Il Papa ai miliardari, accumulare ricchezze senza condividerle non crea un mondo migliore

Lunedì 24 Febbraio 2020 di Franca Giansoldati
Il Papa ai miliardari, accumulare ricchezze senza condividerle non crea un mondo migliore

Città del Vaticano – L'invito del Papa è rivolto ai Paperon de' Paperoni di tutto il mondo: l'accumulo di ricchezze che non prevede alcuna condivisione con chi ne ha bisogno, non contribuisce a creare un mondo migliore. Il Messaggio della Quaresima che Francesco ha diffuso stamattina è, nei fatti, una anticipazione dell'incontro che farà ad Assisi alla fine di marzo per la 'Davos' cattolica: tre giorni di dibattiti tra economisti, il mondo della finanza, del social impact, di giuslavoristi, di politici. L'obiettivo è dare impulso ad una nuova rete economica capace di partire dal basso per realizzare una partecipazione diffusa, ad ogni livello, delle attività imprenditoriali a carattere etico e sociale. Nel testo preparato per l'inizio della Quaresima Francesco si concentra soprattutto sulla parte della carità, una antica pratica contemplata nelle Scritture perchè parte del cammino cristiano. 

«Anche oggi è importante richiamare gli uomini e le donne di buona volontà alla condivisione dei propri beni con i più bisognosi attraverso l’elemosina, come forma di partecipazione personale all’edificazione di un mondo più equo. La condivisione nella carità rende l’uomo più umano; l’accumulare rischia di abbrutirlo, chiudendolo nel proprio egoismo» si legge. 

Natualmente il Papa si spinge oltre, riprendendo la Laudato Sì e la Evangelii Gaudium e dare coordinate capaci di incidere sulle dimensioni strutturali dell’economia attuale dove la finanza ha ormai eroso le radici della produzione e dove il profitto sembra essere l'unico punto di riferimento assoluto, senza tener conto di altre variabili come il bene comune, lo sviluppo condiviso, la partecipazione agli utili.

Dal 26 al 28 marzo ad Assisi Francesco ha convocato giovani economisti, imprenditori e change- makers, con l’obiettivo di contribuire a delineare un’economia più giusta e inclusiva di quella attuale. Se la politica è una forma eminente di carità altrettanto lo sarà l’economia «con questo stesso spirito evangelico, che è lo spirito delle Beatitudini». 

Nella Evangeli Gaudium Francesco ha messo in evidenza che le teorie economiche della «ricaduta favorevole» - quelle che presuppongono che ogni crescita economica, favorita dal libero mercato, riesca a produrre di per sé una maggiore equità e inclusione sociale nel mondo - non sono più tanto valide. «Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare. Per poter sostenere uno stile di vita che esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete».

Francesco sin dall'inizio del suo pontificato ha denunciato quanto i guadagni di pochi ogni anno crescono esponenzialmente, mentre quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere. Lo squilibrio si basa su chi continua a difendere l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. 

L'idea di Francesco è di non negare il diritto di controllo degli Stati, che dovrebbero essere incaricati di vigilare per la tutela del bene comune.

Altrimenti, scrive, si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole. Inoltre, il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto. A tutto ciò si aggiunge una corruzione ramificata e un’evasione fiscale egoista, che hanno assunto dimensioni mondiali. La brama del potere e dell’avere non conosce limiti. In questo sistema, che tende a fagocitare tutto al fine di accrescere i benefici, qualunque cosa che sia fragile, come l’ambiente, rimane indifesa rispetto agli interessi del mercato divinizzato, trasformati in regola assoluta».

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