scambi, si effettuano anche con la considerazione degli elenchi che ci vengono regolarmente forniti da papa Francesco. In questo contesto apprezziamo tanto l'operato personale del Pontefice che sta realizzando una missione umanitaria di notevole importanza, il che permette di restituire centinaia di persone alle loro famiglie». Avdeev, commentando le parole del Papa sugli sforzi per la creazione di un contesto negoziale sul conflitto ha fatto capire che dietro le quinte, in un contesto umanitario, i contatti e gli scambi non sono mai cessati. 

Lo stesso Francesco ha accennato a questa attività diplomatica durante il volo di ritorno dal viaggio in Bahrein, due giorni fa: «Anche la Santa Sede fa quello che deve fare nei confronti dei prigionieri», ha detto, «sono cose che si fanno sempre e la Santa Sede sempre le ha fatte, sempre». 

 

Il tramite del Vaticano

Francesco ha, inoltre, spiegato che il Vaticano non ha mai smesso di farsi da tramite e cercare di favorire una mediazione, anche se finora con ben pochi risultati per via del muro contro muro tra Mosca e Kiev. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha rinnovato, anche recentemente, la disponibilità della Santa Sede a facilitare il percorso negoziale, e ad offrire eventualmente anche la possibilità di incontri in territorio vaticano. 

Durante il volo di ritorno dal Bahrein un autorevole esponente del seguito papale, conversando ai giornalisti, ha spiegato che in questo contesto il viaggio del Papa a Kiev è stato messo in un angolo. «Non se ne parla più». 

Papa Francesco con l’ambasciatore russo Advedev ha un rapporto personale, confermato anche dalle parole affidate ai giornalisti sull'aereo: «è un bravo uomo. Io lo conosco da sei anni, da quando è arrivato, un umanista. Ricordo un commento che mi fece allora: “Nous sommes tombés dans la dictature de l’argent” (Noi siamo caduti nella dittatura del denaro), parlando della civilizzazione. Un umanista, un uomo che lotta per l’uguaglianza. Io gli ho detto (a febbraio ndr) che ero disposto ad andare a Mosca per parlare con Putin, se ce ne fosse bisogno. Mi ha risposto molto cortesemente Lavrov (il ministro degli Esteri, ndr) – “Grazie” – ma che per il momento non era necessario. Ma da quel momento ci siamo interessati tanto». 

Il Papa in questi mesi ha parlato due volte al telefono col presidente Zelensky e diverse volte con l’ambasciatore ucraino per cercare soluzioni non solo per lo scambio di prigionieri da ambo le parti, ma anche per sbloccare a suo tempo l'assedio di Mariupol, alla acciaieria Azofstal e poi durante la crisi del grano. 

In aereo il pontefice ha spiegato di sentirsi tra l'incudine e il martello. «A me colpisce – per questo uso la parola “martoriata” per l’Ucraina – la crudeltà, che non è del popolo russo, forse… perché il popolo russo è un popolo grande, è dei mercenari, dei soldati che vanno a fare la guerra come fare un’avventura, i mercenari… Io preferisco pensarla così perché ho un’alta stima del popolo russo, dell’umanesimo russo. Basta pensare a Dostoevskij che fino ad oggi ci ispira, ispira i cristiani a pensare il cristianesimo. Ho un grande affetto per il popolo russo e anche ho un grande affetto per il popolo ucraino. Quando io avevo undici anni c’era vicino un prete che celebrava ucraino e non aveva chierichetto e ha insegnato a me a servire la Messa in ucraino e tutte queste canzoni ucraine io le so nella lingua loro, perché le ho imparate da bambino, per cui ho un affetto molto grande per la liturgia ucraina. Sono in mezzo a due popoli a cui voglio bene. Ma non solo io, la Santa Sede ha fatto tanti incontri riservati, tante cose con buon esito. Perché non possiamo negare che una guerra all’inizio forse ci fa coraggiosi, ma poi stanca e fa male e si vede il male che fa una guerra». 

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Ieri mattina Papa Francesco ha ricevuto in udienza Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. L'arcivescovo che non lasciava il Paese dall’aggressione russa per dare sostegno alla popolazione ha portato in dono al Papa il frammento di una mina russa che ha distrutto la facciata dell’edificio della chiesa greco-cattolica ucraina nella città di Irpin, vicino a Kiev, nel mese di marzo.
«È un dono molto simbolico, non solo perché Irpin’ è una delle prime “città martiri” colpite dall’aggressione russa all’Ucraina, ma anche perché simili pezzi di mina si estraggono dai corpi di militari, civili e bambini ucraini, segno visibile della distruzione e della morte che ogni giorno porta la guerra» ha spiegato il prelato ucraino. 

«La guerra in Ucraina – ha aggiunto - è una guerra coloniale e le proposte di pace che vengono dalla Russia sono proposte di pacificazione coloniale. Queste proposte implicano la negazione dell’esistenza del popolo ucraino, della sua storia, cultura e anche la Chiesa. È la negazione dello stesso diritto all’esistenza dello Stato ucraino, riconosciuto dalla comunità internazionale con la sua sovranità e integrità territoriale. Su queste premesse, le proposte della Russia mancano di un soggetto di dialogo». 

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 00:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA