Clima, da Biden a Macron e Draghi: la fitta rete diplomatica del Papa per non far fallire il summit

Domenica 24 Ottobre 2021 di Franca Giansoldati
Clima, da Biden a Macron e Draghi: la fitta rete diplomatica del Papa per non far fallire il summit

Città del Vaticano – Fitta ragnatela diplomatica attorno al Vaticano nel tentativo di non far fallire la Cop26, il summit sull'ambiente che inizierà a Glasgow il 31 ottobre. In questi mesi, a più riprese, sono stati ascoltati da Papa Francesco diversi leader impegnati a portare a casa un accettabile accordo sul clima o, perlomeno, a non farlo naufragare del tutto dopo gli annunci problematici della Cina, della Russia e dell'Australia che di fatto diserteranno il summit. Udienze, telefonate, contatti personali con il Papa: il segretario americano Tony Blinken, Nancy Pelosi, il premier Draghi, il presidente Macron, il premier francese Jean Castex, la cancelliera Angela Merkel, il presidente dell'Irlanda, diversi patriarchi, l'Imam del Cairo e, ultimo in agenda, appuntamento fissato per il 29 ottobre, il presidente Joe Biden.

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«Il Papa e Biden discuteranno dell'impegno comune incentrato sul rispetto fondamentale della dignita' umana, della lotta per sconfiggere la pandemia, della sfida per contrastare i cambiamenti climatici e del prendersi cura dei poveri» ha anticipato la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki.

Papa Francesco, autore della enciclica Laudato Sì – la prima e storica enciclica sociale di stampo ambientalista – è considerato sulla scena internazionale un formidabile veicolo di soft power.

Di conseguenza il suo appoggio alla questione climatica è ritenuto fondamentale dagli Usa e dal presidente Macron. Tuttavia a Glasgow il Papa ha scelto di non andare (pare) per i troppi problemi organizzativi che stanno emergendo in loco. Sicchè il pontefice manderà un messaggio al summit e spedirà in Scozia, al suo posto, una delegazione guidata dal cardinale Pietro Parolin, il segretario di Stato.

Papa Francesco e il presidente Biden,invece, si incontreranno il 29 ottobre a Roma in mezzo alle feroci polemiche per il sostegno di quest'ultimo al diritto all'aborto. In passato i due avevano già avuto modo di incontrarsi altre volte: alla messa inaugurale del pontificato nel 2013, due anni dopo durante la visita del Papa negli Stati Uniti e nel 2016 in Vaticano.

Anche se la portavoce della Casa Bianca ha evitato di inserire tra i punti in agenda la questione spinosissima dell'aborto è difficile che questo tema resterà fuori dalla porta della biblioteca apostolica, visto che l'udienza del 29 ottobre capita a ridosso della riunione della conferenza episcopale americana a Baltimora, importante appuntamento annuale, fissato per tempo, dove i vescovi dovranno votare una dichiarazione scottante: se negare o meno la comunione ai politici cattolici che sostengono il diritto all'aborto. 

Biden, come si sa, e' un cattolico praticante che va regolarmente alla messa e riceve la comunione nonostante siano ancora in vigore dei punti dottrinali che impediscono di dare la comunione a chi concorre all'aborto (anche dal punto di vista legislativo). Il cardinale Wilton Gregory, arcivescovo di Washington, ha già anticipato che lui personalmente non neghera' mai la comunione a Biden, mandando in soffitta i vecchi documenti dottrinali ancora in vigore. Tuttavia vi sono altri cardinali che, al contrario, sono scesi in campo chiedendo coerenza tra pratica e dottrina. Nella loro ultima riunione, a giugno, i vescovi statunitensi avevano votato a larga maggioranza la necessitò di procedere alla stesura di una dichiarazione. Ne era nato uno scontro con il Vaticano, visto che il Papa aveva chiesto di soprassedere e di coltivare una linea più prudente. Se a novembre dovesse passare una dichiarazione rigorista sull'aborto creerebbe ulteriori divisioni in una Chiesa americana già abbondantemente sfilacciata al suo interno tra bergogliani e anti-bergogliani. 

Papa Francesco non ha mai nascosto simpatie (al limite dell'endorsement) per Joe Biden. Difficile dimenticare quando, poco dopo le elezioni presidenziali, rompendo ogni indugio diplomatico, fece una lunga telefonata di congratulazioni a Biden. 

Nel giorno dell'insediamento di Biden l'arcivescovo conservatore Jose' Gomez di Los Angeles, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, aveva però messo le mani avanti denunciando come Biden si era impegnato a «perseguire determinate politiche che potrebbero far avanzare i mali morali e minacciare la vita e la dignita' umana, soprattutto nei settori dell'aborto, della contraccezione, del matrimonio e del genere».

Se il presidente della conferenza episcopale americana invocava rigore e coerenza morale, Papa Francesco nel messaggio inviato a Biden non menzionava la questione. Interrogato sul nodo della comunione tornando dalla Slovacchia, il Papa ai giornalisti in una conferenza stampa in aereo aveva spiegato che l'aborto e' omicidio ma ma spetta ai vescovi a non politicizzare la questione e la ricezione della comunione. Un colpo al cerchio e uno alla botte. 

All'inizio dell'estate Biden, interpellato dalla stampa sul possibile divieto a ricevere la comunione, si era mostrato quasi baldanzoso rispondendo: «questa e' una questione privata e non credo che accadra'». 

Il problema non è affatto archiviato e i malumori viaggiano carsici. All'inizio di questo mese, mentre il Papa riceveva in Vaticano la speaker della Camera Nancy Pelosi l'arcivescovo Salvatore Cordileone di San Francisco ricordava che Pelosi si dice cattolica ma continua a dare il suo sostegno al diritto all'aborto. L'arcivescovo invitava i cattolici a digiunare e pregare affinché Pelosi cambiasse la sua posizione sull'aborto. Nel frattempo il presidente Biden ha nominato l'ex senatore Dem, Joseph Donnelly, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede. Un cattolico che da senatore si è opposto fermamente al diritto all'aborto, con eccezioni in caso di stupro, incesto e pericolo per la vita della madre. 

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