La guerra a bassa intensità dei gesuiti contro Salvini (e la Lega) nasce nel 1992

Sabato 1 Giugno 2019 di Franca Giansoldati
La guerra a bassa intensità dei gesuiti contro Salvini (e la Lega) nasce nel 1992
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Bisogna partire dal lontano 1992. Praticamente un'era geologica fa. L'antipatia dei gesuiti per la Lega Nord è antica e nasce agli albori del Carroccio, quando la rozza liturgia legata al Dio Po e ai misteri druidici di un Umberto Bossi che vestiva i panni di un sacerdote stile Merlino, tenevano banco. Il tempo non ha mitigato l'avversione che, anzi, è rimasta intatta, benchè i legisti nel frattempo si siano avvicinati (più o meno strumentalmente) ad una religiosità diversa, di stampo più popolare, legata ai santuari, alla devozione mariana di Medjugorie, ai miracoli di Fatima. Fino ai crocifissi ostentati sui palchi dei comizi, alle consacrazioni di vittorie elettorali al Cuore Immacolato della Vergine e alle invocazioni di protezioni celesti che Matteo Salvini ha fatto per ricostruire l'Italia nei suoi valori più radicati.

L'incompatibilità di sottofondo della Compagnia di Gesù non ha subito variazioni. Se però agli inizi degli anni Novanta prevaleva l'eleganza di padre Giampaolo Salvini (che non è parente di Matteo Salvini) che con grande fair play si limitava a dire che si trattava di una realtà «disfattista e dirompente», replicando alle grossolane boutade del Senatur contro l'allora arcivescovo di Milano, il gesuita Carlo Maria Martini, invitato a lasciare la Curia milanese perché «troppo compromesso»» col potere politico, oggi i colpi in punta di fioretto si sono trasformati in un conflitto a bassa intensità, amplificato a dovere dalla potenza dei social, a cui la maggior parte dei gesuiti fanno affidamento per diffondere le posizioni predominanti di questo pontificato.

A guidare il drappello è il nuovo direttore di Civiltà Cattolica, una delle più antiche riviste italiane, le cui bozze un tempo venivano riviste in Segreteria di Stato, mentre ora i contenuti rispecchiano direttamente il pensiero di Santa Marta. Padre Antonio Spadaro in questi anni si è ritagliato un ruolo di primo piano, diventando uno dei consiglieri del Pontefice, assieme ad altri gesuiti che lavorano nel suo staff o alla Gregoriana. L'idiosincrasia alla Lega è stata manifestata sui social, in diverse circostanze, soprattutto davanti alle durissime politiche sull'accoglienza di Salvini e al suo approccio non proprio cristiano verso i migranti.

Ultimamente però il livello di scontro che padre Spadaro ha innalzato ha creato scalpore per la modalità inedita. Visto che in questi giorni ha ripreso quota l'ipotesi di un possibile incontro in Vaticano tra Salvini e il Papa (o con il suo segretario di Stato, Parolin), Spadaro ha sguainato la sciabola e twittato un messaggio in cui informava i naviganti che in passato c'erano stati Papi che avevano incontrato dittatori sanguinari, facendo riferimento a Pinochet sul balcone con Giovanni Paolo II, Paolo VI con Ceausescu, San Leone Magno con Attila e Benedetto XVI con Fidel Castro. Postando persino le fotografie di quei momenti storici. Qualcuno – sempre su Twitter – gli chiedeva conto di spiegare perché allora Francesco non vuole ricevere Salvini. Spadaro per tutta risposta ha replicato che almeno quelli “erano dittatori seri”. Come dire, Salvini manco quello. In questo panorama di una guerra mediatica senza esclusione di colpi, va aggiunto un altro autorevole gesuita, padre Bartolomeo Sorge che qualche giorno fa ha paragonato Salvini a Giuda (Non basta baciare in pubblico Gesù, lo ha fatto anche Giuda). Ma l'elenco dei gesuiti contrari ai leghisti è lunga e include anche padre Occhetta (sempre di Civiltà Cattolica) che ha affermato che baciare il crocifisso durante un comizio è roba politeista, una manifestazione priva di fede. 
Ultimo aggiornamento: 3 Giugno, 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA