Gaza, cardinale Parolin: «Non ci sono le condizioni per una mediazione del Vaticano»

Martedì 18 Maggio 2021 di Franca GIansoldati
Gaza, cardinale Parolin: «Non ci sono le condizioni per una mediazione del Vaticano»

Città del Vaticano - Anche in Vaticano si misura il senso di impotenza generale osservando la situazione nella Striscia di Gaza. Lo dice chiaro e tondo il cardinale Pietro Parolin: «Non ci sono le condizioni per una mediazione da parte del Vaticano nel conflitto in corso in Medio Oriente».  Parolin ha espresso «grandissima preoccupazione per come sono andate fino ad ora le cose e come continuano ad andare».

«Nonostante gli sforzi della comunità internazionale per arrivare ad un cessate il fuoco, sembra che finora non ci sia riuscito.

Questo conflitto ci ha portato rovina e morte; il Papa ricordava soprattutto i bambini che sono morti, parlando domenica scorsa all'Angelus. Quindi esprimo nuovamente la preoccupazione del Santo Padre e della Santa Sede, per fermare questo conflitto».

 

Sulla possibilità che il Vaticano possa mediare tra le parti, ipotesi circolata dopo la telefonata tra il Papa ed Erdogan e la visita del ministro degli Esteri iraniano in Vaticano, il cardinale Parolin è stato netto: «Mi pare che da parte di qualcuno è stato detto che non ci vogliono interferenze. Dunque, mediatore nel senso tecnico della parola no, non mi pare ci siano le condizioni. Certamente siamo pronti a svolgere qualsiasi iniziativa di buoni uffici o di altro genere che possa aiutare a portare a d un cessate il fuoco. C'interessa tornare ad un negoziato diretto tra le due parti in modo tale che si metta fine a questo annoso conflitto e si possa arrivare a vivere in pace».

Anche il cardinale Parolin commentando le vicende sanguinose nella Striscia di Gaza, i bombardamenti israeliani e le migliaia di razzi sparati da Hamas per colpire Tel Aviv, non ha mai menzionato al ruolo di Hamas nella recrudescenza di questi giorni. Nessun esponente della Chiesa ha mai condannato esplicitamente Hamas, un gruppo terrorista riconosciuto come tale dall'Unione Europea e dagli Usa. 

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