Coronavirus, funzioni religiose sospese: il 68% degli italiani è d'accordo

Lunedì 30 Marzo 2020 di Franco Garelli
Coronavirus, funzioni religiose sospese: il 68% degli italiani è d'accordo

Come cambia la fede ai tempi del Coronavirus? Gli italiani pregano di più o di meno, sentono Dio più vicino o più lontano? Come reagisce il paese alla decisione della Chiesa di annullare le funzioni religiose, e soprattutto i funerali partecipati dalla comunità? Come dovrebbero agire i preti in questa emergenza umana e sanitaria, che celebra l'eroismo di tanti medici e infermieri? E inoltre, c'è un messaggio religioso che ci giunge dal Covid19?

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Interrogativi come questi sono alla base dell'indagine promossa da chi scrive e realizzata pochi giorni fa dall'Istituto demoscopico Ipsos, che ha intervistato un campione di mille persone rappresentativo della popolazione italiana dai 18 ai 75 anni. E' in assoluto la prima ricerca che tasta il polso dell'Italia religiosa in quest'epoca di contagio. Per capire anzitutto se e quanto lo tsunami che stiamo vivendo renda più fragili anche le convinzioni di fede, oppure dia nuovo vigore alla domanda religiosa in una nazione in cui poco meno del 70% della popolazione continua a dichiararsi credente e cattolica. E ciò a fronte del 27% dei soggetti che risultano non credenti e di una quota di persone (un po' sottorappresentate nel campione) che professano altre fedi religiose.
 



1. VICINANZA AL DIVINO
In effetti, in questo periodo, prevalgono nella popolazione più i segni di fede che di indifferenza religiosa, più la vicinanza che la distanza da Dio. Rispetto a prima dello scoppio dell'attuale emergenza sanitaria, un quarto degli italiani avverte oggi l'esigenza di una vita spirituale più intensa, e in parallelo sente Dio più prossimo alla propria condizione di vita. In questo scenario, vi è anche un incremento della preghiera, dichiarato dal 16% del campione. In tutti i casi, il termometro religioso del paese sembra rivolto all'insù; soprattutto per il maggior numero di persone più sensibili al lato spirituale dell'esistenza e al rapporto con Dio rispetto a quanti sono spinti anche da questa pandemia a negare un riferimento trascendente o a non dar rilievo ai valori dello spirito.

Questa crescita del bisogno religioso e spirituale è comunque circoscritta, coinvolge molto di più i credenti impegnati o i cattolici praticanti che il vasto insieme dei credenti/cattolici che vivono ai margini di una vita di fede e di chiesa. Nessun cambio di indirizzo o prospettiva si manifesta invece tra i non credenti. Come a dire che le persone spinte nell'attuale situazione a pregare di più (o a intensificare la vita spirituale) sono quelle per le quali la preghiera è perlopiù una pratica (o un habitus) familiare, mentre quanti pregavano poco in precedenza non si attivano più di tanto in questa particolare circostanza, magari riproponendo anche a questo livello il modello di una religiosità più delle intenzioni che del vissuto.

2. IL VIRTUALE
Che seguito hanno in questa emergenza sanitaria i servizi organizzati dalla Chiesa per stare vicino ai propri fedeli utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia? Come si sa si sono moltiplicate le iniziative in questo campo, sia a livello di vertice sia da parte di molte parrocchie e comunità locali, che grazie a siti internet e canali televisivi diversi offrono occasioni virtuali di preghiera e di incontro, tra cui le messe in streaming, la recita del rosario, le riflessioni di figure religiose, momenti di meditazione e di adorazione ecc. La fruizione di questi servizi non è di per sé elevata, anche se il 23% degli italiani dichiara o di farne uso spesso o con una certa frequenza.

Anche in questo caso prevalgono i fruitori più affezionati', per intenderci i credenti o i fedeli più impegnati, quanti partecipano in modo assiduo ai rituali comunitari (che ammontano appunto al 20% della popolazione); mentre è assai scarso l'accesso a questi servizi religiosi da parte del folto insieme dei cattolici che vivono la fede a modo proprio, perlopiù ai margini delle dinamiche ecclesiali. In tutti i casi, la grande maggioranza della popolazione è al corrente di questo nuovo sforzo comunicativo della chiesa, che viene giudicato positivamente da quasi i 2/3 degli italiani.

3. LA PRUDENZA
Sempre la maggioranza della popolazione esprime inoltre un diffuso giudizio positivo su altre iniziative messe in atto dalla Chiesa per far fronte a questa emergenza sanitaria. Tra queste, l'annullamento delle funzioni religiose (delle messe), giudicato in modo controverso negli ambienti religiosi, ma che raccoglie tuttavia il consenso del 68% degli italiani. O anche la tanto discussa e lacerante scelta di annullare i funerali, limitandosi a una benedizione della salma del defunto, che registra il 61% dei voti positivi. Quote simili di popolazione valutano poi positivamente l'azione del volontariato cattolico a sostegno dei soggetti più fragili; o ancora il supporto psicologico e morale offerto dal personale religioso e dai gruppi ecclesiali alle persone colpite dal Coronavirus. Per contro i dubbi maggiori riguardano la decisione di tenere aperte in questo periodo le chiese, per dar la possibilità ai fedeli di frequentarle individualmente; una scelta che non pochi giudicano rischiosa' o imprudente, vista la forza perdurante del contagio.

4. IL SIGNIFICATO
Che significato, culturale e religioso, viene attribuito dalla popolazione a questa pandemia? Contrariamente a molti luoghi comuni, la grande maggioranza (il 70%) non equipara il Coronavirus ad un fulmine divino che si abbatte su un mondo ritenuto ormai pagano e secolarizzato. L'idea del Dio punitivo non sembra trovare nemmeno in questa circostanza eccezionale grande credito nella società contemporanea, anche se continua a far breccia in alcune minoranze religiose di umore apocalittico. In modo analogo, oltre i 2/3 degli italiani non vivono questo tempo drammatico come una vittoria delle forze del male su quelle del bene, un segno questo del clima di fiducia e di speranza con cui il paese affronta oggi come ieri le prove più difficili.

Ciò non toglie che questa pandemia semini sconcerto e paure, interpelli a fondo la coscienza moderna, sia rivestita dei messaggi più diversi. Tra questi, due in particolare attraggono la nostra attenzione. Anzitutto l'idea (condivisa dall'80% del campione) che questo sia un tempo propizio per tornare ad essere più umani e solidali, per vivere in modo più sano, equo e fraterno la nostra vicenda personale e collettiva. E in secondo luogo, la sensazione (espressa da poco meno della metà della popolazione) che anche in questo evento drammatico sia possibile cogliere un messaggio che giunge dall'Alto: quello di un Dio che intende richiamarci alle cose che contano, che vuole comunicare ad ognuno di noi (e al popolo nel suo insieme) qualcosa di importante.

Non sono dunque pochi gli italiani che - anche in questa circostanza riconoscono di essere parte di un mondo di mistero non facile da decifrare, frutto della vitalità del sacro che mai scompare, della percezione che vi è un Dio che accompagna la propria esistenza.
Si tratta di un sentimento religioso che non coinvolge soltanto i fedeli più convinti e partecipi, ma di cui vi sono varie tracce anche tra i gruppi sociali caratterizzati da una religiosità minima o che vivono ai margini degli ambienti religiosi. Si può dunque essere Gente di poca fede e nello stesso tempo guardare di tanti in tanto verso l'Alto.

Ultimo aggiornamento: 11:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA