I fratelli Shu: «A Terni da 70 anni
ma ora c'è diffidenza»

Venerdì 6 Marzo 2020 di Nicoletta Gigli
I fratelli Shu: «A Terni da 70 anni ma ora c'è diffidenza»

TERNI «Abbiamo visto un calo di vendite pesante già nel momento in cui c'era il sentore che il virus arrivasse dalla Cina. Non sappiamo se questo è legato al fatto che siamo cinesi d'origine o da un discorso congiunturale. Ora c'è più consapevolezza sul fatto che la Cina non è l'unico nemico da combattere ma i primi tempi sono stati davvero difficili». Francesco e Giuseppe Shu gestiscono il negozio di pelletteria di famiglia aperto dal nonno 70 anni fa. Loro due, ternani doc, in Cina non vanno da anni. «I nostri genitori ogni anno sono tornati nel loro paese, l'ultimo viaggio risale all'anno scorso». Francesco, consigliere della Camera di commercio, un lungo passato con la Confcommercio, spiega che «i rapporti con la comunità cinese a Terni sono pochissimi». Nei giorni scorsi hanno tirato giù e saracinesche quasi tutti i negozi gestiti dai cinesi: ristoranti, acconciatori, negozi di casalinghi e di abbigliamento. Sulle porte d'ingresso i cartelli che avvisano che la chiusura è legata alla mancanza di clienti che hanno paura del coronavirus. «Siamo stati tutti molto penalizzati da questa situazione - dice Francesco. Altre nazioni hanno bloccato le frontiere con la teoria dell'untore ma la verità è un'altra. I primi tempi sono stati veramente brutti, oggi la crisi è pesantissima. Se prosegue così sarà davvero complicato arginare le chiusure». Via Garibaldi è deserta. La crisi si è fatta sentire da qualche settimana ma ieri, primo giorno di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, la situazione è stata ancor più pesante. «I ragazzi e i loro genitori restano a casa e il problema si acutizza - dice Francesco. La pasticceria accanto alle scuole ieri era semideserta. Stanno chiudendo anche i locali della movida, le discoteche ed è difficile prevedere le ripercussioni di questa situazione». Nel momento in cui si sono diffuse le prime notizie del virus in Cina la gente ha reagito evitando di frequentare tutte le attività gestite da cinesi. Ora però la crisi ha travolto tutti. «E' un vero dramma per tutti gli esercizi commerciali. Se non gira la gente non si vende. C'è poi l'elemento della paura, che spinge le persone a tenersi alla larga dagli acquisti di beni che non sono di prima necessità, per tutelare i risparmi se dovessero venire tempi peggiori. Con questa emergenza si è acutizzata una problematica già esistente. Come Camera di commercio - aggiunge Francesco Shu - abbiamo intenzione di sollecitare le banche, che dovrebbero diventare ammortizzatori sociali per arginare le mancate vendite. Il sistema delle piccole e medie imprese va supportato da agevolazioni e aiuti a sostegno dei sistemi creditizi». L'emergenza coronavirus mette a dura prova anche un ambizioso progetto nato in queste settimane. Quella fondazione Le vie di Marco Polo, un palcoscenico per il mondo che ha messo in piedi un progetto ideato dal maestro Antonio Moccia e sostenuto da Mario Fornaci e Francesco Shu. «Abbiamo costituito la fondazione la settimana scorsa. Il progetto riguarda la costituzione di una fondazione lirica e di un'accademia di perfezionamento lirico di danza e scenografia teatrale. L'obiettivo è far venire studenti Cinesi a Terni per corsi biennali. Saremmo dovuti andare in Cina a pubblicizzare l'accademia ma la situazione attuale ha bloccato il viaggio. Partiremo lo stesso con i corsi - dice Francesco - ma senza questa emergenza avremmo potuto attingere ad un numero di studenti molto più alto».
 

Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 14:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA