Città del Vaticano – I primi contraccolpi economici per la Chiesa dovuti al Coronavirus gravano soprattutto sulle piccole diocesi delle terre di missione.
«Moltissime di queste realtà ecclesiali vivono semplicemente della colletta domenicale e non hanno un sistema centrale di sostentamento. Perciò i sussidi sono andati fortemente a favore delle diocesi per la sopravvivenza dei sacerdoti e il pagamento dei costi correnti, ma anche di comunità religiose, o di scuole cattoliche, così come per famiglie particolarmente provate».
Dal Toso spiega che la raccolta di fondi per le missioni va distribuita in mille rivoli destinati a zone lontane e bisognose. E ha fatto tre esempi concreti. «L'aiuto ad un convento di religiose di clausura in Marocco - queste religiose notoriamente vivono di provvidenza, e in ragione della loro vocazione vivono sostanzialmente nel loro convento; il sostegno a famiglie cristiane nel Bangladesh, una minoranza minuscola ed estremamente povera in un paese provato spesso da cataclismi naturali; il supporto a diverse stazioni radio e tv in Africa per la trasmissione di catechesi e celebrazioni liturgiche vista la difficoltà di celebrare in presenza».
Si tratta, ha proseguito il presidente delle Pontificie Opere Missionarie, di «esempi molto semplici, che però vi lasciano intendere come il nostro lavoro vada a favore di tante piccole realtà nascoste, che spesso sfuggono ai grandi flussi degli aiuti. Tutto ciò rende ancor più necessaria la nostra presenza. Certo, mi rendo conto che si tratta spesso di una goccia nell'oceano delle necessità. Ma è un modo concreto per indicare una comunione nella Chiesa, che ci fa partecipi delle gioie e dei dolori degli altri battezzati» ha aggiunto Dal Toso.
«Sebbene la questione finanziaria non sia la prima né la prioritaria, tuttavia anche il denaro è una necessità: come ogni anima, ha bisogno di un corpo».