Abusi, il caso Rupnik esplode: il cardinale De Donatis costretto a diffondere una nota. Quella scomunica revocata dal Papa

Venerdì 23 Dicembre 2022 di Franca Giansoldati
Abusi, il caso Rupnik esplode: il cardinale De Donatis costretto a diffondere una nota. Quella scomunica revocata dal Papa

Città del Vaticano – Il silenzio era insostenibile e stava diventando di ora in ora sempre più imbarazzante, creando sconcerto a livello mondiale.

Il cardinale Angelo De Donatis dopo avere preso le difese nell'ultimo Consiglio episcopale di Roma del gesuita Marko Rupnik, l'abusatore, scomunicato dalla Congregazione della Fede (ma poi 'graziato' da Papa Francesco per ragioni ancora non note), ha dovuto emettere un lunghissimo comunicato per giustificare la posizione opaca e di scarsa trasparenza della Diocesi di Roma, finora priva di parole di misericordia per le vittime, nove religiose abusate negli ultimi anni. 

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De Donatis parla delle «accuse conclamate a livello mediatico» di padre Rupnik, e annota che è stato «incolpato di pesanti abusi di vario genere, protratti nel tempo, a danno di diverse persone, a partire dall’inizio degli anni Novanta, in Slovenia e in Italia». In Slovenia i vescovi dell'episcopato hanno nel frattempo già condannato gli atti «inaccettabili di padre Rupnik, deplorando ilfatto che sono rimasti nascosti per così tanto tempo».

«Tutta la Diocesi di Roma di fronte a questa sconcertante comunicazione, soprattutto mediatica, che disorienta il Popolo di Dio, sta vivendo con preoccupazione e sgomento queste ore, consapevole dell’estrema delicatezza della situazione, che - va ribadito - è stata ampiamente trattata in sedi giudiziali che esulano del tutto dalla competenza del Cardinale Vicario, e che ora viene gestita dai Gesuiti» si legge nel comunicato firmato dal cardinale De Donatis. Negli anni passati De Donatis diede a Rupnik, suo buon amico, l'incarico di rifare la cappella del seminario maggiore. 

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«La Diocesi di Roma, che non era consapevole fino a tempi recenti delle problematiche sollevate, non può entrare nel merito delle determinazioni assunte da altri, ma assicura, anche a nome del suo Vescovo, ogni supporto necessario per l’auspicabile soluzione positiva del caso, che risani le ferite inferte alle persone e al corpo ecclesiale, portando per quanto possibile a fare piena luce e verità sull’accaduto: quella verità che sola ci rende liberi». Il Vicariato assicura poi la collaborazione necessaria alla Compagnia di Gesù e al Vaticano, annunciando che verranno presi (finalmente) provvedimenti nei confronti di Rupnik per sollevarlo dagli incarichi di Rettore della Chiesa San Filippo Neri all'Esquilino e di Membro della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra ed i Beni Culturali e dal Centro Aletti. 

 Il caso Rupnik e il modo opaco e non trasparente che ha finora caratterizzato l'atteggiamento del Vicariato e del Vaticano è al centro di feroci critiche da tutto il mondo poiché traspare - ancora una volta - la rete di amicizie e le coperture potenti di cui il gesuita artista ha potuto godere finora. «Quanto accaduto nel caso Rupnik è stato una offesa a tutte le donne la cui prima lezione è scontata: vivere e reagire come in uno stato di vigilanza. Ma purtroppo nella Chiesa le cose non sono andate cosi fino a oggi. La violenza sulle donne, i soprursi, gli abusi sessuali e di potere (…) purtroppo sono parte di un certa vita religiosa misogina, maschilista arrogante» commenta Luis Badilla direttore del sito para vaticano Il Sismografo.

Resta da capire perchè Papa Francesco abbia tolto la scomunica a Rupnik visto che il cardinale Ladaria, prefetto del Dicastero della Fede aveva stabilito di confermarla. Secondo quanto è stato confermato al Messaggero da una autorevole fonte, fu effettivamente il Pontefice ad imporsi su Ladaria e costringerlo a cancellare la massima punizione per il gesuita sloveno reo di assoluzione di complice e di abusi reiterati su diverse donne. 

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