Città del Vaticano - Scontri interni ciclici, malumore tra tanti parroci romani, una audit sui conti del Laterano ordinata dal Papa fino al riassetto complessivo dell'amministrazione della diocesi e per ultimo lo scandalo legato all'orribile caso Rupnik (il gesuita-artista accusato di aver abusato di decine di suore) che ha squassato le fondamenta della Diocesi di Roma.
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La scelta, dopo diversi sondaggi, è caduta su un altro sacerdote di provata esperienza nel mondo della comunicazione: si tratta di padre Giulio Albanese, il missionario comboniano che dopo avere trascorso tanti anni in Africa, fu incaricato dal suo ordine religioso (alla fine degli anni Novanta) di fondare una agenzia di stampa missionaria, la Misna. In passato don Giulio ha collaborato con la Cnn e con diverse testate cattoliche, sempre attento ai mutamenti del peso della Chiesa nella geopolitica.
La conoscenza del continente africano, però, resta senza dubbio il suo punto di forza e come africanista ha firmato diversi libri divulgativi sulle principali sfide della Chiesa. Papa Francesco lo ha molto apprezzato quando ha organizzato il suo primo viaggio in Africa, nella repubblica Centrafricana, informandosi soprattutto sui suoi scritti e le sue analisi. A don Giulio ora spetterà una missione difficilissima, quella di riuscire ad aggiustare l'immagine appannata del Laterano, fortemente indebolito e sconquassato da anni di contrasti interni.
Pacifista convinto, sensibile alla questione dei migranti don Giulio un po' di tempo fa per Famiglia Cristiana ha firmato una interessante analisi sulla guerra in Ucraina. «Da rilevare che la guerra attualmente in corso a seguito dell’invasione russa sta suscitando grande preoccupazione per il forte impatto economico che sta avendo sull’Africa, vanificando la traiettoria di ripresa post-pandemica che doveva profilarsi con il sostegno dei grandi attori internazionali. L’Africa, già nel passato, ha fatto fronte a crisi economiche di vario genere, superandole a testa alta — e questo è di buon auspicio — ciò non toglie che occorre essere comunque realisti. Ad esempio, l’Africa Continental Free Trade Area (Afcfta), entrato in vigore formalmente il primo gennaio 2021, sta subendo forti contraccolpi proprio in quella che doveva essere la sua fase di lancio. Si tratta di un’area di libero scambio che è condizionata dalla crisi economica che, nell’attuale congiuntura, attanaglia molti Paesi del continente».
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