Il grido della pace alla Nuvola con Macron per una via di uscita alla guerra ucraina

Sullo sfondo è tangibile l'energia collettiva che si vorrebbe individuare, forse una via diplomatica per far tacere le armi e arrivare al cessate il fuoco in Ucraina

Domenica 23 Ottobre 2022 di Franca Giansoldati
nella foto Impagliazzo, Macron, Mattarella, Tajani

La parola pace alla Nuvola viene ripetuta una quantità infinita di volte. Ossessivamente. Ma non è un suono vuoto. Persino sulla facciata del centro congressi dell'Eur è visibile a caratteri giganteschi. Si cerca pace, si vuole pace, si domanda pace. Per tre giorni Roma è un crocevia di speranza radunando leader religiosi di tutto il mondo, assieme al presidente francese Emmanuel Macron a quello italiano, Sergio Mattarella oltre che accademici, intellettuali, voci libere, testimoni. «La politica ha bisogno di sguardo ampio» dice Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant'Egidio, organizzatrice di questo momento di riflessione.

Iniziato l'incontro tra Giorgia Meloni e Macron. Ucraina, il presidente francese: «Una pace è possibile». Mattarella: «Guerra è sfida ai nostri valori»

Sullo sfondo è tangibile l'energia collettiva che si vorrebbe individuare, forse una via diplomatica per far tacere le armi e arrivare al cessate il fuoco in Ucraina.

Non ci sono piani al momento, solo un segno fortissimo. Da Mosca è arrivato a Roma anche il numero due del Patriarcato, l'arcivescovo Antonji, in rappresentanza dell'ortodossia russa. E' un momento importante per l'Italia. Ieri all'inaugurazione, erano presenti ben tre ministri del governo Meloni, Antonio Tajani degli esteri, Matteo Piantedosi dell'Interno e dello Sviluppo Economico Adolfo Urso. Tajani sottolinea che non c'è pace senza giustizia.

«La guerra è tornata sul suolo europeo con l’invasione russa della martoriata Ucraina e tuttora non si vede una via d’uscita» ripete Riccardi. A Papa Francesco spetta, invece, la chiusura di questa tre giorni di speranza. Domani pomeriggio sarà al Colosseo con gli altri leader religiosi – musulmani, ebrei, ortodossi, protestanti, scintoisti, induisti, buddisti – per pregare e ascoltare. La pace resta effettivamente un processo tortuoso, a volte persino lento che implica l'impegno dei singoli, delle istituzioni, dei volenterosi. In questo quadro le religioni rivestono una parte essenziale.

All'Angelus di ieri Francesco, parlando davanti ai fedeli in piazza san Pietro, dopo avere  augurato al nuovo governo buon lavoro, ha rinnovato il suo pensiero per la «martoriata Ucraina» annunciando che martedì si sarebbe recato al Colosseo a pregare per la pace, assieme ai rappresentanti delle comunità cristiane e delle religioni mondiali. Ha poi invitato chiunque ad unirsi «spiritualmente a questa grande invocazione a Dio. La preghiera – ha aggiunto - e' forza della pace». All'anfiteatro Flavio domani si ascolterà anche la via crucis di una profuga siriana che sulla sua pelle ha provato cosa significa attraversare l'inferno, dopo essere transitata dalla Libia. Seguirà un minuto di silenzio in memoria di tutte le vittime, di tutte le guerre e per finire verrà letto un appello comune per la pace.

Chi si aspetta una condanna esplicita della Russia e di Putin inserita in quel testo difficilmente sarà soddisfatto proprio per tenere aperto lo spiraglio (debolissimo) del dialogo. “Immaginare la pace in tempi di guerra è impensabile, ma ci vuole il coraggio di ottenerla appena è possibile. Ci vuole tanta fantasia” ha ripetuto il presidente Macron, applauditissimo. E' un amico di lunga data di Sant'Egidio, hanno attivato assieme in Francia corridoi umanitari mentre in Africa – dove la piccola Onu di Trastevere è presente da tempo – potrebbero essere possibili progetti comuni per mitigare il sentimento antifrancese che serpeggia in diverse zone africane. Il commento del cardinale Matteo Zuppi - «si parla troppo di riarmo, dovremo certamente riprendere un discorso forte per evitare che l'unica logica sia quella militare» - è musica per le orecchie dei pacifisti e ad una settimana dalla grande manifestazione contro la guerra - organizzata per il 5 novembre dal mondo dell'associazionismo – Sant'Egidio sembra aver tracciato la linea da seguire. 

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