Tante richieste per il vaccino antinfluenzale, ma gli umbri snobbano la quarta dose contro il Covid

Martedì 8 Novembre 2022 di Luca Benedetti
Tante richieste per il vaccino antinfluenzale, ma gli umbri snobbano la quarta dose contro il Covid

Il vaccino antinfluenzale batte quello contro il Covid nelle richieste dei pazienti ai medici di famiglia. Un trend in crescita negli ultimi giorni come conferma Leandro Pesca, segretario per la provincia di Perugia della Fimmg. La Federazione italiana dei medici di medicina generale, ha fatto di conto con le chiamate dei mutuati ai medici di famiglia e messo nero su bianco la classifica.
«Non c’è alcun dubbio-dice Pesca- che c’è una grande richiesta di vaccino antinfluenzale. Che ha superato anche quello per il Covid, soprattutto per la quarta dose. In quel caso i dati sono evidenti, le richieste sono relativamente poche e, comunque, la platea dei vaccinabili ha raggiunto quote molte basse nel confronto con la terza dose. Mentre in tanti ci chiamano e si informano per avere notizie su come fare l’antinfluenzale, se è già disponibile e quando possono venire in ambulatorio per la somministrazione».
Telefonate continue agli ambulatori non solo da parte delle categorie a rischio, soprattutto gli anziani, ma anche da parte di chi non si trova nelle condizioni di dover passare per il medico di famiglia e può gestire l’acquisto in farmacia. «In effetti-conferma Pesca- abbiamo richieste anche da chi non è considerato categoria a rischio, questo significa che l’interesse per il vaccino antinfluenzale è sempre molto alta e, come avviene in questo periodo della stagione, ha dei picchi notevoli. Picchi che generalmente coincidono con una copertura elevata da parte della popolazione interessata». Dopo una prima carenza di vaccini, disponibili solo nei distretti, dalla scorsa settimana le dosi sono reperibili anche dai medici di famiglia.
Situazione che non si riscontra per le richiesta di vaccino anti Covid. Se per la terza dose la copertura dell’Umbria è a livelli ottimali anche se non è completa rispetto al target previsto, la situazione peggiora notevolmente (seguendo, però, il dato nazionale) a livello di quarta dose anti Coronavirus.
In particolare sul fronte della quarta dose l’Umbria si attesta a un livello di somministrazione del 19,3% della platea interessata a fronte di una media nazionale del 23,2%. Peggio hanno fatto Sardegna, Puglia, Marche, Abruzzo, Campania, Basilicata, Sicilia e Calabria che chiude la classifica con un dato appena superiore al dieci per cento.
Per la quarta dose, a fronte di una media nazionale del 74,6% della platea di vaccinati, l’Umbria tocca quota 76,5% non lontanissimo dalla Regione Lombardia che ha il dato più alto, cioè quello del 79%. Dietro alla Lombardia, il Lazio, la Valle d’Aosta, la Puglia, l’Emilia-Romagna, il Piemontese la Toscana che procede in meno di mezzo punto percentuale proprio l’Umbria.
Non ci sono solo i vaccini anti Covid e antinfluenzale con cui fanno i coti i medici di famiglia. Categoria che venerdì della scorsa settimana, come conferma Leandro Pesca, ha sottoscritto un’intesa con la Regione per la campagna 2022-2023 anche per il vaccino contro l’Herpes Zoster, cioè il Fuoco di Sant’Antonio e il vaccino antipneumococcico. «L’intesa prevede-spiega ancora il segretario oer la provincia di Perugia della Fimmg- la somministrazione da parte del medico di famiglia di tutti e quattro i vaccini».
Se oer il vaccino anti Covid la quarta dose stenta a decollare, cresce la richieste(da qui l’intesa tra Regione e medici di famiglia)di vaccino contro il Fuoco di Sant’Antonio.
«C’è anche un fattore-spiega ancora Pesca-legato anche alla recenti campagne contro il Fuoco di Sant’Antonio».
Il vaccino che rientra nell’accordo tra medici di famiglia e assessorato regionale alla Sanità, è particolarmente raccomandato per chi ha più di 50 anni.

Il Piano Nazionale per le Vaccinazioni ha previsto una campagna di sensibilizzazione per informare sui vantaggi della protezione, soprattutto dopo i 65 anni. Il vaccino, secondo gli esperti, può essere indicato anche in una popolazione più giovane, specie se con diabete, perché più esposta un peggioramento delle condizioni.

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