PERUGIA - «Ipotesi».
Quando scomparve, Sonia lavorava a Montemorcino e studiava per diventare tecnico di laboratorio biomedico. Gli investigatori risalirono a Bindella (arrestato e poi rimesso in libertà dopo pochi giorni e che, assistito dagli avvocati Silvia Egidi e Daniela Paccoi, si è sempre dichiarato innocente) esaminando i tabulati telefonici della giovane. L’accusa ipotizzò che tra i due ci fosse un legame sentimentale e anche una gravidanza non voluta, che però l’indagato ha sempre negato parlando di «semplice amicizia». Reticenze e qualche bugia hanno alimentato la luce puntata su di lui dagli inquirenti, ma dopo tre gradi di giudizio e tredici pagine di motivazioni della Suprema corte è davvero arrivata la parola fine. Anche perchè i giudici della prima sezione penale della Cassazione ribadiscono, tra le altre cose, un punto: Bindella ha un alibi per l'ora dell'omicidio. Gli spostamenti di Umberto Bindella, tra le 16.20 e le 19.30, sono accertati e incompatibili con la commissione da parte sua dell'omicidio di Sonia Marra», si legge nella sentenza firmata dal presidente Mariastefania Di Tomassi. Con la Corte che condivide le ragioni dei giudici di primo e secondo grado in ordine agli accertati spostamenti dell'uomo «tra Santa Maria degli Angeli, dove si trattenne sino alle 17.30-18.00, e la scuola di inglese a Perugia, presso la quale risultò presente tra le 19 e le 21». «L'eventuale dubbio sull'orario di arrivo di Bindella alla lezione d'inglese (da collocarsi alle 19.15 o al più alle 19.40 secondo l'ipotesi a lui più sfavorevole) potrebbe comunque lasciare al massimo un piccolo spazio temporale, di circa un'ora - sottolineano i giudici di piazza Cavour - che, a tutto voler concedere, appare realmente troppo stretto per consentire tutta quelle serie di eventi collegati alla commissione dell'omicidio: l'incontro con la giovane, l'essersi con lei appartato, l'aver commesso l'omicidio che anche nell'ottica accusatoria non era premeditato, l'aver sistemato ed occultato il cadavere, l'accedere all'appartamento della giovane in via Purgotti e il recarsi infine alla lezione d'inglese in altra zona di Perugia». La Cassazione sottolinea poi «la complessiva modestia del compendio indiziario raccolto a carico di Bindella» escludendo inoltre che «l'uomo che intorno alle 19.00 fu visto entrare nell'appartamento di Sonia Marra e lì trattenersi brevemente, per poi allontanarsi a bordo di una berlina bianca, possa identificarsi nell'imputato». Su questo punto i supremi giudici affermano che la Corte di assise di appello «ha esaminato il dato in modo ineccepibile. Ha, in primis, dato atto dell'esistenza, già rimarcata dal primo giudice, di elementi contrastanti in relazione alla generale compatibilità tra l'ignoto - da identificarsi, stando all'impostazione accusatoria, nell'omicida o, comunque, in persona coinvolta nel delitto - ed Umberto Bindella». Chi era quell'uomo? Il suo numero di telefono potrebbe essere stato tra i contatti chiamati da Sonia prima del 15 novembre e soprattutto non Wind («nulla sapendosi – dice la Cassazione – circa conversazioni e contatti scambiati dalla vittima con utenze gestite da altri operatori telefonici»)? Domande e dubbi che resteranno ormai senza alcuna risposta.