Papa Francesco vola al confine con la Russia e la Cina a parlare di pace, ma in Kazakistan il patriarca russo Kirill dà forfait

Lunedì 12 Settembre 2022 di Franca Giansoldati
Il Papa in preghiera a Santa Maria Maggiore prima della partenza per il viaggio in Kazakhstan

Città del Vaticano – Papa Francesco ha la valigia pronta per andare tre giorni in Kazakistan, paese cerniera nel Caucaso, confinante con la Cina e con la Russia, per partecipare ad un Congresso dei capi delle religioni mondiali organizzato dal governo di Nursultan al fine di rafforzare la propria immagine internazionale di nazione moderata e impegnata a creare dialogo nel mondo post-covid. «Sara' un'occasione per incontrare tanti rappresentanti religiosi e dialogare da fratelli animati dal comune desiderio di pace: pace di cui il nostro mondo e' assetato» ha spiegato prima della partenza.

Durante questo viaggio il Papa avrebbe dovuto incontrare il patriarca ortodosso Kirill ma il progetto è tramontato dopo che Bergoglio aveva definito il patriarca di Mosca un “chierichetto di Stato” a causa delle sue posizioni ultra nazionaliste sulla guerra in Ucraina, mentre in parallelo aumentavano anche i dissidi con tutte le confessioni cristiane che chiedevano a Kirill di prendere le distanze da Putin.

Alla fine il patriarca ortodosso di Mosca (che continua a benedire la guerra in Ucraina) ha deciso di rinunciare al viaggio inviando in Kazakhstan solo una delegazione di funzionari tra cui Antonj, il ministro degli esteri del Patriarcato che con il Vaticano ha una lunga tradizione di contatti e colloqui. 

Il Papa arriva a Nursultan in un momento di forte tensione a livello mondiale, proprio come accadde nel 2001 a Giovanni Paolo II all'indomani dell'11 settembre. A questo congresso organizzato dal nuovo presidente Kassym-Jomart Tokayev, ci saranno diversi leader religiosi, tra cui il grande imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, con cui firmo' il Documento sulla Fratellanza umana, e il rabbino capo ashkenazita d'Israele, David Lau. Il congresso terminerà con un appello finale per la pace in Ucraina che tutti dovrebbero sottoscrivere. 

Il Kazakhstan è tra i 10 paesi piu' grandi al mondo, un crogiolo di etnie e religioni, con in maggioranza musulmani e punto di congiunzione tra Oriente e Occidente, confinante sia con l'attuale Federazione Russa - dopo essere stato parte dell'Unione Sovietica di cui conserva i resti dei gulag - che con la Cina, con la quale oggi vanta ottimi rapporti. Proprio in questi giorni però sono spuntate diverse proteste per quei kazaki che sono finiti nei campi di rieducazione cinesi e di cui si sta occupando anche Amnesty International. 

In coincidenza con la visita papale, nella capitale NurSultan mercoledi' 14 ci sara' anche il presidente cinese Xi Jinping per prendere parte ad una serie di incontri economici e strategici legati sia alla costruzione di un percorso ferroviario di enorme importanza nel Caucaso per il trasporto delle merci, sia per la fornitura di uranio, di cui il Kazakhstan è primo produttore mondiale. Ma di incontri o contatti ravvicinati tra il presidente cinese Xi e il Papa non sono all'orizzonte.

Il primo appuntamento in agenda di Bergoglio è la visita di cortesia al presidente Tokayev e alle autorita' del Paese. Mercoledi' in mattinata, invece, si aprira' il Congresso interreligioso, con la preghiera in silenzio, seguita dal discorso del Papa e una serie di incontri con altri leader, mentre nel pomeriggio nell'area dell'Expo 2017 Francesco celebrera' la messa per la piccola comunita' cattolica (1% della popolazione) e alcuni gruppi di pellegrini provenienti anche dalla Russia. Giovedi', dopo l'incontro privato con i Gesuiti, il Papa vedra' nella Cattedrale i vescovi e il clero locale, e nel pomeriggio, prima di ripartire per Roma, pronuncera' il discorso conclusivo del Congresso, dopo la lettura della Dichiarazione finale. Una dichiarazione che, nella bozza - ha rivelato oggi il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin - fa riferimento, con enfasi particolare, al documento sulla fraternita' umana a favore della pace e della coesistenza pacifica, firmato da papa Francesco e dall'imam di Al-Azhar, ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019. Sullo sfondo degli incontri e delle dichiarazioni, naturalmente, resta la "terza guerra mondiale" a pezzi. 

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