Più fa discutere e più è destinato a crescere. È un fenomeno mediatico nazionale - seguito da oltre un milione e duecento mila follower su Tiktok - il trentottenne padre Matthieu Jasseron.
Germania, il capo dei vescovi va in tv e sfida il Papa: «Qui continueremo a benedire le coppie gay»
Il suo successo ha spiazzato la Chiesa francese persino quando, due anni fa, ha praticamente riscritto il Catechismo dicendo che da nessuna parte della Bibbia o del Catechismo si legge che essere omosessuali o praticare l'omosessualità è un peccato. Sorvolando così sul Catechismo, soprattutto agli articoli 2351 e 2357 (che parlano di "atti intrinsecamente disordinati") e da tempo sono al centro di una battaglia con Roma affinché Papa Francesco decida di emendare quegli articoli.
Padre Matthieu è cresciuto talmente tanto in notorietà che proprio il successo lo sta mettendo a riparo dal rischio di sanzioni interne. Ora ha deciso di lanciare una specie di Netflix cattolica per meglio evangelizzare quegli ambienti lontani e refrattari al messaggio di Cristo proprio in Francia dove la secolarizzazione sta raggiungendo livelli preoccupanti.
Theostream è il nome che il sacerdote-star ha appena scelto per la piattaforma web in cui recensirà i video dei youtubers cristiani di tutto il mondo: cattolici, luterani, ortodossi, evangelici, protestanti. L'obiettivo, ha spiegato è di dare visibilità alla missione evangelizzatrice in chiave 2.0 e permettere a tutti di scoprire la fede e approfondire il messaggio del Vangelo. Naturalmente la conferenza episcopale francese offre sostegno all'iniziativa consapevole che lo strumento tecnologico può effettivamente essere un prezioso alleato per i nuovi missionari.
Nel frattempo sono state individuate anche 48 associazioni impegnate su diversi terreni, dalla cooperazione internazionale ai pellegrinaggi, dalla carità alla morale. Così le critiche che continuano a piovergli addosso per i metodi comunicativi ben poco paludati e ortodossi di certi suoi video su Tiktok, a don Matthieu fanno un baffo.
Qualche tempo fa a sua difesa si era mossa la conferenza episcopale che con una nota faceva notare che già nel 2010 Benedetto XVI incoraggiava i sacerdoti a essere presenti nel mondo digitale «in costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il loro ruolo di animatori di comunità» e «utilizzando, accanto ai mezzi tradizionali, l'apporto dei mezzi audiovisivi di nuova generazione (foto, video, animazioni, blog, siti web) che rappresentano inedite opportunità di dialogo».