Emanuela Orlandi, Vaticano riapre il caso: verso nuovi interrogatori. La famiglia: «Noi all'oscuro»

L'obiettivo degli inquirenti è quello di scandagliare di nuovo tutti i fascicoli, i documenti, le segnalazioni, le informative, le testimonianze

Lunedì 9 Gennaio 2023 di Valeria Di Corrado
Emanuela Orlandi, il Vaticano riapre il caso: via a nuove indagini e interrogatori

 Dove non è riuscita le serie di denunce e istanze presentate negli anni dalla famiglia di Emanuela Orlandi, è riuscito il potere mediatico di “Vatican Girl”: la serie di Netflix su “uno dei più grandi misteri italiani”. Sarà una coincidenza ma, a distanza di 40 anni, solo ora che il documentario tv ha suscitato clamore in tutto il mondo e pressanti richieste di verità indirizzate al Papa, la magistratura requirente della Santa Sede ha deciso di aprire un’inchiesta sulla 15enne, figlia di un dipendente vaticano, scomparsa nel nulla il 22 giugno 1983.

Stando al piano di lavoro messo a punto all’ufficio del promotore di giustizia vaticana, Alessandro Diddi, la Gendarmeria ripartirà dai dati processualmente acquisiti per fare nuovi interrogatori, sulle tracce di vecchie segnalazioni e alla ricerca di nuove piste.

L’obiettivo è scandagliare documenti, informative e testimonianze, a cominciare da quella inedita di un’amica di Emanuela che proprio su Netflix ha svelato il segreto che le era stato raccontato dalla 15enne una settimana prima della sua scomparsa: durante una passeggiata nei giardini del Vaticano una persona molto vicina al Papa l’aveva infastidita. «Era un’attenzione sessuale», ha precisato l’amica. 


«NESSUNO CI HA AVVISATO»
«Dopo la serie di Netflix abbiamo ricevuto un migliaio di lettere da Usa, Sudamerica, Inghilterra, ecc. Siamo stati avvolti dall’affetto di tutto il mondo - commenta l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi - Siamo contentissimi della riapertura delle indagini, ma è pazzesco che non siamo stati avvisati. Non sappiamo nemmeno su cosa stiano indagando. Avevamo presentato all’ufficio del promotore vaticano una denuncia nel 2018 e un’altra nel 2019, a cui sono seguite tantissime istanze, ma non avevamo mai ricevuto un cenno di riscontro. Esasperati, a dicembre del 2021 avevamo inviato una lettera direttamente a Papa Francesco, che ci aveva risposto invitandoci a rivolgerci al promotore di giustizia».

«Mi colpisce la riapertura improvvisa delle indagini. Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga - spiega Pietro Orlandi, che si batte da 40 anni per cercare la verità su sua sorella - Non so se è una decisione presa dopo la recente proposta di avviare un’inchiesta parlamentare. A gennaio dell’anno scorso avevo chiesto al Promotore di essere ascoltato, ma non sono mai stato convocato. Se ora Diddi mi chiamerà gli porterò i nomi di persone che potrebbero essere coinvolte, tra cui alcuni cardinali, e i messaggi Whatsapp del 2014 tra due persone molto vicine a Bergoglio che parlano di documenti di Emanuela».

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«Credo sia una pura formalità, per chiudere il cerchio e mettere la parola fine a quello che resterà un mistero», commenta Monsignor Gianfranco Girotti, reggente emerito della Penitenzieria Apostolica. Già quando l’11 luglio del 2019 vennero riaperte la “tomba dell’Angelo” della Principessa Sophie von Hohenlohe e quella attigua della Principessa Carlotta Federica di Mecklemburgo al Cimitero Teutonico, Girotti mostrò tutto il suo scetticismo: «Siamo alla pura leggenda che a questo punto diventa anche stucchevole».

Effettivamente nelle tombe non c’erano resti umani e tra le centinaia di ossa trovate nell’adiacente edificio che ospita il Collegio Teutonico non c’era il dna di Emanuela. Fu un buco nell’acqua anche l’apertura nel maggio del 2012 del sepolcro della Basilica di Sant’Apollinare, a Roma: le ossa rinvenute nella cripta erano davvero quelle del boss Renatino De Pedis. La banda della Magliana era stata tirata in ballo a giugno 2008 con le dichiarazioni di Sabrina Minardi, compagna di De Pedis, secondo la quale Emanuela sarebbe stata uccisa dopo essere stata tenuta prigioniera nei sotterranei di un palazzo vicino all’ospedale San Camillo. Ma la testimonianza della Minardi venne dichiarata inattendibile e l’inchiesta della Procura di Roma sulle sparizioni della Orlandi e di Mirella Gregori fu archiviata nel 2015, con il parere contrario dell’allora procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo.

Ora c’è un altro fascicolo aperto dalla magistratura ordinaria, affidato al pm capitolino Stefano Luciani, che si basa sulle rivelazioni fatte proprio da Capaldo - prima nel suo libro “La ragazza scomparsa”, poi in tv ad “Atlantide” - sui presunti incontri segreti che ebbe nel 2012 con due emissari del Vaticano.

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 12:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA