Coronavirus, un contagio a Santa Marta, misure anche per il Papa. Vaticano verso il lockdown

Giovedì 26 Marzo 2020 di Franca Giansoldati
Coronavirus, un contagio a Santa Marta, misure anche per il Papa. Vaticano verso il lockdown

Città del Vaticano - L'antico crocifisso miracoloso - quello che fece fermare la pestilenza a Roma nel XVI secolo e davanti al quale Papa Francesco si è inginocchiato la scorsa settimana nella chiesa di San Marcellino al Corso, arriverà in giornata in Vaticano su un furgoncino. Avrebbe potuto arrivare con una bella processione ma non sono di certo tempi adatti. Verrà però esposto sul sagrato della basilica di San Pietro il 27 marzo dove il Papa, davanti ad una desolata piazza vuota, si prostrerà per implorare la fine di questa epidemia senza fine che sta causando morti e feriti in tutto il mondo, fermando l'economia dei cinque continenti e stravolgendo la vita di interi popoli.
Persino in Vaticano il piccolo virus è entrato subdolo e silenzioso. Ha contagiato Casa Santa Marta, l'albergo in cui vive il pontefice e dove alloggiano una trentina di ospiti, quasi tutti funzionari delle congregazioni vaticane. Nessuno se lo sarebbe aspettato fino a quando non è arrivata la notizia che uno dei più stretti collaboratori del Papa, un funzionario della Segreteria di Stato, andando a fare un controllo di routine negli ambulatori vaticani, è stato trovato con la temperatura un po' sopra la media.

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CONTROLLI IMMEDIATI
Sono immediatamente scattati i controlli di rito, per precauzione è stato messo in isolamento nella sua stanza e prelevato un tampone che, il giorno successivo, ha dato esito positivo. Il monsignore è stato portato al Columbus, il suo stato di salute non desta grandi preoccupazioni anche se questo quinto contagio (al quale se ne è aggiunto ieri sera un sesto, sempre in Segreteria di Stato) dimostra che l'epidemia viaggia veloce anche all'interno delle Mura Leonine dove vivono circa 500 abitanti, la cui età media supera la settantina.
Papa Francesco da giorni vive nelle sue stanze, mangia da solo anche se continua ad avere incontri e contatti con i suoi collaboratori. Chi lo ha incontrato afferma che continua a stringere la mano al termine di ogni incontro anche se ogni ospite viene prima invitato a disinfettarsi le mani. Di mascherine, invece, non si vede l'ombra. Pensare che la avevano chieste senza esito i custodi del Musei Vaticani costretti fino al 9 marzo - a controllare flussi massicci di turisti da tutto il mondo, quando già a Bergamo e Brescia la gente moriva come mosche. Risultato che oggi due dipendenti sono positivi.

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LA RIUNIONE
A questi se ne aggiunge un altro che lavora per il Governatorato. Tre giorni fa in Vaticano c'è stata una riunione per stabilire un nuovo protocollo di azione. I dicasteri continueranno a restare aperti ma con il motore al minimo e così anche la Segreteria di Stato. In attesa di ulteriori disposizioni, i vertici vaticani hanno dato l'ordine ai capi dicasteri della curia di mettere in ferie i dipendenti, il cui ruolo non è essenziale e, soprattutto, non è de-localizzabile. Inoltre è stato richiesto di provvedere a smaltire tutte le ferie arretrate, almeno per alleggerire i costi a bilancio.

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UFFICI APERTI
Che gli uffici non debbano chiudere del tutto è stato ribadito anche in un comunicato della sala stampa della Santa Sede due giorni fa, in cui appare anche un evidente controsenso: «allo scopo di evitare l'ulteriore diffusione del Covid-19, la Santa Sede ha stabilito che i Dicasteri non sospendano la propria attività».Tuttavia con i nuovi focolai scoperti tra ieri e oggi potrebbero essere l'inizio del lock-down generale, almeno per un certo periodo, fino a che questo virus non diminuirà la sua carica aggressiva. E poi resta sempre il crocifisso miracoloso. Magari funziona anche stavolta.
 

Ultimo aggiornamento: 10:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA