Iraq, Francesco e l'Ayatollah Al Sistani soli a parlare delle «grandi sfide dell'umanità» e dei Palestinesi

Sabato 6 Marzo 2021 di Franca Giansoldati
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Città del  Vaticano - Dell'incontro storico (a porte chiuse) avvenuto nella città santa di Najaf, in Iraq, non rimarranno solo le foto ufficiali che ritraggono seduti, uno accanto all'altro, Papa Francesco e il Grande Ayatollah sciita Al-Sistani poiché l'impatto simbolico di questo gesto racconta molto di più di tanti trattati.

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Uno dei religiosi sciiti che insegnano al seminario di Najaf, Sheikh Jamil al-Rubai, ha decrittato il significato di questa potente immagine: «Significa che i cristiani sono parte di noi».

Poi ha sottolineato che raramente l'Ayatollah Ali al-Sistani concede incontri. «Speriamo che questa visita possa unire al-Sistani e Francesco nel denunciare il razzismo e il settarismo, nel difendere la giustizia, la verità, i bisognosi e tante altre persone».

Il Vaticano ha fatto sapere che la «visita di cortesia» è durata circa quarantacinque minuti, e che il Papa «ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità». Il Papa ha poi ringraziato Al Sistani «perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno».

 

Nel congedarsi  è stata ribadita l'importanza della convivenza pacifica. Per il futuro dell'Iraq si tratta di un tema essenziale vista la persecuzione che in questi anni è stata portata avanti contro i cristiani della piana di Ninive e gli Yazidi, letteralmente decimati dai miliziani dell'Isis dopo l'avvio del Califfato.

Difficile dimenticare il ruolo di guida che Al Sistani ha svolto per la comunità sciita chiamando a raccolta, attraverso alcune fatwe, i fedeli per incoraggiarli ad andare a votare, a sostenere la costituzione e, soprattutto, a combattere il fanatismo criminale dei terroristi jihadisti (di matrice sunnita). Nel 2017 chiese ai propri fedeli di prendere le armi e difendere la nazione. Si formò così un piccolo esercito che fu decisivo per liberare la piana di Ninive.

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La linea di Al Sistani si discosta da quella iraniana e si è opposto a qualunque ingerenza sulle questioni irachene. Da molti osservatori internazionali l'Ayatollah è ritenuto certamente un elemento di stabilità per il paese.

L'ufficio stampa dell'Ayatollah ha fatto sapere che al centro del colloquio ci sono state le «grandi sfide dell'umanità». Dal Covid al terrorismo islamico per passare al tema delle «sanzioni e dello sfollamento di molti popoli nella regione, specialmente del Popolo palestinese nei territori occupati».

A questo punto Al Sistani ha sottolineato il ruolo dei leader spirituali che dovrebbero svolgere nell'arginare queste tragedie, e a sollecitare «le parti interessate - soprattutto presso le grandi potenze - a dare priorità alla ragione e alla saggezza e a rifiutare il linguaggio della guerra, e a non espandere la cura dei propri interessi personali sul calcolo dei diritti dei popoli a vivere in libertà e dignità». 

L'Ayatollah ha poi assicurato il suo interesse affinché «i cittadini cristiani vivano come tutti gli iracheni in sicurezza e pace e nel pieno rispetto dei loro diritti costituzionali, e ha sottolineato il ruolo svolto nel proteggere loro negli anni passati, soprattutto durante il periodo in cui i terroristi avevano preso possesso di vaste aree in diverse province irachene, compiendo atti criminali».

L'abitazione di Al Sistani si trova praticamente dentro il santuario di Alì, considerato dagli sciiti il terzo luogo santo del'Islam dopo la Mecca e Medina. 

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