«Smantelliamo le opere d'arte del prete accusato di abusi» dalla Francia parte il movimento che tocca anche il caso Rupnik a Roma

Giovedì 2 Febbraio 2023 di Franca Giansoldati
padre Marko Rupnik con alcuni bozzetti delle sue opere d'arte

Città del Vaticano – Le opere d'arte di un religioso che si è macchiato di abusi e sono contenute all'interno di chiese, monasteri e cappelle dovrebbero essere rimosse per rispettare le vittime.

E' quello che sta succedendo in Francia e che presto potrebbe essere applicato altrove, dove esistono manufatti artistici firmati da sacerdoti che hanno commesso reati sessuali e abusi di potere su vittime fragili. Il dibattito partito in sordina è ormai decollato e sta rimbalzando oltre i confini francesi. Tutto è iniziato a Charly, a sud di Lione, dove il sindaco di questa cittadina ha annunciato che le vetrate della chiesa saranno rimosse. All'origine di questa drastica decisione c'è la scoperta amara affiorata solo recentemente a seguito di indagini: l'autore dell'opera vetraria - il sacerdote Louis Ribes, morto nel 1994 – durante la sua vita si è reso responsabile di atti di pedofilia, insabbiati in varie circostanze dai suoi superiori.

Da più di un anno le sue vittime, tutte ormai adulte, chiedono la rimozione dei manufatti artistici dalle chiese della regione e così ha preso corpo una sorta di Cancel Culture in versione ecclesiale prendendo di mira il caso più macroscopico e abnorme che in questo periodo sta affiorando dentro la Compagnia di Gesù, rimbalzando in Vaticano fino a lambire la figura del Papa. Il gesuita artista (famoso a livello internazionale) padre Marko Rupnik, accusato da numerose religiose e laiche di molestie e violenze, le cui opere d'arte musiva ornano i maggiori santuari del mondo: Lourdes, San Giovanni Rotondo, la cappella del seminario al Laterano e persino la cappella mariana voluta da Papa Wojtyla dentro al Palazzo Apostolico. Nonostante le reiterate denunce alle autorità vaticane e la condanna unanime del tribunale della Congregazione della Dottrina della Fede nel 2020 Rupnik è stato di fatto 'graziato' dalla “autorità superiore”, aprendo un giallo finora insoluto su chi abbia cancellato con un colpo di spugna un verdetto di colpevolezza (il cardinale gesuita Ladaria, prefetto del Dicastero che solitamente non agisce mai in autonomia davanti a casi particolarmente gravi, oppure Papa Francesco).

LA RIFLESSIONE

Il pontefice però in una intervista rilasciata alla agenzia americana AP ha respinto al mittente ogni insinuazione sottolineando che questo caso gli ha solo causato dolore («Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita».

Intanto il dilemma se lasciare o meno al loro posto i manufatti artistici di preti accusati di abusi resta un rovello. E' giusto smantellare opere d'arte? In Francia la questione si sta facendo seria. Da più di cinque anni il collettivo delle vittime del sacerdote Louis Ribes insiste per la rimozione dei dipinti e delle vetrate di quest'uomo, conosciuto prima della sua morte come "il Picasso delle chiese". Dal 2021, almeno 60 persone lo hanno accusato di abusi sessuali e stupri commessi negli anni '70 e '80 nelle diocesi di Lione, Grenoble-Vienne e Saint-Etienne. Naturalmente la Chiesa ha riconosciuto i crimini, ma alcuni comuni tardano a rilasciare le opere, soprattutto per motivi finanziari. A Charly, a sud di Lione, il sindaco ha accettato di rimuovere le vetrate.

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«È una soddisfazione» ha detto Luc Gemet, 59 anni, vittima del sacerdote. Alla stampa francese ha raccontato che tra gli otto e i quattordici anni, mentre frequentava il seminario a Vienne-Estressin «ci ha chiesto di spogliarci per disegnarci. Questo era il pretesto per toccarci o violentarci, e dagli schizzi faceva dei dipinti». Le denunce che Luc (come altri) hanno inoltrato alle autorità non hanno avuto alcun effetto. Le opere del sacerdote Louis Ribes sono state esposte in molte chiese della regione. «Tutte le vittime sanno come è stato fatto, si riconoscono nei dipinti. La prima volta che mi è successo è stato mentre spingevo la porta di una cappella. Quando ho visto questi dipinti sono rimasto sconvolto, mi ci sono voluti tre giorni per rimettermi in piedi. Mi ha fatto ripiombare in questo abominio». Le vittime hanno raccolto oltre 14.000 firme e non si fermeranno. Finora sono tre le diocesi - Lione, Saint-Étienne e Grenoble - d'accordo a smantellare le opere. Chissà se questa sorte toccherà ai lavori internazionali di padre Rupnik. 

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COPERTURE

In Vaticano è risaputo che Rupnik in tanti anni di attività artistica abbia goduto di amicizie e coperture influenti, a cominciare dal cardinale Angelo De Donatis, vicario della diocesi di Roma. I gesuiti della Compagnia di Gesù di recente hanno fatto un riassunto del doloroso caso  evidenziando che da parte loro era già stata aperta una inchiesta preliminare per fare chiarezza sulle accuse di  «molestie sessuali e di assoluzione di una complice (...) nel peccato contro il sesto comandamento». Già nel 2019 l'indagine preliminare aveva appurato che le «accuse erano credibili» e che era stato inviato un plico alla Congregazione per la Dottrina della Fede;  nel frattempo a Rupnik erano state imposte "misure restrittive cautelari" a gennaio 2020. A sorpresa però poche settimane dopo a Rupnik fu affidato il compito inspiegabile di tenere la predica per il ritiro spirituale della Curia romana del primo venerdì della Quaresima. Oggi nessuno sa spiegarsi il motivo, né si riesce ad individuare la genesi di un gesto del genere. Infine a maggio, nonostante la sentenza unanime di colpevolezza da parte della Congregazione della Fede, il gesuita sloveno fu graziato e da allora Rupnik ha continuato a tenere conferenze in giro per il mondo, ritiri spirituali e accettare altri importanti incarichi artistici per ornare luoghi di culto con i suoi mosaici d'oro. 

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Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA