Rincari, per mangiare fino a 800 euro di spesa aggiuntiva. Le differenze tra Perugia e Terni

Domenica 23 Ottobre 2022 di Fabio Nucci
Rincari, per mangiare fino a 800 euro di spesa aggiuntiva. Le differenze tra Perugia e Terni

PERUGIA L’inflazione in Umbria rallenta leggermente la corsa, ma anche a settembre è rimasta su livelli sostenuti, con un tasso regionale del 9,4% circa, e i due capoluoghi che si confermano tra le città più care d’Italia come evidenzia uno studio dell’Unione nazionale consumatori (Unc). Rispetto ad agosto si registra una relativa stabilità anche se per alcuni prodotti alimentari e per le forniture energetiche gli aumenti annuali restano da record.
Rimangono al top le tariffe energetiche con settembre che si è chiuso con un rincaro annuale del 119,5% (+120,7% ad agosto) per le forniture di energia elettrica, mentre quelle di gas naturale mantengono aumenti superiori al 62% (+66,3% a Perugia, per il gas di città). Aumenti del 50,3% a Terni per il gasolio da riscaldamento (+47,8% ad agosto), del 43,2% a Perugia (+45% il mese precedente). Quanto ai carburanti, continua a crescere a due cifre il prezzo del gasolio per mezzi di trasporto che nel capoluogo di regione a settembre è salito del 19,7% contro il +18,1% di agosto. Stabili i prezzi dei biglietti aerei, i cui rincari restano tuttavia sopra l’80%. Nel comparto no food, evidenziano aumenti a due cifre i prezzi delle biciclette che rispetto allo scorso anno a Terni costano il 20,5% in più (+15,9% a Perugia). Tra gli altri prodotti, va segnalata l’impennata degli apparecchi fotografici e altri strumenti ottici il cui prezzo rispetto a settembre 2021 è cresciuto del 35,8%, accentuando i rincari registrati ad agosto (+20,1%).
Quanto agli alimentari, per alcuni beni primari sono confermati aumenti annuali record in entrambe le città: a Perugia il burro, ad esempio, costa il 44,9% in più rispetto allo scorso anno, a Terni la pasta è più cara del 33% e in tutta la regione, pane e carni mantengono aumenti superiori al 10%. Hanno invece rallentato la loro corsa, i prezzi di frutta e verdura i cui rincari annuali si sono leggermente ridotti rispetto al mese precedente: per le due categorie, stando alle rilevazioni degli Uffici statistica dei due Comuni per Istat, sono indicati, rispettivamente, aumenti di poco superiori all’8% e compresi tra il 15 e il 17% per verdura e ortaggi. Tempi duri anche per i golosi col capitolo “zucchero, confetture, miele, cioccolato” tra i più dinamici in termini di listini, con rincari del 9,4% a Perugia, del 13,6% a Terni. Per i gelati, rilevati nello specifico solo nel capoluogo regionale, si confermano i rincari di agosto, intorno al 17%. Tra le categorie alimentari più esposte a rincari restano “oli e grassi” (+17,5 e +22% gli aumenti registrati nei due capoluoghi a settembre) e “latte, formaggi e uova” (+15% circa annuale).
Per alcuni capitoli di spesa i due capoluoghi restano ai vertici in Italia per inflazione, come risulta dallo studio che Unc ha condotto sugli ultimi dati Istat relativi al mese di settembre, analizzando tutti i rincari di ogni città e stilando la classifica completa di quelle con i maggiori rialzi annui per quanto riguarda cibo e bevande, acqua e rifiuti, scuola dell’infanzia, ristoranti e alberghi.
Per Prodotti alimentari e bevande analcoliche, se i prezzi in Italia sono saliti dell’11,7% rispetto a 2021, con una stangata pari in media a 660 euro in più l’anno, in molte città, tra cui Terni, è andata peggio. Con una crescita del 13,8%, la città dell’acciaio è infatti quarta nel Paese, mentre Perugia è ventiquattresima con un dato, +12,5%, comunque superiore alla media nazionale. Ne consegue un aggravio annuale medio di quasi 800 euro per una famiglia ternana, di 720 euro circa per un nucleo di Perugia.
Per fornitura acqua e altri servizi connessi all'abitazione (idrico, rifiuti e spese condominiali), in Italia l'inflazione tendenziale di settembre è bassa, pari al +1,8%, a Terni è più che doppia avendo registrato per tale capitolo di spesa una crescita del 4,2%, dato che colloca la città al 12° posto.

Perugia, invece, figura tra le 21 città considerate in deflazione (-3,6%). Il capoluogo sale invece al 19° posto in tema di ristorazione, con rincari annuali del 6,8% con Terni al 31° posto, con un +6,1%. Il secondo capoluogo è 13° in Italia per rincari dei servizi scuola dell’infanzia e istruzione primaria (2,8% in Italia, tariffe invariate a Perugia).

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