Il Papa in Africa: i suoi problemi sono legati a quelli dell'Europa

Mercoledì 4 Settembre 2019 di Franca Giansoldati
Il Papa in Africa: i suoi problemi sono legati a quelli dell'Europa
città del Vaticano - A 82 anni Papa Francesco riprende la valigia in mano per un viaggio gravoso e complicato in Africa. Toccherà tre paesi in sei giorni con un programma pesantissimo: prima tappa, il Mozambico che si trova nel bel mezzo di una campagna presidenziale, con l'economia che galoppa dopo il boom del gas e degli sfruttamenti minerari e l'avanzata dell'Islam radicale nelle regioni del Nord. Poi il Madagascar, ricchissimo di risorse ma con l'immutata povertà endemica che lo rende incapace di sfuggire alla rapacità occidentale, e infine nell'ultima giornata africana anche una puntata di quattro ore alle Mauritius. Il tempo di una messa.
DESTINO
L'occhio di Francesco sarà costantemente puntato al destino africano, per certi versi un futuro comune a quello dell'Europa, a patto che sappia rivoluzionare il sistema economico globale e la tutela del pianeta terra. Nella visione di Papa Francesco troverà spazio l'Africa depredata ma pure l'Africa che si fa depredare a causa di governi locali compiacenti e rapaci, di fatto complici all'azione predatoria delle multinazionali straniere. Cina, Francia, Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, India, Russia (solo la scorsa settimana sono stati siglati al Cremlino accordi bilaterali con il Mozambico che prevedono l'espansione del gigante del petrolio Rosneft). Senza contare le notizie sull'azione dei trafficanti d'armi e le vendite di equipaggiamenti militari dai costi stellari.

Il Papa per primo ha misurato sul terreno la fragilità africana nel 2015 quando è andato in Centrafrica. Voleva celebrare la pace, aprendo una fase simbolica per tutto il continente con il Giubileo della Misericordia ma le notizie che si sono sviluppate sono andate in tutt'altro indirizzo. Il potere del denaro aveva avuto la meglio. Un missionario italiano presente in Mozambico, nella città di Beira, don Maurizio Bolzon, ha sintetizzato il quadro che accoglierà il Papa: «Una società in profonda trasformazione, con una situazione politica fragile e in alcune zone violenta, una corruzione altissima, uno sfruttamento senza regole delle risorse della natura e tantissima povertà. Il tutto aggravato dalle catastrofi ambientali, come gli ultimi cicloni Idai e Kenneth, della primavera scorsa».

Lo scenario africano, in fondo, un po' si somiglia sempre. Terra di conquista per legname, gas, pietre preziose con l'Occidente che riesce sempre a fare affari d'oro e la maggioranza degli abitanti con meno di due dollari al giorno. Il messaggio che il Papa dal Mozambico vuole fare arrivare all'Occidente, ripercorrendo la sua enciclica Laudato Si', è che non esistono più isole a sé, che i disastri ambientali in Africa hanno una matrice precisa e persino in fatto di migrazioni c'è da ripensare il modello di sviluppo. A maggior ragione viste le previsioni demografiche del continente, ampliamente analizzate già al G20 di Amburgo, nel 2017, quando è uscita la proposta della Germania di studiare un serio Piano Marshall africano.

L'Africa sarà il continente con il più alto tasso di crescita dei centri urbani. Si stima che, entro il 2050, gli abitanti arriveranno a 2 miliardi e mezzo, raddoppiando la popolazione nel giro di tre decadi. Lo scenario mostra una l'emigrazione spaventosa causata da carestie e siccità per il mancato controllo sul clima. I discorsi che il Papa si prepara a pronunciare in Mozambico, Madagascar e Mauritius forse farebbero bene ad ascoltarli anche in Europa, in Asia e in America.
Franca Giansoldati
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Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 17:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA