Suore coraggiose denunciano alla giustizia civile il vescovo per violenza di genere, il Papa manda in loco un mediatore

Martedì 6 Settembre 2022 di Franca Giansoldati
Suore coraggiose denunciano alla giustizia civile il vescovo per violenza di genere, il Papa manda in loco un mediatore

Città del Vaticano – Vere guerriere.

Le monache di clausura del convento di San Bernardo a Salta in Argentina, un'istituzione molto conosciuta e amata dalla gente, praticamente una sorta di punto di riferimento della vita spirituale della città, alcuni mesi fa hanno hanno raccolto il coraggio e hanno denunciato l'arcivescovo locale per violenza di genere, ricorrendo al tribunale civile e non ai tribunali diocesani perchè sapevano benissimo che sarebbero state stritolate da una mentalità ben poco paritaria che tende sempre far prevalere la visione maschile. La giustizia canonica spesso e volentieri essendo amministrata da giudici maschi - molti vecchio stampo - risulta nei fatti prevenuta e sbilanciata rispetto al genere femminile. Così la denuncia delle suore - nel frattempo finita nelle mani della giudice argentina Maria Carolina Caceres Moreno - non solo rischiava di creare un caso di rilevanza internazionale ma avrebbe certamente creato ulteriore danno all'immagine della Chiesa argentina, già duramente provata dal caso di monsignor Oscar Zanchetta, l'arcivescovo amico e protetto del Papa nonostante le accuse di abusi su ragazzi e poi condannato per violenze sessuali (da un tribunale civile). Attualmente si trova agli arresti domiciliari dopo la sentenza di colpevolezza emessa alcuni mesi fa. 

Le suore di Salta rincuorate dalla giustizia civile (relativa al caso Zanchetta) hanno sporto denuncia contro l'arcivescovo locale, Mario Cargnello, per i maltrattamenti che subivano da anni, per la violenza psicologica, per le minacce, per il taglio delle risorse. Insomma mobbing allo stato puro. Il giudice argentina ha così disposto la sorveglianza della polizia nel convento, ordinando che le autorità dell'arcidiocesi non potessero avvicinarsi alla struttura. Il conflitto è nato anni addietro, nel silenzio generale ed è stato descritto con grande ricchezza di particolari dalla stampa locale poiché legato a una nuova devozione a una vergine conosciuta come Maria Immacolata del Divin Cuore di Gesù, la Vergine della Collina apparsa a una donna di Salta, María Libia de Obeid.

Le monache ritengono che la apparizione sia reale mentre l'arcivescovo nutre forti dubbi: la divergenza sul piano teologico si è trasferita velocemente in quello pratico e concreto, fino a che le monache sono state più volte minacciate. L'epilogo ha portato la madre priora Maria Fatima dello Spirito Santo ad andare a denunciare l'arcivescovo dal magistrato civile. Un atto di enorme coraggio considerando come vanno le cose dentro la Chiesa, nei rapporti sbilanciati e ancillari tra istituti femmili e vescovi, dove le donne e le suore in particolare sono considerate spesso quasi di serie B rispetto alla posizione dei consacrati. 

Intanto a Roma, immaginando la mala parata e il rischio di problemi alla immagine della Chiesa (già compromessa per via dello scabroso caso Zanchetta), hanno deciso di correre ai ripari e tentare la carta della mediazione. Papa Francesco ha così spedito in loco, a Salta, un avvocato di sua fiducia per evitare che esplodesse un nuovo caso giudiziario. 

Nei giorni scorsi è stato reso pubblico l'accordo firmato tra la Priora del Monastero delle Carmelitane Scalze e l'arcivescovo Mario Antonio Cargnello. Il comunicato diffuso dalla congregazione dei religiosi recita una formula benevol: «Questo accordo è il frutto dello spirito di conciliazione che le parti hanno dimostrato rispondendo all'appello lanciato dal Santo Padre Francesco attraverso il dottor Javier Belda Iniesta, che aveva nominato suo Delegato per aiutare a ristabilire il dialogo fraterno tra le due istituzioni, sempre nel rispetto dell'autonomia del mondo secolare e delle competenze proprie del Vescov». Ora la mediazione andrà avanti nel silenzio, ma le suore in parte hanno già vinto la loro battaglia di principio, essere ascoltate. Ad aprile 2023 il Garante «riferirà sull'effettivo adempimento degli accordi sottoscritti».

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