Papa Francesco proclama i 10 nuovi santi: «Non servono gesti eroici ma amore quotidiano». Ovazione dei fedeli

Domenica 15 Maggio 2022 di Franca Giansoldati
Papa Francesco proclama i 10 nuovi santi: «Non servono gesti eroici ma amore quotidiano». Ovazione dei fedeli

Santa Teresa d'Avila lo ripeteva sempre: la santità non è una meta impervia ma una strada da percorrere «tra le pentole della cucina». Papa Francesco da piazza San Pietro a questo consiglio aggiunge che la si sperimenta nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta. I santi non sono eroi mitologici ma persone che si sono fatte in quattro per gli altri. «Significa uscire dall’egoismo per fare dell’esistenza un dono, guardare alle necessità di chi ci cammina accanto, spenderci per chi ha bisogno, magari anche di un po’ di ascolto, di tempo, di una telefonata.

La santità non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano». Sulla facciata della basilica vaticana sventolano illuminati dal sole i grandi arazzi dei dieci nuovi santi - cinque italiani, tre francesi, un olandese e un indiano – tra cui due figure modernissime e simboliche: Charles de Foucauld e Titus Brandsma, il prete giornalista che sfidò il nazismo e morì a Dachau. 

In piazza San Pietro

Papa Francesco si presenta all'appuntamento su una 500 nera dalla quale si intravede uscire con fatica. Si mostra sorridente mentre viene salutato da diverse persone prima di dirigersi verso l'altare. Non fa uso della sedia a rotelle ma fatica tantissimo spostarsi in autonomia tanto che viene aiutato da due aiutanti a salire usando una pedana fino all'altare, dove viene fatto accomodare su una poltrona.

Nel settore riservato ai vip e agli ambasciatori in prima fila c'è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella con la figlia Laura. Ci sono anche diversi sindaci italiani, tra cui quello di Bergamo, Giorgio Gori. Per la Francia è arrivato il ministro degli interni, Gerald Dalmanin (era previsto il primo ministro ma ha cancellato l'appuntamento) mentre l'Olanda è rappresentata dal ministro degli esteri, Hoelkstra, l'India dal per le minoranze, Mathan e l'Algeria dal presidente dell'alto consiglio islamico, Ghoulamalah.

Papa Francesco riprende in più punti il concetto di santità e finisce per offrire degli esempi molto concreti e pratici ai credenti. «Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali». In pratica significa »non anteporre i propri interessi; disintossicarsi dai veleni dell’avidità e della competizione; combattere il cancro dell’indifferenza e il tarlo dell’autoreferenzialità, condividere i carismi e i doni che Dio ci ha donato». 

«Questa verità - afferma il pontefice - ci chiede una conversione sull’idea che spesso abbiamo di santità. A volte, insistendo troppo sul nostro sforzo di compiere opere buone, abbiamo generato un ideale di santità troppo fondato su di noi, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio. Così abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni». 

I santi

L'elenco dei santi, prima della proclamazione accolta con un applauso, è preceduto dalla lettura di una breve biografia da parte del cardinale prefetto Marcello Semeraro. Titus Brandsma (1881-1942), Presbitero professo dell’Ordine Carmelitano, martire; Lazzaro detto Devasahayam (1712-1752), laico, martire; César de Bus (1544-1607), presbitero, Fondatore della Congregazione dei Padri della Dottrina Cristiana (Dottrinari); Luigi Maria Palazzolo (1827-1886), Presbitero, Fondatore dell’Istituto delle Suore delle Poverelle – Istituto Palazzolo; Giustino Maria Russolillo (1891-1955), Presbitero, Fondatore della Società delle Divine Vocazioni e della Congregazione delle Suore delle Divine Vocazioni; Charles de Foucauld (1858-1916), Presbitero; Marie Rivier (1768-1838), vergine, Fondatrice della Congregazione delle Suore della Presentazione di Maria; Maria Francesca di Gesù Rubatto (1844-1904), vergine, Fondatrice delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano; Maria di Gesù Santocanale (1852-1923), vergine, Fondatrice della Congregazione delle Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes; Maria Domenica Mantovani (1862-1934), vergine, Cofondatrice e prima Superiora Generale dell’Istituto delle Piccole Suore della Sacra Famiglia. 

La prima canonizzazione post Covid

Piazza San Pietro è piena fino a metà, i settori previsti per accogliere i pellegrini sono stati allestiti fino all'obelisco. È la prima canonizzazione post covid.

Tra i nuovi santi c'è una delle figure più interessanti della Chiesa contemporanea: Charles Eugène de Foucauld, visconte di Pontbriand, in religione fratel Carlo di Gesù. Un uomo complesso che viene menzionato anche come esploratore del deserto del Sahara oltre che valido studioso della lingua e della cultura dei Tuareg. Tuttavia la grandezza dell'eredità spirituale che ha lasciato al mondo è ancora oggi sotto gli occhi di tutti. De Foucauld resta il simbolo indiscusso del dialogo (possibile) con l'Islam. «L’islam ha prodotto in me un profondo sconvolgimento (…) la vista di quelle anime che vivono nella continua presenza di Dio, mi ha fatto intravedere qualcosa di più grande e di più vero delle occupazioni mondane: siamo nati per cose più grandi» annotava nel suo diario o nelle lettere che inviava dall'Algeria, al confine con il Marocco, durante i suoi primi contatti con i Tuareg.

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E ancora: «Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani, ebrei a considerarmi come loro fratello, il fratello universale». E' nei grandi spazi desertici dove si avverte più che altrove il mistero del divino che il futuro santo lavora attorno al concetto della fraternità universale, un cammino di fede profonda che ha ispirato tutta la sua vita adulta. Nel villaggio tuareg di Tamanrasset, in Algeria, troverà poi la morte nel 1916 durante u saccheggio. Alla notizia della sua scomparsa i tuareg musulmani - suoi amici - attraversarono il deserto per portare l’ultimo omaggio all’uomo che aveva testimoniato l'umiltà e l'amore di Cristo in mezzo a loro, predicando il Vangelo in punta di piedi, con le azioni del cuore. Le cronache narrano che un capo beduino lo ricordò definendo Charles “il nostro marabout”, il nostro santo. «E' morto per tutti noi. Possa Dio avere misericordia di lui e possiamo noi un giorno poterlo incontrare ancora, in Paradiso». Nel deserto si affida alla meditazione, alla preghiera, al lavoro manuale, all'assistenza dei poveri, alla difesa dei loro diritti, proteggendo la gente dalle scorribande dei predoni. Costruì persino un fortino nei pressi di Tamanrasset proprio per riparare meglio la popolazione. Le linee del suo pensiero sono condensate negli statuti dei "Piccoli fratelli del Sacro Cuore", la congregazione religiosa che avrebbe vooluto fondare ma che non fece in tempo. Fu ucciso prima. Aveva solo 58 anni. In compenso, al momento della sua morte, la sua eredità spirituale era ormai talmente radicata così come la diffusione dei suoi scritti - capaci di offrire la testimonianza di chi vive nella totalità evangelica - che ben presto fiorirono in Francia e nel mondo ordini religiosi, fraternità e strutture a lui ispirate. 
 

 

Ultimo aggiornamento: 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA