Attacco a Vienna, studente perugino racconta: «Potevo esserci io»

Mercoledì 4 Novembre 2020 di Michele Milletti
Attacco a Vienna, studente perugino racconta: «Potevo esserci io»

PERUGIA - Il terrore dei colpi di kalashnikov che abbattono un innocente in mezzo alla strada. Il tentativo disperato del ragazzo di ripararsi, lo scampo che quel folle armato decide di non concedergli, tornando indietro dopo averlo inizialmente ferito e sparandogli un ultimo colpo alla testa. Un orrore che dalle vie del centro di Vienna è corso immediatamente via whatsapp prima e in televisione poi. Milioni di persone col cuore in gola. Anche a Perugia, e non solo per la violenza dei racconti e delle immagini. Famiglie incollate alla tv e al telefono fino a tarda sera per sapere che un figlio, un nipote e una nuora che vivono nella capitale austriaca stiano bene stessero bene.
POTEVO ESSERCI IO
«Ero in casa e mi sono reso conto della situazione quando ho ricevuto alcuni video su whatsapp: erano raccapriccianti. Il tempo di realizzare, di capire che quegli spari e quei ragazzi uccisi fossero a Vienna, a poche centinaia di metri da casa mia ed ecco che ho iniziato a sentire sirene ed elicotteri. Un continuo, per tutta la sera e tutta la notte. Erano da poco passate le otto di sera, c’era tanta gente in giro perché da oggi (ieri, ndr) comincia il nostro lockdown, ovvero non si esce dopo le venti. I miei coinquilini ho pensato di uscire mentre io all’ultimo ho deciso di passare una serata casalinga. E dire che una birra in quelle zone colpite dai terroristi, una anche non molto lontano da casa mia, avrei potuto andare a prenderla anche io». Da Vienna la voce arriva ancora confusa e spaventata. È quella di Ludovico Fressoia, perugino di 24 anni, a Vienna diviso tra lavoro in banca e studi universitari in Finanza quantitativa.
«Abito a dieci minuti a piedi dal centro città - continua Ludovico - e sono tornato a Vienna a fine agosto. Le immagini che hanno mandato in tv sono di zone non molto lontane da casa mia e sono ore che penso al fatto che non sarebbe stato difficile essere lì, al posto di persone che ci hanno lasciato la vita. Una birtra con un amico ci può stare, quante volte capita, hanno colpito al cuore della città. Sono scioccato, per la violenza e perché non mi era mai capitato di vivere una situazione simile da vicino».
Scioccato e chiuso in casa. Ieri mattina, Ludovico e i suoi colleghi della banca hanno ricevuto una mail con cui veniva vietato a tutti di andare al lavoro. Divieti espressi anche dal presidente della repubblica e dal cancelliere. Il motivo aggiunge ancora più terrore: «Sembra che la ricerca dei terroristi non sia finita ci dovrebbe essere qualcuno ancora in giro. Dalla finestra mi sono affacciato diverse volte, mi è sembrata una città vuota. Il mio “pezzo” di Vienna è una città spettrale che fa paura. Poi però ho sentito qualche amico che abita più vicino al centro e pare che il pomeriggio fino al lockdown dalle 20 sia stato tutto normale, con tanta gente in giro. Anzi, qualcuno era anche sorpreso da ciò...».
«Sono spaventato e anche arrabbiato - conclude Ludovico -. La rabbia è tanta, per la frustrazione che ti lasciano dentro certi eventi. Ma ho anche paura, una paura dettata dalla passività che noto, dalla paura di prendere la situazione in mano».
NONNA COL CUORE IN GOLA
«Qui a Perugia e in Italia, lunedì sera, ancora non si sapeva nulla della sparatoria e dell’attacco in Austria. Me lo ha detto mio figlio Richard che a Vienna lavora come chef in un ristorante del centro. Per fortuna che aveva deciso di chiudere sin da sabato sera. Una delle sparatorie è avvenuta a due minuti a piedi dal suo locale». La storia col cuore in gola la racconta Carmen Aguilar, colombiana, da una vita a Perugia. Qui ha tirato su due figli e Richard è diventato chef giramondo dopo aver studiato all’Alberghiero di Assisi. A Vienna lunedì sera lui non c’era. Era a Londra per lavoro. Ma nella capitale austriaca ha lasciato la moglie e la figlia, la piccola Aria di un anno. E nonna Carmen ha subito chiamato per sapere come stesse la nipotina. «Loro- racconta Aguilar- vivono nella zona del Prater. Per tutta la notte hanno sentito la polizia che andava a caccia dei terroristi. E hanno sentito gli elicotteri che volteggiavano sopra i palazzi. A tutti i viennesi è stato detto di non uscire di casa e di spegnere le luci. È andata bene». Meno bene è andata alla sorella del barman del ristorante dove lavora Richard: è stata ferita dalla furia dei terroristi.
OBIETTIVI SENSIBILI
Inevitabile, come già all’indomani dello scioccante attentato di Nizza, un innalzamento delle misure di controllo per prevenire situazioni simili anche da noi.

Nella giornata di ieri ci è tenuto un super vertice al ministero dell’Interno che si è subito tradotto in una serie di misure che dal Viminale sono state trasferite alle prefetture e alle questure. Secondo quanto si apprende, a Perugia saranno impegnati in particolare con il controllo del territorio per la prevenzione e con l’aggiornamento del monitoraggio degli obiettivi sensibili.

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