Mafia dei colletti bianchi a Terni, l'associazione antiusura:
«Strozzini nei bar a controllare gli incassi, siamo su una polveriera»

Lunedì 24 Maggio 2021 di Nicoletta Gigli
Mafia dei colletti bianchi a Terni, l'associazione antiusura: «Strozzini nei bar a controllare gli incassi, siamo su una polveriera»

«A Terni continuano a chiudere tante piccole attività, quasi tutte ammazzate dall'usura.

E nessuno dice niente, perché le tante vittime degli usurai non denunciano più, non ne hanno la forza. E questo di fatto impedisce alle forze dell'ordine e ai magistrati di fare indagini su un fenomeno di proporzioni allarmanti. Sono passati ventiquattro anni da quando Franca Decandia fondò l'associazione nazionale vittime di usura, estorsioni e racket. Lei, sarda trapiantata a Terni, titolare di un negozio di abbigliamento, ebbe il coraggio di denunciare gli strozzini a cui, in un momento di emergenza e debolezza, aveva chiesto un prestito per far fronte alle difficoltà della sua attività. Un gesto che le costò uno stupro ad opera di tre uomini incaricati dagli strozzini di dargli una sonora lezione. Da allora le sue energie le dedicate ad aiutare le vittime, a Terni e in altre regioni, e non molla neppure ora, in un periodo in cui sta combattendo con una grave malattia.

Dopo le parole del procuratore Alberto Liguori, che in commissione regionale antimafia ha dipinto il quadro a tinte fosche di una città molto appetibile per chi intende fare investimenti su aziende in crisi per pulire il denaro delle organizzazioni criminali, l'A.n.v.u. racconta episodi recenti che non possono non far riflettere. «Stiamo seguendo l'odissea di un ternano, proprietario di un negozio di abbigliamento, che si è trovato con l'acqua alla gola: aveva un anno di affitti da pagare e la redditività dell'azienda sotto lo zero. Piegato dalla pandemia, alla fine si è dovuto rivolgere a una nota organizzazione criminale romana che da sempre si occupa di usura e droga e che gli ha portato via l'azienda» dice Daniela Cirillo, vice presidente dell'associazione. In ginocchio anche un noto imprenditore del settore artigiano, sul mercato ternano da 41 anni. Nonostante il codice Ateco gli permettesse di lavorare i clienti, dal momento in cui è esplosa l'emergenza covid, non arrivavano mai. Pagare i 900 euro di affitto al mese è un'impresa ma lui non ha ceduto al richiamo di amici pronti ad aiutarlo.

Diversa la scelta del titolare di un bar del centro, dove da qualche mese l'usuraio si è messo addirittura a lavorare alla cassa per tenere tutto sotto controllo. Per l'associazione fondata da Franca Decandia «l'usura è tutt'altro che superata. Siamo seduti tutti su una polveriera. Con lo sblocco dei licenziamenti tante famiglie finiranno sul lastrico e avranno bisogno di chiedere aiuto a qualche usuraio perché non avranno accesso al credito legale». L'Anvu. che da oltre vent'anni prende in carico le vittime mettendo a disposizione gratuitamente i propri legali in tutta Italia, si rammarica del fatto che le persone siano sempre più restie a denunciare: «Purtroppo non si rivolgono a noi preventivamente - dice Daniela Cirillo - perché si vergognano e hanno paura.

Arrivano tutti a chiedere aiuto quando il danno è già fatto. A quel punto possono solo denunciare e chiedere il ristoro ma ormai la situazione è molto compromessa e uscirne è molto più complicato». Franca, icona dell'antiusura, con un filo di voce lancia un appello a chi rischia di finire in un incubo senza ritorno: «Se siete in difficoltà non lasciate spazio ai criminali, piuttosto chiudete l'attività - dice. E' meglio chiudere che aspettare finendo per perdere tutto, compresa la dignità».

Ultimo aggiornamento: 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA