Papa Francesco manda a Kiev il suo ministro degli Esteri, monsignor Gallagher (ora però ha il Covid)

Martedì 19 Aprile 2022 di Franca Giansoldati
Papa Francesco manda a Kiev il suo ministro degli Esteri, monsignor Gallagher (ora però ha il Covid)

Città del Vaticano - Papa Francesco ha deciso di mandare in Ucraina il suo ministro degli Esteri, monsignor Paul Gallagher. Secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche l'arcivescovo avrebbe già dovuto essere a Kiev, ad incontrare il suo omologo Kuleba, già prima di Pasqua. Ad averlo trattenuto in Vaticano e ad avere rimandato la trasferta è stato il Covid, visto che è risultato positivo qualche giorno prima di partire.

La visita a Kiev

Non appena si riprenderà la visita diplomatica è destinata a tornare all'orizzonte e, di conseguenza, verrà fissata un'altra data in base alle rispettive agende istituzionali.

Si tratta di un segnale importante che dimostra quanto il Papa stia seguendo con angoscia l'evolversi di una situazione sempre più complicata e gravida di conseguenze. Non è un caso se nel messaggio diffuso urbi et orbi il giorno di Pasqua abbia citato il manifesto antinucleare del 1955, all'epoca promosso da Albert Einstein e da Bertrand Russel e sottoscritto da decine di premi Nobel per mettere in guardia dalla distruttività delle armi atomiche, indicando come unica via il disarmo. E' da tempo che Francesco chiede il disarmo nucleare alle grandi potenze. Significativo l'appello fatto subito dopo aver visitato Hiroshima e Nagasaki, tre anni fa. Il fantasma della terza guerra mondiale, a suo parere, sta diventando sempre più concreto, come ha affermato anche recentemente, visto che con il conflitto ucraino-russo è come se si fossero uniti tanti pezzi di uno stesso mosaico, la citata guerra mondiale fatta a pezzi che si sta compattando. Una analisi quella di Francesco che tiene ovviamente in conto il potenziale bellico in dotazione alla Federazione Russa.

La diplomazia

Durante il volo di ritorno da Malta, due settimane fa, Papa Francesco ha ricordato alla stampa che la diplomazia vaticana sta lavorando per facilitare un dialogo ostico. Ha citato il lavoro del cardinale Parolin e di monsignor Gallagher: «stanno facendo di tutto. Naturalmente non si può pubblicare tutto quello che fanno, per prudenza, per riservatezza, ma siamo al limite del lavoro».

A chi gli chiedeva perchè non va a Kiev, come gli stanno chiedendo reiteratamente tante personalità politiche e religiose, Francesco rispondeva che resta sempre un progetto sul suo tavolo. «Fra le possibilità c’è il viaggio. Il presidente della Polonia mi ha chiesto di inviare il cardinale Krajewski a visitare gli ucraini, è andato già due volte, ha portato due ambulanze. L’altro viaggio che qualcuno mi ha domandato, in Ucraina, io lo dissi con sincerità che avevo in mente di andarci, che la mia disponibilità sempre c’è, non c’è il no. Ho detto che è sul tavolo, è lì come una delle proposte arrivate. Ma non so se si potrà fare, se è conveniente farlo e sarebbe per il meglio, è nell’aria tutto questo. Poi da tempo si era pensato ad un incontro con il patriarca Kirill, si sta lavorando e si sta pensando al Medio Oriente per farlo».

Intanto però Papa Francesco manderà a Kiev monsignor Gallagher appena si ristabilirà dal covid. 

Ultimo aggiornamento: 18:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA