«Rete gay in Vaticano, ma il mio libro aiuterà Papa Francesco». Parla l'autore di Sodoma

Martedì 19 Febbraio 2019 di Franca Giansoldati
«Rete gay in Vaticano ma il mio libro aiuterà Papa Francesco». Parla l'autore di Sodoma

CITTÀ DEL VATICANO Il titolo - Sodoma - sembra lasciare spazio a pochi dubbi sugli orientamenti raccolti dal sociologo Frédéric Martel al di là del Tevere. Quattro anni di lavoro sul campo, 1500 interviste, tra cui 41 cardinali, 52 vescovi, 45 nunzi per una inchiesta pubblicata in otto lingue e finanziata dall’editore inglese che ha sbaragliato il mercato con Harry Potter.

Chi la ha aiutata ad introdursi così facilmente in Vaticano, un ambiente generalmente diffidente e chiuso?
«Mi ha facilitato una rete gay. Non solo preti gay, ma anche cardinali e vescovi francesi. Questo mi ha consentito di arrivare ovunque, anche alla Cei».
Quindi esiste davvero una lobby gay…
«Non parlo di lobby, quella è una invenzione della destra americana. Per lobby si intende un gruppo di persone che hanno un obiettivo politico. In questo caso è il contrario. Tanti omosessuali in Vaticano ignorano di essere gay l’un l’altro. Una specie di maggioranza silenziosa, un gregge ampio. A mio avviso la Chiesa è divenuta strutturalmente omosessuale con la promessa del celibato che gli eterosessuali hanno compreso come un rifiuto».
Il Vaticano come zona gay friendly?
«Proprio così. Qualcuno dice che l’80 percento sono gay, ma io non la penso così. Del resto come è possibile saperlo? Dovrei esser l’amante di tutti per dirlo…»
Nel suo libro riferisce con certezza delle tendenze dell’ex cardinale McCarrick che il Papa ha spretato per una storia di abusi. Cosa ha raccolto su di lui?
«Che la sua storia era risaputa da molto tempo».
E del nunzio in Francia, monsignor Ventura che ora è al centro di ben tre denunce per molestie che dice?
«Il suo caso fa parte della caricatura e dell’ipocrisia di un intero sistema. Le accuse penso siano vere. E le informazioni interne c’erano».
Il suo libro sembra il frutto di una operazione politica...
«Io faccio il sociologo e il futuro della Chiesa non è un mio problema, non spetta a me riformare la Chiesa».
Il suo lavoro rafforzerà il pontificato in corso o lo indebolirà?
«Nessuno gay friendly e liberal, proveniente dalla sinistra cattolica francese farà un libro più positivo di questo su Francesco. Inizialmente questo Papa non mi stava tanto simpatico. Era argentino, gesuita, peronista, un giorno era gay friendly e il giorno dopo il contrario. Ma lavorando ho capito la trappola nella quale era stato rinchiuso dall’estrema destra americana, vittima di cardinali omofobi, rigidi e spesso con una doppia vita. Ecco che allora ho iniziato ad amare questo Papa».
Alla Congregazione della Fede però è ancora in vigore un documento che vieta il sacerdozio ai gay...
«Forse è un documento sorpassato, visto che in quasi tutti i Paesi è vietato discriminare i gay.

Una discriminazione del genere metterebbe la parola fine al sacerdozio. In Francia su 800 preti che muoiono ne entrano solo 60. E’ chiaro che il celibato e la castità hanno fallito. Qualcuno prima o poi ne dovrà prendere atto».

Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 18:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA