La tela del Vaticano per aiutare Zuppi in Ucraina si indebolisce, il Papa chiede aiuto al Presidente Lula

Giovedì 1 Giugno 2023 di Franca Giansoldati
La tela del Vaticano per aiutare Zuppi in Ucraina si indebolisce, il Papa chiede aiuto al Presidente Lula

Città del Vaticano – La tela vaticana per facilitare quel clima tra Russia e Ucraina necessario a raggiungere il cessate il fuoco, condizione minima per avviare in seconda battuta negoziati difficilissimi, complessi e prevedibilmente lunghi, man mano che passano i giorni sembra quasi perdere forza, come se la missione annunciata si fosse avviata su un binario morto nonostante gli sforzi enormi e la buona volontà di Papa Francesco.

Da Santa Marta si lavora alacremente a rafforzare la più ampia rete diplomatica collaterale possibile a supporto del compito affidato al cardinale Matteo Zuppi. In questo quadro i contatti diretti con capi di Stato considerati vicini e amici non mancano. Tre giorni fa il Papa ha avuto un breve colloquio con Sergio Mattarella, prima che ricevesse dalle sue mani il premio Paolo VI, e ieri sera c'è stata una lunga telefonata con il presidente brasiliano Lula con il quale ha affrontato il tema della pace a Kiev.

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Lula gli avrebbe trasferito le informazioni in suo possesso ottenute da altri leader durante il G7 a Pechino, ricevendo da Bergoglio la benedizione a farsi tessitore di pace nell'area BRICS, vale a dire esercitando moral suasion con l'India, la Russia, il Sudafrica e la Cina. Lula del resto è uno di quei pochi leader ad aver avuto accesso diretto a Putin e per questo Papa Bergoglio fa grande affidamento su di lui anche se sul conflitto ucraino la posizione di Lula non è percepita con favore da Kiev, visto che ritiene responsabile della guerra anche Zelensky (“voleva la guerra”) e non solo il Cremlino. 

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Francesco in questo quadro magmatico è come se camminasse sulle uova, cercando con mille sforzi di mantenere una linea il più possibile di “equivicinanza” con Kiev e con Mosca. Anche se Zelensky in un intervista fatta ieri ad un giornale argentino ha detto che il Papa appoggia l'Ucraina e gli ucraini. Sempre ieri, in piazza San Pietro, il Papa rinnovava l'appello alla pace, mostrando come sia possibile vivere da fratelli e indicando l'esempio dei ragazzi di una comunità in Toscana in cui vivono assieme giovani russi e ucraini. «Il vostro esempio possa suscitare propositi di pace in tutti, anche in coloro che hanno responsabilità politiche. E questo ci deve portare a pregare di più per la martoriata Ucraina ed esserle vicino».

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Sono ormai trascorsi più di trenta giorni dall'annunciata missione ma nessun passo ufficiale e pubblico è stato ancora fatto dal Vaticano a proposito della missione di Zuppi. Gli Stati Uniti hanno dato luce verde. «Tutti i piani sono benvenuti» ha detto il portavoce per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa.  «Ogni proposta deve essere però considerata credibile e sostenibile e deve avere il sostegno del presidente Volodymyr Zelensky». La stessa cosa vale per il ministro degli esteri italiano Tajani: «l'obiettivo è quello di raggiungere una pace giusta, che preveda l'integrità territoriale dell'Ucraina». Cosa peraltro ribadita definitivamente dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: «Deve esserci il principio: niente sull’Ucraina senza l’Ucraina. Insieme all’Ucraina vogliamo una pace giusta, che non premi l’aggressore. Ma che sostiene i principi della Carta delle Nazioni Unite e il diritto del popolo ucraino di essere padrone del proprio futuro. Il presidente Zelensky è molto chiaro su questo. Un cessate il fuoco che sfoci in un conflitto congelato non porterà una pace duratura».

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Per il cardinale Matteo Zuppi si tratta di un itinerario sempre più complicato e chissà se riuscirà mai a raggiungere l'obiettivo di facilitare il clima favorevole alla pace, anche se in suo aiuto si stanno muovendo molto esponenti della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa russa. Si tratta di volenterosi tentativi per sondare il terreno, capire i margini di manovra e creare consenso. Cosa non scontata in questo contesto. 

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