L'Istat: «Il Covid ha abbassato l'aspettativa di vita di un anno»

Martedì 7 Settembre 2021 di Fabio Nucci
L'Istat: «Il Covid ha abbassato l'aspettativa di vita di un anno»

PERUGIA Un anno di speranza di vita perso dagli uomini in provincia di Perugia a causa del Covid. È il calo dell’aspettativa rilevato dall’Istat nel rapporto sul Benessere equo e sostenibile dei territori che per l’Umbria indica un calo dell’età media di otto mesi circa. La curva intanto continua a scendere, col dato settimanale che per il secondo giorno consecutivo si mantiene sotto 700. Una “ritirata” del virus che per la prima volta dall’inizio dell’epidemia non è legata a chiusure o restrizioni, come rileva il fisico sperimentale dell’UniPg, Luca Gammaitoni.
Le conseguenze lasciate dal SarsCov2 in termini di mortalità, 1.434 decessi dal marzo 2020, 1.353 in un anno, hanno lasciato il segno negli indicatori statistici, a partire dalla Speranza di vita alla nascita che a livello regionale è passata da 84 a 83,3 anni con una perdita di otto mesi e mezzo che spezza un trend che dal 2004 (81 anni e mezzo) si era mantenuto sempre crescente. La mortalità da Covid ha colpito di più i maschi residenti in provincia di Perugia dove la speranza di vita si è ridotta di un anno (da 82,4 a 81,4) mentre a Terni di sei mesi circa. Aspettativa di vita ridimensionata in misura inferiore tra le donne ma con trend inverso nelle due province, con un calo maggiore a Terni (da 85,7 a 85, oltre otto mesi) rispetto a Perugia (da 86,5 a 86 anni). A livello nazionale, la speranza di vita alla nascita è scesa di 14 mesi circa, passando da 83,2 a 82 anni, coi cali maggiori a Bergamo, Lodi e Cremona (quasi quattro anni “persi”).
Pur se non sconfitta, l’epidemia continua a dare segnali di contenimento e con i sette nuovi casi certificati domenica, per il secondo giorno consecutivo il totale settimanale è rimasto sotto 700, cosa che non accadeva da fine luglio. Con lo stesso numero di tamponi molecolari, poco più di 500, domenica scorsa erano stati scoperte 28 nuove infezioni. Si è quindi ridotto allo 0,4% il tasso di positività dei tamponi, compresi gli antigenici, con la media mobile scesa all’1,6%. La novità rispetto alle precedenti tre ondate, come rileva il fisico sperimentale dell’Università degli Studi di Perugia, Luca Gammaitoni, è che per piegare questa fase epidemica non si è dovuti ricorrere a nuovi lockdown. «Qualche settimana fa avevamo previsto che il numero dei contagiati in Umbria sarebbe diminuito, dopo aver raggiunto un massimo, e questo è quanto è avvenuto», spiega il docente. Abbiamo già assistito a un calo dei contagi, ma per questa quarta ondata dobbiamo essere particolarmente contenti perché è la prima volta che accade senza che si sia dovuto applicare chiusure e restrizioni per ottenere la formazione di un massimo e il conseguente calo dei contagi». Per Gammaitoni, che attraverso i modelli matematici sta seguendo l’evolversi dell’epidemia, la ragione di tale “novità” è chiara. «La diffusione dei vaccini sta finalmente sottraendo persone suscettibili di essere contagiate all’epidemia», spiega lanciando un nuovo invito. «Questo conferma che la vaccinazione di massa è la strada giusta per battere l’epidemia una volta per tutte: vacciniamoci e facciamo vaccinare i nostri cari».
L’effetto della profilassi si riflette sulle ospedalizzazioni, nonostante un lieve rialzo dei ricoveri ordinari, due in più tra domenica e lunedì mattina, col totale che ora segna 50 degenti di area medica più 7 di intensiva.

L’immunizzazione, infatti, prosegue con costanza e da domenica, in un giorno e mezzo, altri 5.200 assistiti hanno completato il ciclo vaccinale, con quasi 580mila umbri “coperti” (73,3%). Restano lente le nuove adesioni, ma anche ieri in metà giornata in 500 si sono presentati per la prima volta in un centro vaccinale.

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