Vaticano e Brasile, le relazioni ai minimi storici mentre sale la tensione per il ballottaggio tra Bolsonaro e Lula (amico del Papa)

L'ex presidente Lula da Silva può giocare la carta Bergoglio per il ballottaggio

Lunedì 24 Ottobre 2022 di Franca Giansoldati
Vaticano e Brasile, le relazioni ai minimi storici mentre sale la tensione per il ballottaggio tra Bolsonaro e Lula (amico del Papa)

Città del Vaticano - La situazione in Brasile, alle prese con un campagna elettorale durissima per il ballottaggio tra Bolsonaro e Lula, è seguita con grande preoccupazione dalla Chiesa.

Una serie di eventi nel più grande paese cattolico dell'America Latina, secondo il giornale Uol Noticias, non solo ha messo in allarme il Vaticano ma ha anche scosso le relazioni tra i due Paesi che, secondo quanto riferito da Mirticeli Medeiros, notoriamente bene informata, sarebbero ai minimi storici. Tanto per cominciare vi sarebbero difficoltà di comunicazione con il governo brasiliano. Le crepe hanno iniziato a diventare più salienti dopo il Sinodo amazzonico del 2019. Jair Bolsonaro all'epoca disse che l'Abin (Agenzia di intelligence brasiliana) stava monitorando da vicino il sinodo, adducendo presunte «minacce alla sovranità nazionale» da parte del Vaticano. Per questo motivo, il cardinale Lorenzo Baldisseri - già nunzio apostolico in Brasile e, all'epoca, responsabile del Sinodo dei vescovi – fu costretto ad organizzare diversi colloqui con l'allora ambasciatore del Brasile presso la Santa Sede, Luiz Felipe Mendonça Filho, per chiarire la situazione e spiegare che il Sinodo non rappresentava un affronto alla Repubblica brasiliana.

Lula al ballottaggio con Bolsonaro conta sulla “benedizione” di Papa Francesco (suo grande amico) e si gioca la carta religiosa

Durante le visite ad limina apostolorum dei vescovi brasiliani in Vaticano, negli ultimi mesi, sono stati diversi prelati ad aver messo al corrente Francesco delle difficoltà che devono affrontare in questo scenario. A questo si aggiunge una situazione del paese lacerata, con enormi sacche di miseria nera e un divario crescente tra ricchi e poveri. Il fattore religioso in Brasile potrebbe effettivamente risultare determinante per il ballottaggio del 30 ottobre, tra Bolsonaro e Lula, entrambi a caccia di voti sul territorio.  Sin dall'inizio la religione è stata posta al centro della campagna di Bolsonaro (dagli ultimi sondaggi favorito tra gli evangelisti, mentre cattolici opterebbero per Lula, forte anche della sua amicizia personale con Papa Bergoglio). 

Nel frattempo la tensione si è alzata al punto che i supporter di Bolsonaro hanno insinuato che Lula fosse uso a pratiche sataniche, al punto che l'ex presidente brasiliano ha dovuto negare ufficialmente di aver preso parte a messe nere, rassicurando di essere un buon cristiano. 

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In Brasile gli Evangelici sono circa 50 milioni (il 25% della popolazione) ma il mondo evangelico non è omogeneo, a cominciare da una delle figure di maggiore spicco: Marina Silva, della Chiesa delle Assemblee di Dio (pentecostale), e conosciuta per la sua posizione ecologista e femminista, ben poco in linea con la visione di Bolsonaro che, tuttavia, gode dell'ampio appoggio dei leader di tutte le altre chiese pentecostali vicine alla sua linea ultraconservatrice.

L'ex presidente Lula da Silva può invece giocare la carta Bergoglio per il ballottaggio. Un giornale ha pubblicato di recente una lettera per il Papa in cui Lula, prima del voto, ammetteva di temere il secondo turno. Lula avrebbe scritto che «la battaglia è tutt'altro che finita. Oltre ai 12 giorni di campagna elettorale che ci restano in questo primo turno, abbiamo tutti i rischi di un eventuale secondo turno e quindi la necessità, in caso di vittoria, di assicurarci il passaggio. Caro amico Papa Francesco. È con grande rispetto e affetto che vi scrivo in questo momento. La mia prima parola è di gratitudine per i suoi indimenticabili gesti nella lettera che mi ha inviato mentre ero in prigione e per la calorosa accoglienza che mi ha riservato presso la Santa Sede».

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