Papa Francesco alla messa di Natale: «Nessuno si perda d'animo nelle prove perché Dio è con noi»

Giovedì 24 Dicembre 2020 di Franca Giansoldati
Papa Francesco alla messa di Natale: «Nessuno si perda d'animo nelle prove perché Dio è con noi»

Città del Vaticano - Cita il profeta Isaia Papa Francesco nella messa di Natale a San Pietro anticipata giocoforza per via del coprifuoco che scatta alle 22. «In questa notte si compie la grande profezia di Isaia: Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio».

La basilica di San Pietro è praticamente vuota, ci sono 200 fedeli, gli unici che sono stati ammessi ai quali vanno aggiunti circa 50 posti vicino all'altare, dove sono riservati i posti per i cardinali, gli unici che concelebrano con il Papa. Tutti hanno la mascherina, eccetto il Papa. 

Francesco sintetizza la gioia di questa festa, incentrata sul racconto evangelico della nascita del Figlio di Dio. «Si sente spesso dire che la gioia più grande della vita è la nascita di un bambino. È qualcosa di straordinario, che cambia tutto, mette in moto energie impensate e fa superare fatiche, disagi e veglie insonni, perché porta una felicità indescrivibile, di fronte alla quale niente più pesa. Così è il Natale: la nascita di Gesù è la novità che ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova. Sì, perché la sua nascita è per noi: per me, per te, per ciascuno». 

Il Natale, ripete Francesco, è la certezza della speranza. «È questo il cuore indistruttibile della nostra speranza, il nucleo incandescente che sorregge l’esistenza: al di sotto delle nostre qualità e dei nostri difetti, più forte delle ferite e dei fallimenti del passato, delle paure e dell’inquietudine per il futuro, c’è questa verità: siamo figli amati. E l’amore di Dio per noi non dipende e non dipenderà mai da noi: è amore gratuito, pura grazia. Stanotte, ci ha detto san Paolo, è apparsa infatti la grazia di Dio . Niente è più prezioso». 

Nelle preghiere dei fedeli si prega per i barboni, i migranti e i rifugiati. «Per gli ultimi, gli emarginati, per chi lascia la propria terra a causa di guerre e povertà: la tenerezza con cui Maria accudiva il tuo Figlio susciti nelle comunità cristiane atteggiamenti di benevolenza e di cura» è la preghiera che viene letta alla quale si associa un passaggio della omelia di Francesco dedicata al motivo per il quale Dio scelse di nascere in una stalla a Betlemme. 

 

«Nella povera mangiatoia di una buia stalla c’è proprio il Figlio di Dio. Sorge un’altra domanda: perché è venuto alla luce nella notte, senza un alloggio degno, nella povertà e nel rifiuto, quando meritava di nascere come il più grande re nel più bello dei palazzi? Perché? Per farci capire fino a dove ama la nostra condizione umana: fino a toccare con il suo amore concreto la nostra peggiore miseria. Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. È venuto al mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perché noi possiamo accogliere con tenerezza le nostre fragilità».

Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 12:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA