Terni piange la dolce Zenepe, finita dal marito che si è ucciso in cella: L'ultimo saluto nella chiesa di Borgo Rivo

Lunedì 3 Aprile 2023 di Nicoletta Gigli
Terni piange la dolce Zenepe, finita dal marito che si è ucciso in cella: L'ultimo saluto nella chiesa di Borgo Rivo

TERNI - «Ho lavorato vicino a lei per anni, le ho voluto bene come una sorella. Zenepe era persona onesta, generosa, solare, ma non ha chiesto mai aiuto. Non so come si possa aiutare una persona che non chiede aiuto, è questo il problema».

Le lacrime di Marusca bagnano piazza della Repubblica dove la Casa delle Donne ha organizzato una manifestazione per ricordare la 56enne ammazzata dal marito che poi si è suicidato in una cella del carcere di Sabbione.

Marusca, che con Marco e Matteo gestisce la pescheria “L’isola che non c’è” di via del Rivo,  non si dà pace per una tragedia che neppure lei, amica del cuore di Zenepe, avrebbe mai potuto immaginare.

«Non ci ha chiesto aiuto - ripete con la voce rotta dal pianto -  ha resistito fino alla fine, non pensava che il marito potesse fare una cosa del genere. Noi avremmo fatto qualsiasi cosa per lei, se lo meritava perché era una persona stupenda. Se qualcuno se ne accorge di quell’infermo fa qualcosa ma Zenepe era sola, sola. Tanti come noi l’avrebbero aiutata se avessero sospettato qualcosa. Purtroppo non ce ne siamo accorti. Teneva tutto per se, lei voleva solo lavorare, avere una vita migliore per lei, i figli, gli adorati nipoti, la sua ragione di vita. Se avessimo anche solo sospettato avremmo fatto qualcosa per lei.

Ora - dice Marusca con un filo di voce - possiamo solo stare accanto ai suoi figli. Faremo di tutto per non lasciarli soli ad affrontare questo dramma».

In piazza ci sono donne e uomini, ragazze e ragazzi, che chiedono giustizia per Zenepe e per tutte le vittime di violenze e soprusi.

Il ricordo di Zenepe, 56 anni festeggiati una settimana fa con la sua famiglia, finita con un coltellaccio da cucina nella sua casa di via del Crociere dal marito Xhafer Uruci, 62 anni, va in scena con l’angoscia nel cuore di chi, e sono tanti, non ha percepito quei segnali di una violenza che sarebbe degenerata nel sangue.

Le indagini della squadra mobile, coordinate dal pm, Giorgio Panucci, si sono di fatto chiuse all’alba di sabato. Quando Xhafer, che attendeva l’interrogatorio di garanzia dopo il fermo per omicidio volontario aggravato, si è impiccato col lenzuolo al gancio della finestra della cella dove era arrivato nella notte tra giovedì e venerdì.

La salma è all’obitorio dell’ospedale di Perugia, accanto a quella di Zenepe trasferita nella tarda serata di giovedì.

Per entrambi nelle prossime ore, su disposizione della procura ternana, ci sarà l’autopsia.

I figli della coppia Diamant e Oltjana, senza più lacrime, attenderanno il nulla osta per l’addio alla mamma, finita dal padre che, quando si è trovato in cella a fare i conti con la propria coscienza, ha preferito condannarsi da solo togliendosi la vita prima di finire in un’aula di tribunale.

L’ultimo saluto a Zenepe nella chiesa di Santa Maria del Rivo, di fronte alla pescheria dove lei ha trascorso le ore più felici. Poi l’ultimo viaggio di vittima e carnefice in l’Albania, dove saranno sepolti.

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