«Sonia Marra l'hanno tritata». La sorella: «Riaprite le indagini». E ci lavora anche la criminologa Bruzzone

Domenica 15 Maggio 2022 di Egle Priolo
Sonia Marra, scomparsa nel 2006 da Perugia

PERUGIA - «Vogliamo una tomba su cui piangere Sonia.

Vogliamo trovare il suo corpo e la verità su mia sorella. Riaprite le indagini». Anna Marra a Perugia ormai la conoscono tutti. Aveva 31 anni quando arrivò in città per capire che fine avesse fatto Sonia, la sorella 25enne scomparsa dalla sua casa di Elce il 16 novembre 2006 e mai più ritrovata. «Era timida, Sonia, riservata e quasi anonima. Forse per questo all'inizio la sua scomparsa ha fatto poco rumore», ha detto accorata durante la presentazione del libro di Alvaro Fiorucci “L'uomo nero. La scomparsa di Sonia Marra” nel foyer del teatro Morlacchi. «Avete di fronte a voi una guerriera. E si è sempre dimostrata tale», ha detto di Anna l'avvocato Alessandro Vesi che da sempre assiste la famiglia, i due anziani genitori e i tre fratelli. «Non so se sono una guerriera – ha ribattuto lei, oggi 47enne - ma di certo spenderò ogni istante della mia vita per dare serenità a Sonia e per raggiungere la verità. Per avere una tomba su cui piangere».

Un mantra che Anna ripete da quel giorno in cui arrivò a Perugia per cercare la sorella, certa che l'avessero uccisa: mai e poi mai avrebbe lasciato i loro genitori senza notizie. Ma adesso, dopo anni di indagini, un decennio passato come parte civile nel processo a Umberto Bindella, l'ex forestale di Marsciano accusato di omicidio e occultamento di cadavere e assolto tre volte di fila, quelle parole prendono un'altra via: la riapertura delle indagini. Su questo Vesi e la famiglia stanno lavorando: ricostruire, riallineare tutto il materiale investigativo appena recuperato e chiedere – forti della verità processuale su Bindella – la riapertura di un cold case. «A fronte di una situazione di tale importanza e drammaticità – ha confermato il legale - non si può non pensare a un'analisi totale di tutto il materiale raccolto negli anni. Non solo quello usato precipuamente per il processo a Bindella, ma tutto il materiale investigativo che abbiamo da poco recuperato, anche quello scartato per tipologia di interesse: indispensabile per sottoporre alcuni passaggi o alcune risultanze per procedere a un nuovo approfondimento di natura istituzionale». Insomma, si tirano fuori dal cassetto tutte le piste alternative al rapporto segreto con l'ex forestale e si ricomincia dall'inizio. Azzerare tutto e ripartire alla ricerca di Sonia.
Di questo materiale fa parte anche un'intercettazione inquietante, incipit del libro di Fiorucci: «A quella ragazza sai che hanno fatto? A quella l’hanno tritata… L’hanno buttata… quello è un modo per non farla ritrovare più… quella non la ritroveranno mai. L’hanno buttata nell’immondizia». A parlare, ascoltati dai carabinieri di Todi, sono un seminarista e un parroco, intercettati per un'operazione antidroga coordinata dalla procura di Perugia. La telefonata, del 2011, continua così: «Era tutto un giro… - insiste il seminarista - droga, soldi, sesso e altre questioni… sai che alla fine ci rimettono sempre i più deboli. Poi quando la cosa si è ingigantita… i più furbi… Lei era in mezzo con un altro di Marsciano che era un laico. Poi è successo che in qualche modo la cosa cominciava a scottare perché lei ha visto e ha sentito. Per questo l’hanno annientata. Perché ci sarebbero andati di mezzo i preti». «Chi c’era a capo di tutto questo?», chiede il parroco. «I capi? Uno è quello che adesso è anche indagato, va bene? E altri ci sono, ma non te lo posso dire. Tu immagina ’sta mamma che non trova più la su’ figlia e immagina la Chiesa. Il corpo non lo troverà mai nessuno perché quella donna non esiste più». E allora si riparte dalla vita di Sonia. Si riparte da intercettazioni e testimonianze finite nel dimenticatoio. Si riparte dalla scuola di teologia Montemorcino, dove Sonia lavorava, e anche dal mondo ecclesiastico, dopo un processo che ha visto testimoniare ben tre vescovi.
E si riparte dal sostegno della nota criminologa Roberta Bruzzone, che ha chiesto di potersi occupare di questo cold case: il suo staff, in particolare la collaboratrice Sara Olivieri, è al lavoro sul back up di tutto il materiale recuperato. A leggere testimonianze, incrociare dati e trovare uno spunto nuovo. Per restituire almeno un corpo a una famiglia che piange da sedici, lunghi, anni.

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