La guerra in Ucraina si sposta tra le Chiese ortodosse, il Parlamento pronto a mettere al bando le strutture fedeli al Patriarcado di Mosca

Lunedì 12 Dicembre 2022 di Franca Giansoldati
Il Patriarca di Mosca Kirill

La guerra sta travolgendo anche le chiese cristiane, rischiando di deflagrare proprio alla vigilia di Natale.

Alcune settimane fa il presidente ucraino Zelenski aveva annunciato la volontà di far approvare una legge dal Parlamento capace di vietare quelle organizzazioni religiose che sono collegate con la Russia e il Patriarcato di Mosca. Il riferimento riguardava la posizione della Chiesa ortodossa Ucraina (Uoc) che fa capo al Patriarca Kirill e non l'altra Chiesa ortodossa ucraina originata, invece, dalla fusione nel 2018 di due differenti realtà ortodosse riunitesi sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. In questi mesi il legame fortissimo e indissolubile degli ortodossi ucraini (di stretta osservanza moscovita) con il Patriarca Kirill hanno originato tensioni difficilmente contenibili.

KIEV

In più occasioni si sono levate voci critiche da parte di politici e intellettuali ucraini per l'aiuto che alcuni preti ortodossi avrebbero fornito ai soldati russi nelle zone sotto occupazione. Lo scorso 7 dicembre un sacerdote di Luhansk è stato condannato a 12 anni di carcere per aver comunicato ai soldati russi i movimenti delle truppe ucraine. Un altro sacerdote ortodosso, invece, è sotto processo per aver benedetto le armi russe. Le tensioni in campo religioso di fatto sono aumentate e di pari passo anche i sospetti sulla doppiezza della chiesa ortodossa legata ai russi. Nelle scorse settimane il governo di Kiev ha autorizzato la perquisizione in chiese, parrocchie, monasteri ortodossi Uoc. Le forze dell'ordine ucraine, hanno riferito i media locali, avrebbero trovato simboli nazisti, molto denaro e documenti che testimonierebbero una narrativa contraria all'Ucraina come Stato sovrano. 

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Nel 2021 la Chiesa ortodossa ucraina (legata alla fusione del 2018) aveva quasi 12.500 parrocchie, contro le 7.000 dell'Uoc. L'inizio del conflitto ha però creato uno tsunami dei fedeli e si calcola che in decine di migliaia abbiano lasciato la Chiesa ortodossa fedele a Mosca, e in pochi sembrano disposti a legarsi a un'organizzazione con legami con la Russia. Un sondaggio fatto a luglio ha rilevato che solo il 4% degli ucraini dice di appartenere all'Uoc; il 54% ha affermato di essere affiliato all'altra chiesa ortodossa e il 14% ha rifiutato di scegliere, descrivendosi come "semplicemente ortodosso". La spaccatura nell'Ortodossia è evidente. 

PARLAMENTO

Ora il Parlamento di Kiev sta lavorando al testo del disegno di legge "sulla garanzia di una maggiore sicurezza nazionale nella sfera della libertà di coscienza e delle organizzazioni religiose”, vale a dire il documento che propone di vietare alla "Chiesa ortodossa russa, alle sue entità" di operare in Ucraina. Un atto del genere pubblicizzato sui media russi non farebbe altro che innalzare ulteriormente il livello di tensione. 

NATALE

Persino il Natale è all'origine di uno scontro, visto che le chiese ortodosse ucraine nate alla fusione del 2018 hanno aderito in via del tutto eccezionale all'appello di festeggiare la nascita di Gesù il 25 dicembre, assieme ai cattolici e ai protestanti. Una misura dettata dalle condizioni belliche che, secondo le autorità, servirebbe a facilitare le celebrazioni della ricorrenza. A questo appello non ha a derito la Chiesa ortodossa ucraina fedele a Mosca che continuerà a festeggiare il Natale secondo il calendario giuliano, il 7 dicembre. Nel frattempo finora ha dato pochi frutti il tentativo di arrivare ad una tregua natalizia. E c'è chi teme che il 25 dicembre continueranno a cadere sull'Ucraina i missili russi.

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