Papa Francesco operato, il chirurgo: «Niente rischi, recupererà in 15 giorni. Ma dovrà stare a riposo e fare una dieta»

Il professor Giovanni Milito: "Il laparocele è la conseguenza delle precedenti operazioni subite"

Giovedì 8 Giugno 2023 di Graziella Melina
Papa Francesco operato, il chirurgo: «Niente rischi, recupererà in 15 giorni. Ma dovrà stare a riposo e fare una dieta»

L'intervento per un laparocele non sembra preoccupare gli esperti. «Il recupero post operatorio è immediato assicura Giovanni Milito, docente di chirurgia generale all'Università Tor Vergata di Roma ma serve riposo.

E soprattutto è necessaria una dieta alimentare più controllata».

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In presenza di un laparocele c'è da preoccuparsi?
«In generale, quando una persona subisce un intervento all'addome e la struttura non tiene bene, si crea un'ernia, il laparocele appunto. Il problema è che se le anse intestinali entrano in questa sacca possono causare delle crisi sub-occlusive. In sostanza, se non si interviene, si rischia un'occlusione intestinale».


Come si formano?
«Quando si subisce un intervento come quello al quale si è sottoposto papa Francesco, può capitare. Ricordiamo che purtroppo non ha avuto un intervento in laparoscopia ma in laparotomia, cioè un intervento open. A un certo punto, la sutura che si fa sui muscoli, per varie ragioni, si allenta. Spesso questo avviene o perché il paziente è molto grasso, oppure perché la tenuta non è efficiente».

 


Può capitare spesso?
«No, dipende dalla storia clinica del paziente. Non dimentichiamo che, in particolare, Bergoglio è un paziente pluri-operato, in Argentina ha già subito un intervento di colecistectomia. Quindi, quando vai a rifare un intervento sulla stessa ferita, ti trovi davanti una debolezza della parete. Le ernie, comunque, non hanno nulla a che vedere con la tecnica chirurgica, ma sono legate soprattutto alla caratteristica dei muscoli. Nel caso di una persona obesa, la parete va in tensione, quindi i punti cedono e si crea quella che viene chiamata ernia addominale».


È facile diagnosticarla?
«Certo. E poi clinicamente l'ernia si vede: c'è come una palla di biliardo che esce fuori, oppure se si allenta tutto si forma come un pallone».


Quali i rischi dell'intervento?
«È un intervento di superficie abbastanza standardizzato: siccome i muscoli non arrivano più a chiudere la parete, si utilizza una protesi, una mesh, ossia una rete che contiene appunto le pareti dell'addome».


Ma l'anestesia su un paziente anziano è rischiosa?
«Ricordiamo che in genere questo intervento richiede l'anestesia generale, ma si può fare anche un'anestesia peridurale alta, cioè un'anestesia spinale alta, se c'è una controindicazione all'anestesia generale. I problemi che bisogna valutare sono quelli respiratori del post operatorio, perché la rete va a formare una specie di compressione e quindi si riduce la respirazione. In sostanza, c'è sempre un rischio operatorio, però da un punto di vista cardiaco-respiratorio, se il paziente sta bene, grossi problemi non ce ne dovrebbero essere. Certo, un anziano ha rischi operatori legati anche al fatto che l'intervento ha una durata di poche ore».


Quanto tempo serve per rimettersi in forma?
«Il recupero è immediato, occorre però che il paziente stia a riposo un po' di tempo. In genere, servono dai 7-15 giorni per un'attività fisica. Ma, ripeto, bisogna starsene a riposo, perché la rete si deve ben assestare».


Serve poi un'alimentazione specifica?
«Il paziente non deve ingrassare, ma deve perdere peso e assicurare un buon passaggio intestinale; non si deve gonfiare, perché se si distende troppo l'addome anche la rete può dare fastidio. È necessaria insomma una dieta controllata».
 

Ultimo aggiornamento: 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA