TERNI Gruppetti di giovani e giovanissimi. Grappoli di ragazzini, molti sono minorenni, che si danno appuntamento nei ritrovi della movida. Tutti insieme, senza distanza di sicurezza e senza mascherina. Il divertimento è sfoggiare un disinvolto atteggiamento “negazionista” del Covid. «Non ci preoccupa niente», «Non serve la mascherina», «Ci conosciamo tutti, siamo tutti amici...».
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Come successo poco prima della chiusura di un bar del centro e poco prima che scattassero i nuovi provvedimenti restrittivi del Governo. Un gruppo di ragazzi ha deciso di festeggiare non si sa che cosa con un vero e proprio party. Tutti insieme senza mascherina, tutti intorno a due tavolini a cantare e strillare, senza preoccuparsi minimamente delle distanze. Brindisi, filmati e urla: quasi si trattasse di una festa di Capodanno. Non contenti, hanno postato tutto sui social, con foto e video che sono girati velocemente fino ad arrivare allo sguardo arrabbiato di tanti ternani che ci hanno chiamato per denunciare quanto accaduto: «Non hanno un minimo di testa - dice una mamma di una liceale che ha visto il video - non hanno un minimo di ritegno, non hanno un briciolo di intelligenza che li possa portare a capire che rischiano di diventare veicolo del virus e di portarlo a casa, magari hanno vicino a loro persone vulnerabili».
Siamo andati a parlare con i titolari del locale, il Rendez Vous di piazza San Francesco, facilmente riconoscibile nelle foto e nei video postati. Ad accoglierci la titolare Romina che sapeva già tutto: «Si tratta di un gruppo di ragazzi che frequenta il nostro locale da sempre- racconta Romina- martedì sera hanno voluto prendere due tavoli come facevano di solito, sono entrati con la mascherina e non potevo certo impedirlo di farlo».
Poi, intorno alle 17,30 è iniziata la pseudo festa: «Ad un certo punto mentre stavo lavorando dietro il bancone ho sentito urla e canti - racconta Romina- sono subito intervenuta e mi sono accorta che quasi tutti non portavano le mascherine e che erano troppo vicini tra di loro, li ho subito richiamati e mandati via, di più non potevo fare». Poco distante, all’ospedale Santa Maria, non si trova un posto per ospitare pazienti positivi, con le Terapie intensive complete: «Ecco, questo - conclude Romina - glielo dovrebbero far capire i genitori o chi per loro».