PERUGIA - «Vogliamo una tomba su cui piangere Sonia.
Un mantra che Anna ripete da quel giorno in cui arrivò a Perugia per cercare la sorella, certa che l'avessero uccisa: mai e poi mai avrebbe lasciato i loro genitori senza notizie. Ma adesso, dopo anni di indagini, un decennio passato come parte civile nel processo a Umberto Bindella, l'ex forestale di Marsciano accusato di omicidio e occultamento di cadavere e assolto tre volte di fila, quelle parole prendono un'altra via: la riapertura delle indagini. Su questo Vesi e la famiglia stanno lavorando: ricostruire, riallineare tutto il materiale investigativo appena recuperato e chiedere – forti della verità processuale su Bindella – la riapertura di un cold case. «A fronte di una situazione di tale importanza e drammaticità – ha confermato il legale - non si può non pensare a un'analisi totale di tutto il materiale raccolto negli anni. Non solo quello usato precipuamente per il processo a Bindella, ma tutto il materiale investigativo che abbiamo da poco recuperato, anche quello scartato per tipologia di interesse: indispensabile per sottoporre alcuni passaggi o alcune risultanze per procedere a un nuovo approfondimento di natura istituzionale». Insomma, si tirano fuori dal cassetto tutte le piste alternative al rapporto segreto con l'ex forestale e si ricomincia dall'inizio. Azzerare tutto e ripartire alla ricerca di Sonia.
Di questo materiale fa parte anche un'intercettazione inquietante, incipit del libro di Fiorucci: «A quella ragazza sai che hanno fatto? A quella l’hanno tritata… L’hanno buttata… quello è un modo per non farla ritrovare più… quella non la ritroveranno mai. L’hanno buttata nell’immondizia». A parlare, ascoltati dai carabinieri di Todi, sono un seminarista e un parroco, intercettati per un'operazione antidroga coordinata dalla procura di Perugia. La telefonata, del 2011, continua così: «Era tutto un giro… - insiste il seminarista - droga, soldi, sesso e altre questioni… sai che alla fine ci rimettono sempre i più deboli. Poi quando la cosa si è ingigantita… i più furbi… Lei era in mezzo con un altro di Marsciano che era un laico. Poi è successo che in qualche modo la cosa cominciava a scottare perché lei ha visto e ha sentito. Per questo l’hanno annientata. Perché ci sarebbero andati di mezzo i preti». «Chi c’era a capo di tutto questo?», chiede il parroco. «I capi? Uno è quello che adesso è anche indagato, va bene? E altri ci sono, ma non te lo posso dire. Tu immagina ’sta mamma che non trova più la su’ figlia e immagina la Chiesa. Il corpo non lo troverà mai nessuno perché quella donna non esiste più». E allora si riparte dalla vita di Sonia. Si riparte da intercettazioni e testimonianze finite nel dimenticatoio. Si riparte dalla scuola di teologia Montemorcino, dove Sonia lavorava, e anche dal mondo ecclesiastico, dopo un processo che ha visto testimoniare ben tre vescovi.
E si riparte dal sostegno della nota criminologa Roberta Bruzzone, che ha chiesto di potersi occupare di questo cold case: il suo staff, in particolare la collaboratrice Sara Olivieri, è al lavoro sul back up di tutto il materiale recuperato. A leggere testimonianze, incrociare dati e trovare uno spunto nuovo. Per restituire almeno un corpo a una famiglia che piange da sedici, lunghi, anni.